Una grande foresta dall’aspetto eterno, tutta intrichi di rami che discendono a terra in ricche frange di foglie pendule. Nel fondo lo specchio del mare.
Sul davanti della scena sono disposti dei sassi qua e là, rozzamente lavorati, che hanno l’aspetto pesante di poltrone altissime. In mezzo ce n’è uno che è una specie di cattedra.
È un mattino luminoso e dolce, d’una chiarità di perle.
Si vedono alcune Scimmie che si dondolano sopra gli alberi; altre sono qua e là accosciate. Quelle del fondo cantano una cadenzata nenia: «Ohòh! Ohòh!...» mentre le altre che si trovano più avanti sono infervorate in una appassionata discussione. Tra quelle che discutono si notano: Guenone, Arca, Dolcina, Malebruk, Argia e Patas.
Guenone.
Ebbene, bisogna opporsi! bisogna opporsi!
Arca.
Sarà inutile!
Malbruk.
Alicano non cederà.
Argia.
La sua missione è di dare a noi tutto il bene.
Patas.
Ci dia tutto!
Guenone.
Che diritto ha di nasconderci tante cose?
Arca.
E chi ti dice ch’egli le nasconda? Come fai a saperlo dal momento che quelle cose non le conosci?
Guenone.
Egli stesso allude a certi misteri che poi non spiega. Una mattina si lasciò sfuggire una allusione ai vizii...
Le scimmie.
vivamente interessate, battendo le ciglia ripetono a bassa voce:
I vizii....
Guenone.
dopo essersi guardato circospetto.
Disse questa frase: «i terribili vizii»...
Argia.
dopo una pausa.
Guenone non ha torto! Che saranno mai? Perchè non ce li ha insegnati ? Scommetto che sono più le cose che ignoriamo che quelle che sappiamo!
Guenone.
con aria furbesca.
Ho sorpreso alcune frasi che egli s’è lasciato sfuggire nei momenti di rabbia!
Le scimmie.
Ebbene?
Guenone.
Ebbene, è come dice Argia: sono più le cose che ignoriamo che quelle che sappiamo!
Dolcina.
Siate buoni con Alicano! Pensate a quel che ha sofferto! Pensate al suo male che ce lo porterà via presto!
Guenone.
Io non nego che sia buono....
Patas.
Già! Forse che noi sappiamo qualche cosa di quel che sia la cattiveria?
Guenone.
Egli ha sofferto. Ha girato il mondo. È stato prigioniero. Ha fatto il servo. Tutte cose spiacevoli. Ma quando è tornato alla sua isola e ha voluto civilizzarla non ha avuto il coraggio di arrivare fino in fondo. Ecco il torto di Alicano.
Arca. Si! |
Ad un tempo | |
Dolcina. No! |
||
Patas. Non è vero! |
||
Argia. Perchè? |
||
Malbruk. Ha ragione. |
Guenone.
Ve l’ho detto il perchè.
Dolcina.
Tu non lo ami, Guenone!
Guenone.
Eccola lì ! Chi ti ha insegnato ad avere quella voce così dolce?
Dolcina.
Se mi chiamo Dolcina!
Guenone.
Chi ti ha dato quel nome?
Dolcina.
Alicano me l’ha dato.
Patas. Finitela! |
quasi a un tempo | |
Argia. Basta! |
||
Malbruk. Lasciate che dica le sue ragioni! |
Dolcina.
Chi ti dice che noi non siamo ancòra come gli uomini? Io credo che, se venissero dei forestieri qui, crederebbero di essere capitati a Parigi o a Roma.
Le scimmie.
schernendola.
Uhuh! Uhuh!
Malbruk.
E chi lo sa! Alle volte!.... Se anch’io avessi viaggiato ve lo saprei dire.
Dolcina.
con grandi occhi.
Avresti visto l’Oriente!
Patas.
vivamente.
Che cos’è?
Dolcina.
placida.
Non lo so.
Malbruk.
con gravità.
L’Oriente non c’entra. Il suo paese quasi stabile fu l’Italia.
Argia.
Dove gli uomini – dice Alicano – sono disorientati dai professori.
Arca.
sospirando.
Gli uomini! Gli uomini! Chi ne sa qualche cosa?
Dolcina.
convinta.
Certo: questa storia degli uomini non è ancòra precisata.
Guenone.
Tu, Arca, non li hai visti: nessuno di noi li ha visti, ma appunto per questo non ne possiamo più!
Voci: «è vero! è vero!»
Ma confessatelo francamente! In certa qual guisa Alicano, col suo odio, li ha portati un po’ qui senza farceli vedere! Egli odia le loro leggi, ma quest’odio è per noi una specie di legge. Egli riprova il linguaggio tortuoso con cui gli uomini tramano inganni, eppure ci ha insegnata la lingua che essi adoperano per ingannare. Non avevamo noi la nostra lingua? Non avevamo a modo nostro sempre parlato? Io farò una discussione in questo senso dinanzi alla tribù. Spero di avere in qualcuno di voi un sostenitore.
Argia.
Per mio conto sostengo che Alicano ci ha rovinate!
le scimmie protestano.
Eh, sì! Infine, avevamo dei boschi, avevamo degli appetiti... Ci bastava. Ora non ci basta più niente!
Patas.
Piacerebbe anche a te andare in un clima freddo!
Malbruk.
È là che si è ammalato!
Dolcina.
Come sarà un clima freddo?
Arca.
aspra.
Taci, Dolcina. Qui si parla di cose serie.
Dolcina.
Chi ha inventato le cose serie?
Guenone.
Il tuo Alicano!
Dolcina.
Eccolo! Eccolo!
additando verso destra.
Tutte le scimmie guardano ansiose.
Patas.
Che faccia scura!
Argia.
Come si affanna a parlare con Zita e Magoto!
Malbruk.
Sarà successo qualche cosa?
Arca.
Ne sapete niente voi?
Argia.
Io no.
Patas.
Neanch’io...
Discussione generale. Poi improvviso silenzio. Le scimmie si dispongono in due ali per far passare Alicano.
Entra Alicano seguito solennemente da Zita e Magoto.
Alicano.
fermandosi nel mezzo della scena.
Ho chiesto che sia radunato il Tribunale.
Zita e Magoto si mettono solennemente a sedere sui due sassi, come su due torri. Le altre scimmie presenti prendono posto in semicerchio. Sopraggiungono Sapaju’ e Fe’-Fe’ che prendono posto accanto ai giudici.
Alicano.
grave, accigliato, solenne.
Chiedo il parere del Tribunale che ho fatto radunare d’urgenza.
Zita.
alzandosi lentamente.
Alicano parli.
Alicano.
Devo denunziare a questo tribunale un fatto gravissimo che non trova riscontro nella storia della tribù.
Dolcina.
piano.
O Dio, come tremo!
Alicano.
sempre in piedi.
Quattro nostri compagni mancano da ieri. Hanno passato la notte lontano dall’Isola. Si sono avventurati sopra una zattera e sono sbarcati in una terra abitata da uomini.
Magoto.
Chi sono?
Alicano.
Robina, Furio, Artù e Babìl.
Arca.
Sempre loro!
Alicano.
Sì, sempre loro. Non già ch’io tenti oppormi al loro desiderio di avventura. È una frenesia che conobbi anch’io. Ma c’è qualche cosa di peggio. Pare... pare... che siano andati non senza proposito con una gabbia....
Voci.
Una gabbia?
risa, strida.
Alicano.
Sì, una gabbia tirata da un carrello. E che siano entrati in una città abitata, abbiano lasciata la zattera con la gabbia sulla riva del mare, abbiano poi dato la scalata a una terrazza vicina a un teatro...
Dolcina.
e altre voci insieme:
Un teatro!
Alicano.
sempre indignato.
Pare che sulla piazza a un certo punto si fermasse molta folla.....
Dolcina.
ansiosa.
E in quella folla?
Alicano.
Non si sa se fu in mezzo alla folla o nel teatro stesso. Ma pare che una donna e due uomini.....
Le scimmie.
Uhuh! Uhuh!
Alicano.
guardandole freddamente.
Una donna e due uomini pare che fermassero l’attenzione dei nostri compagni e venissero rapidamente catturati.
Tutte.
con viva curiosità
Uhuh!
Alicano.
E ingabbiati e portati qui!
Tutte.
non potendo più reggere, si agitano, si alzano, emettono voci stravaganti.
Alicano.
volgendosi intorno severamente.
Sono indignato della vostra esplosione di gioia! Voi non sapete che cosa vuol dire portare qui degli uomini!
Movimento di gioia delle scimmie.
Alicano.
con voce ferma, dominando tutti.
Signori! io ho dato la mia vita per girare il mondo! Voi sapete che io ho girato l’Europa nei baracconi, sono stato presentato alle folle nelle fiere, guardato come un essere strano, dileggiato, malmenato. Io li conosco gli uomini! Voi sapete che io fui persino una scimmia celebre, ossia una specie di belva sapiente, e perciò venduta a caro prezzo da un serraglio all’altro dove ho trangugiato, con le bucce di mela, tutti i dileggi e tutte le amarezze. In compenso mi son vendicato imparando la lingua degli uomini, studiandoli, imitandoli, deridendoli. Sapete anche che fui venduto a un ambasciatore presso cui feci il servo, e ne vidi di tutte le razze..... Quella ricchissima casa, signori, era più sporca di tutti i miei baracconi. Da per tutto, sulle scale, sulle credenze, c’era uno specchio che rifletteva la mia immagine: e per quanto cercassi non c’era faccia d’uomo che non superasse la mia bruttezza..... Perchè io ero una bestia, macchè!..... ero una contraffazione di lusso, e nessuno si peritava di apparire dinanzi ai miei occhi nella sua nudità. Signori, io ho conosciuto l’uomo più nudo della verità, più spogliato della miseria; ho conosciuto i re, i poeti, i mercanti, gli accattoni. Uno, povero povero, che somigliava a un Cristo con le grucce, mi insegnò a mendicare, un altro m’insegno a mentire, un re travestito da ebreo m’insegnò a ragionare, un filosofo m’insegnò a sogghignare, un pazzo a ridere..... E allora cominciò la mia vendetta: da quando cioè appresi la lingua degli uomini e cominciai a studiarne le leggi, i costumi, la scienza, la ribalderia, e anche qualche piccola virtù..... Perchè c’è una specie di virtù, oh sì! c’è una specie di virtù che si chiama il rimorso: una specie di magrezza che fa stare col muso contro il petto, ed è il momento in cui l’uomo pensa di avere un’anima. Ho sentito qualche cosa di simile anch’io nel momento che mi accorsi d’esser tisico. È un dono degli uomini che aiuta la mia vendetta, perchè mi avvicina a quella detestabile razza, ma mi avvicina perchè io la guardi da pari a pari. Signori! l’uomo va odiato per l’eredità che lascia e per il male che fa anche se cammina con le grucce e somiglia a Cristo. Oggi l’uomo sta per posare il piede in questa terra incontaminata! Io chiedo che i nostri compagni siano arrestati al limite della foresta e la gabbia degli uomini venga sommersa nel mare. Se io patii le loro ingiurie, se io fui presentato per tutte le fiere alle folle sghignazzanti e ubriache, se io fui contaminato dalla loro eredità di morte, se io fui detestato, pagato, venduto, sputacchiato dalle donne incinte perchè non somigliassero a me i loro nascituri, se io fui comunque rinnegato come bestia e assomigliato per dileggio agli uomini, chiedo che gli uomini non mettano piede qui dentro. Lo chiedo ad alta voce, perchè sento la vostra ostilità; sento, vedo che la malattia dell’uomo, la curiosità dell’uomo vi accende gli occhi di cupidigia. Non ve lo chiedo come vostro capo, ma come il vostro fratello frustato a sangue che solo per il vostro bene si schiera contro di voi, anche a costo di rimanere solo contro tutti, io, Alicano! E voglio che il Tribunale si pronunzî.
si siede ansante, commosso. Un silenzio.
Lentamente si alza Guenone.
Guenone.
È vero: siamo contro di te. La possibilità che l’uomo entri nell’isola ci rende pazzi di gioia!
Tutte le scimmie si agitano con occhi avidi. Qualcuna grida a bassa voce: «Ip ip!». È la maniera di gridare delle scimmie.
Zita.
Silenzio!
Tutte tacciono.
Guenone.
Ma poichè questo tribunale l’hai fatto radunare tu, Alicano, mi rivolgo ai giudici per dir loro: sì, è vero! Giacchè il caso porta qui due uomini e una donna, noi vogliamo vederli!
approvazioni a bassa voce.
E sei tu, Alicano, tu che ti opponi così risolutamente al nostro desiderio, la causa di questa nostra frenesia. Se in una loro scorreria i nostri compagni Robina, Furio, Artù e Babìl hanno raggiunto il confine abitato dagli uomini, sei tu Alicano che li hai spinti verso di loro. In dieci anni tu hai fatto di questa terra inesplorata un paese civile, prendendo a prestito dagli uomini tutto, tranne il male. Tu dici che hai fatto dell’istinto il cardine di una civiltà senza compromessi e che hai rinunziato al peccato... Alicano! Tu hai fatto una rinunzia terribile! Ci hai data la curiosità dell’uomo senza appagarla! Ed è questo stato di cose che ha creato in noi un’ansietà bizzarra, tutta fatta di mistero, la quale supera la possibilità animalesca della nostra razza. Oh Alicano! Non credo che gli uomini siano, cerebralmente, più raffinati di noi! E questo lo dobbiamo a te. Noi siamo puri – tu dici – e questo lo dobbiamo a te. Ma tu ci hai tenuta nascosta la cosa che ci sembra più misteriosa di tutte... Francamente abbiamo una pazza voglia di conoscerla! Quelle terribili creature che sono le donne, quei magnifici animali che sono gli uomini... Ma vediamoli! Sia pure per fuggirli, sia pure per esecrarli, ma che entrino qui con la stessa libertà con cui tu entrasti in mezzo a loro....
Alicano.
adirato:
Io entrai in mezzo a loro incatenato!
Arca.
Tanto meglio! Mostreremo così di essere più civili di loro!
Guenone.
Forse che tu ti sei contaminato? Forse che tu non sei passato come un dio selvatico tra le ignominie dell’uomo? Ebbene, lascia anche a noi la libertà di discutere con noi stessi dinanzi a queste tentazioni così terribili! Giudichi il Tribunale, ma io ho parlato interpretando il sentimento dell’assemblea.
una pausa.
Zita.
Parli Dolcina, ma con una raccomandazione. Non divaghi come al solito. Non dimentichi che il Tribunale è stato radunato d’urgenza e che deve decidere prima che la comitiva degli escursionisti raggiunga l’isola. Una zattera è stata già segnalata sul mar di levante. Pare che rechi una grossa gabbia, con esseri umani dentro.
vivo movimento di curiosità e di gioia. Tutte le scimmie si agitano.
Silenzio!
Dolcina.
placida.
Alicano, il tribunale la pensa come noi, e perciò sarai sopraffatto. Ma io che, come gli altri, muoio dalla voglia di vedere un essere umano da vicino, io, Dolcina, che da voi tutti sono sempre burlata, perchè ho un cuore suscettibile...
Zita e Magoto. Non divagare! |
A un tempo | |
Una voce. Basta! |
||
Altre voci. Basta! Finiscila! |
Ma ecco sopraggiungere dal fondo le quattro scimmie annunziatrici gridando:
Eccoli! Arrivano! Son qui! Son qui!
un silenzio.
Poi i giudici si alzano con quasi ieratica solennità.
Zita.
pronunzia queste parole tra la grande aspettazione di tutti.
Il Tribunale decide che gli uomini entrino liberamente nell’isola.....
urli di gioia.
Alicano, disdegnoso incrocia le braccia e rimane in disparte mentre la turba si protende verso il fondo. Ma le quattro Scimmie annunziatrici di nuovo gridano: «Son qua! Son qua!»
Allora la folla si divide in due ali per aprire il passaggio al carrello tirato da Furio e da Artù su cui si erge la gabbia dove sono imprigionati i tre campioni umani catturati, seguiti da Babil e da Robina che spingono per di dietro, e da un codazzo di scimmie frenetiche e tumultuanti. Si vedono nella gabbia due Uomini in frac con in mezzo una Donna svenuta.
Improvviso silenzio. Movimento di curiosità generale.
Dolcina.
avvicinandosi alle sbarre chiede a uno dei due uomini, e precisamente al Viveur, tutta trepidante.
Ma quella donna è morta?
Il Viveur.
No! È svenuta.
Dolcina.
tutta elettrizzata dall’aver sentito parlare un uomo, chiede a Guenone che le sta vicino.
Che vuol dire?
Guenone.
si stringe nelle spalle.
Alicano.
dopo aver pensato, risolutamente si avanza verso il gruppo. Chiama a sè, con un gesto, Furio e gli chiede rapidamente.
Li hai interrogati? Chi sono?
Furio.
Quello a sinistra è un professore di morale!
Alicano.
Ah!
Furio.
Quello a destra è un «viveur»: così ha detto la dama. Lei l’abbiamo catturata vicino al camerino in teatro, mentre quei due uomini si azzuffavano perchè se la contendevano. È una ballerina!
Alicano.
Sta bene.
indi alla folla.
Giacchè avete voluto così, io me ne vado lontano, mi ritiro in un angolo remoto dell’isola. Ma prima di andarmene, permettete che io vi presenti i vostri ospiti!
movimento di approvazione, di giubilo e di curiosità. Indi silenzio.
Sono l’unico che può farlo. E, d’altra parte, conosco il genere! Hanno presentato mille volte me quando stavo dentro il gabbione! E se manca una frusta, ecco qua un ramoscello d’albero che farà lo stesso effetto. Ah! ah! Largo! Largo!..... Manca la musica e manca il pagliaccio, ma non importa. Largo! largo! Si entra uno per volta nel gran serraglio col denaro alla mano!
movimento da pagliaccio. Indi imitando la maniera dei ciarlatani da fiera dinanzi al baraccone.
Favoriscano signori, a vedere il celebre fenomeno vivente detto l’uomo, che sta nelle case e in mezzo alle città. Alta la testa e il busto a perpendicolo, con le gambe che cammina senza appoggio e due piedi al posto delle mani... Favoriscano signori a osservare i tre campioni scelti in mezzo all’umanità! Molto buffi li vedete così vestiti all’usanza del paese! Ah! ah!
ride. Indi con voce più grave.
L’uomo si nutre di cadaveri cotti che divora avidamente, ma pure, per civetteria alla nostra maniera, mette in bocca qualche frutto per rinfrescarsi il palato, imitandoci. Di natura feroce, ha inventato le leggi e allora sono venuti fuori i vincoli della libertà! Di natura feroce, ha inventato il pudore, per cui la donna deve appartenere all’uomo della propria legge, e ne è venuta fuori la prostituzione. Di natura feroce ha inventato gli dèi, perchè tutti provassero il terrore di esser nati! Tutta la loro intelligenza hanno consumato per uccidere l’istinto di cui invece Alicano si valse per fare di voi quel che suggerì la natura!
risa da parte delle scimmie che si agitano, ma poi tornano silenziose.
Dotato di una grandissima intelligenza, ha perduto il pelo da per tutto, tranne in alcune parti che accuratamente nasconde per provare la voluttà di scoprirle...
si guarda intorno. Non è più il domatore che presenta le belve: è Alicano che parla con dolore e con odio.
Certamente voi siete la folla più graziosa che si sia mai vista attorno a un gabbione. Quando c’ero dentro io e mi mostravano agli uomini, ho visto le faccie più spaventose e bestiali che abbia creato il mondo; e se questi qua hanno paura di voi in questo momento è perchè temono di esser divorati...
risata a cui fanno eco le scimmie.
senza sapere che noi assaporiamo gli odori, le radici, le frutta, e siamo i privilegiati del mondo perchè abbiamo con noi l’innocenza..... mentre sulle faccie fameliche che si assiepavano durante le fiere dinanzi alla mia gabbia, io leggevo il rammarico che in alcun modo mi potessero utilizzare in una grossa pentola.....
risata grassa delle scimmie.
Favoriscano signori più da vicino per guardare il loro abbigliamento strano: coda di rondine, cravatta bianca. È un vestito che fa una certa impressione in società. L’ho portato anch’io quando l’ambasciatore mi tenne al suo servizio. In sua assenza una volta presi il suo posto e diedi udienza a un diplomatico che se ne andò incantato giudicandomi, sì, alquanto bestiale, ma molto ambasciatore..... Ecco l’uomo, signori, di cui vi presenterò in questo momento i tre campioni!
apre la porta laterale.
Favoriscano più avanti ch’io presento il primo di tutti.... il primo di tutti che ha appunto l’aria inglese ed esercitava la nobile missione di professore di morale. Tutti così questi censori! Voi siete stato sorpreso nel «boudoir» d’una ballerina, signore: le insegnavate il buon costume?
Il Professore di morale.
disdegna di rispondere.
Il Viveur.
che fa odorare dei sali alla donna.
Io mi rifiuterò di rispondere a quell’arrogante!
Alicano.
sghignazzando
Ah! ah!
Dolcina.
battendo le palme.
Come mi piace! Come mi piace!
Alicano.
Osservino signori la singolarità di questi esemplari: un professore di morale, un professore di dissolutezza e una ballerina. Quel che occorre per rovinare l’isola in otto giorni. Addio, fratelli. Vi ho presentato i tre campioni. Li avete voluti: teneteveli!
con voce dolorosa.
Avrei data la mia povera vita per impedirlo. Addio signori!
se ne va di corsa a sinistra.
Dolcina.
si alza, fa qualche passo per rincorrerlo. Poi si ferma. Lo vede allontanarsi con tristezza e mormora.
Se n’è andato davvero!
Il Viveur.
presso la donna svenuta
Rinviene! Rinviene! Su! Su! piccola, non abbiate paura..... Siamo – mi pare – tra brava gente!
La Donna.
alzandosi piano piano rimane esterrefatta e si porta le mani nei capelli.
Patas.
Si muove.....
Babil.
Si alza.....
Malbruk.
Com’è bella!
Dolcina.
Com’è bianca!.....
La Donna.
Dio! che cosa faranno di me tutte queste scimmie!
Il Viveur.
piano, in fretta, alla donna.
Bisogna far loro buon viso, altrimenti siamo perduti.....
Il Professore di morale.
Secondateli, secondateli!
Il Viveur.
Io chiedo a questa nobile.....
Il Professore di morale.
suggerendo.
...tribù.....
Il Viveur.
Ma che tribù!
La Donna.
piano.
Siete poi sicuri che sono scimmie? Non potrebbero essere dei selvaggi?
Il Viveur.
Giusto!
al professore.
Degli antropofaghi?
Il Professore di morale.
Ma che antropofaghi! Sono Pitecàntropi!
La Donna.
Che vuol dire?
Il Professore di morale.
Scimmie quasi umane! Una razza che si riteneva scomparsa e leggendaria!
La Donna.
Madonna mia! Dovevamo incontrarla proprio noi!
Il Professore di morale.
Ma è una fortuna scientifica!
La Donna.
tremante.
Credete?
Il Viveur.
Io chiedo dunque a questi... graziosi ospiti... il permesso di uscire dalla gabbia.
Tutte le scimmie.
Sì, sì!
Il Viveur.
mentre escono.
Io credo che convenga fare un inchino!
Tutti e tre.
fanno un inchino. Le scimmie accolgono quel gesto con una specie di urlo gioioso che quasi fa svenire la donna.
Il Professore di morale.
alla donna.
Su, Su!
Il Viveur.
Dite qualche parola di circostanza.
La Donna.
Signore scimmie..... buongiorno.
le scimmie ridono. La donna rimane un po’ male. Indi ricomponendosi e incitata dai gesti dei due uomini.
Lo so... lo so, che qui non esistono i buoni giorni, e neanche quelli cattivi... Vi è indifferente il tempo...
piano.
Mi pare che anche pronunziato dinanzi alle scimmie, questo discorso sia abbastanza scemo.
mutando con gaiezza.
Allora vi dirò che io sono una ballerina!
Le scimmie.
festosissime.
Ah! ah!
La Donna.
…..e che il mio gusto della danza fa pensare all’agilità dei primitivi..... Quindi a voi, maestre di agilità, sarà bene che io sia maestra di danza classica e d’amore.....
I due uomini approvano: «Bene... Bene...».
...mentre i miei due amici completeranno... se si può dire, l’educazione.....
Il Professore di morale.
Io v’insegnerò la morale.....
Il Viveur.
E io la perfetta maniera di comportarvi in società.
La Donna.
Credo così che la vostra educazione sarà completa.
Dolcina.
battendo le palme.
Ah, che felicità! Guenone, rispondi per noi tutti!
Il Professore di morale.
accennando a Guenone che si prepara a rispondere.
Si capisce che quello è il loro oratore ufficiale.
Guenone.
Ospiti ragguardevoli.....
i due uomini e la donna approvano piacevolmente.
Il Professore di morale.
Vedete come il parlare ornato è delle creature semplici!
Guenone.
Noi non condividiamo la diffidenza del nostro compagno Alicano.....
Il Viveur.
alla donna.
Sarebbe a dire lo scimmione dal brutto carattere, che, se Dio vuole, se n’è andato.....
Guenone.
Sì. Egli è invero il più ragguardevole tra noi per sapienza, esperienza, capacità. Ma ha molto sofferto in Europa. Rispettiamo il suo sentimento pur confessandovi che abbiamo una enorme curiosità di voi! È inutile nasconderlo: noi vi cerchiamo da quando il nostro compagno c’insegnò a sfuggirvi... Abbiamo fame di uomini!
La Donna.
con un po’ di paura.
Oh Dio! In che senso?
Il Professore di morale.
con preziosità.
Ebbene, voi avete in me quello che v’imbocca. La morale è il pasto necessario alla vostra lieta fame. Io la somministrerò a piccole dosi! La morale, o signori.....
guardando con intenzione i compagni.
è la scuola all’aperto delle buone maniere dell’anima.....
alle scimmie, volgendo lo sguardo intorno.
e qui abbiamo delle altissime piante che inchinando le loro cime mi daranno l’impressione di approvarmi, mentre laggiù, tra gli uomini, anche le piante rimangono impassibili, essendovi una morale millenaria perfettamente immobile.
Arca.
alle compagne.
Com’è difficile capire.
Guenone.
Ci sforzeremo..... ci sforzeremo...
Dolcina.
E potremo anche tirarvi la coda di rondine?
Il Professore di morale.
vivamente impressionato.
Ah no! Questo no! La morale ha una coda suscettibile!
Guenone.
al viveur.
E voi?
Il Viveur.
Come egli v’insegna le buone maniere dell’anima, io v’insegnerò quelle del corpo..... Voi trascurate il vostro corpo così agile..... così marrone..... Voi potreste veramente diventare delle bellezze di colore...... Ma la vostra bellezza non ha stile..... E io vi darò uno stile..... Per esempio voi siete troppo nude... Anzi, non siete coperte affatto, e il pelo non è abbastanza un vestito! Ora, perchè il corpo abbia un fascino, bisogna nasconderlo. E quando avrete assaporato il gusto di nasconderlo vi farò assaporare il gusto di scoprirlo.....
Robina, Furio, Artù.
E poi?
Il Viveur.
E poi v’insegnerò a stare in società, a dare dei ricevimenti, a ragionare di politica... Non avete una politica?
Malbruk.
Che vuol dire?
Il Professore di morale.
al viveur.
Andiamo, via! Come volete che abbiano una politica se sono una tribù? La tribù è la forma primitiva dell’ordinamento sociale.
Il Viveur.
al professore.
Appunto per questo, la tribù deve progredire! Come volete che abbiano il gusto della felicità se sono pacifici? E come volete che rinunzino a questa loro pace se non sono politici?
Sapaju’.
Tutto ciò è sempre molto confuso.
Guenone.
Capiremo..... capiremo!
indi alla donna.
E voi?
La Donna.
Io v’insegnerò ad amare!
Dolcina.
calma.
Questo lo sappiamo già!
La Donna.
agli uomini.
Lo sanno!
a Dolcina.
Lo sapete!
Dolcina.
Ma sì.... non è quella cosa che si fa..... sempre?
La Donna.
perplessa.
Già..... Vuol dire insomma che tu hai degli amanti?
Dolcina.
candidamente.
Volete dire se ho dei compagni? Sì, ne ho.
La Donna.
perplessa, rivolgendosi agli uomini.
Perbacco! Ne ha!
Ma..... ne hai parecchi? Qui, per esempio?
Dolcina.
Ma si!
La Donna.
Quanti?
Dolcina.
Tutti.
La Donna.
con comico stupore.
Perbacco mi sembra che l’isola sia molto progredita..... Va bene, va bene..... Li hai tutti. Ma qui è il male..... Si può bene averli tutti,
agli uomini.
è vero?
a Dolcina.
Ma scommetto che fai ogni cosa senza mistero..... alla luce del sole.....
Dolcina.
Ma sì! Anche alla luce delle stelle!
La Donna.
Capisco... capisco... Per bacco... come ti chiami?
Dolcina.
Dolcina.
La Donna.
Dolcina... Dunque, intendo dire che fai ogni cosa, senza nasconderti.
Dolcina.
Nessuno se ne occupa.
La Donna.
vivamente.
Ecco il male! Ecco in mano a voi altre scimmie come l’amore è buttato – come dire? – dall’albero... Non posso dire dalla finestra perchè in questo paese io cercherò inutilmente una casa..... Giusto: perchè non fabbricate un palazzo? Una scimmia alla finestra!..... Se sapeste come può essere diversa da una scimmia veduta nella strada! Ma io v’insegnerò alcune cose essenziali. Io sono una povera ballerina, ma v’insegnerò il pudore.
Dolcina.
Che cos’è?
Le altre scimmie femmine si interessano vivamente.
La Donna.
È la valorizzazione dell’amore: è il mistero, è la curiosità. Impedisce di fare molte cose, ma per mezzo suo se ne favoriscono molte altre che sono deliziosissime. Voi per esempio avete uno scimmiotto... Pardon!
Dolcina.
approvando.
Scimmiotto, scimmiotto.....
La Donna.
che vi fa la corte. La corte vuol dire l’intenzione espressa da un maschio di andare a letto con una femmina.....
Dolcina.
e le altre scimmie femmine
Questo lo sappiamo.
La Donna.
Voi lo sapete, ma il pudore vi fa dire di no.
Dolcina.
e le altre scimmie, stupite.
Oh!
La Donna.
Già! Il pudore vi fa rifiutare.
le scimmie la guardano a bocca aperta.
Almeno il primo giorno.
le scimmie sono un po’ sollevate.
Voi rifiutate, lo scimmiotto vi ama di più.
Dolcina.
raggiante, alle sue compagne.
Oh! rifiutarsi! dire di no! Oh! è troppo bello!
alla donna.
Perchè non ci abbiamo mai pensato?
La Donna.
Perchè siete troppo semplici! E l’amore è una cosa complicatissima. Vedete quei due uomini là? Li vedete? Sono carini, è vero? Eppure io mi rifiuto a tutti e due. Non so perchè ma io dico di no. Questo è pudore.
Dolcina.
sempre ammirata.
Che magnifica cosa!
La Donna.
Sicuro! Siete troppo semplici. La vostra evoluzione è perfetta dal punto di vista animale e istintivo, ma mancate di finezza. Vi manca la capacità di esser donne – che io vi comunicherò!
Dolcina.
Quando possiamo incominciare?
La Donna.
Sùbito. E poi... so che siete mirabili nell’imitare... Imparerete facilmente.
si gira con grazia su se stessa, sorridente: e mentre si muove le scimmie la imitano.
Però.
si volge a guardare i due uomini; indi, alle scimmie.
Scusate vi dobbiamo dire una cosa:
le scimmie si avvicinano in attesa.
abbiamo molta fame!
gli uomini approvano allegramente.
Babil. Oh! |
a un tempo | |
Sapaju’. Sì! |
||
Malbruk. Pensiamo sùbito noi! |
||
Dolcina. Aspettate un po’! |
||
Robina. Abbiamo qui tutto! |
||
Guenone. Eccola la frutta! Sopra il nostro capo! |
Tutte le scimmie si precipitano a cogliere la frutta che pende dai rami che sono un po’ verso il fondo.
La Donna.
dopo averle seguite con lo sguardo.
Però è strano..... Non mi fanno paura! Ma come ne usciremo? A voi! Come ne usciremo? In che forma vi debbo ringraziare di quello che è successo?
Il Viveur.
Ma come si poteva prevedere?
La Donna.
Io domando a voi che cosa si fa... Non voglio mica diventare una selvaggia rimanendo prigioniera in quest’isola tutta la vita. E in vostra compagnia, poi! Pazienza le scimmie...
burlandoli.
Carini sareste se foste costretti a diventare dei selvaggi in frac!
Il Viveur.
Pensino loro a saccheggiare qualche sartoria o a portarci dei vestiti. Ci hanno presi? Bisogna che ci vestano! È la prima volta che mi ritrovo in frac alle dieci del mattino.
Il Professore di morale.
Certo, a me ripugna trascinarli al furto.....
Il Viveur.
adirato.
Ma se insegnate loro a possedere una morale, è necessario insegnare prima di tutto a possedere dei vestiti!
Il Professore di morale.
Già! Magari li faremo adottare a tutta la tribù.
Il Viveur.
E intanto organizzeremo un piano di fuga.
Il Professore di morale.
Ma sarà una rivoluzione nel campo scientifico quando racconterò quello che ho visto!
Il Viveur.
Aspettate a rivederlo il campo scientifico!
La Donna.
alle scimmie che si avvicinano, cariche di frutta.
Ah! grazie! Grazie!....
Le scimmie depongono allegramente le frutta qua e là e poi imitano i gesti di ringraziamento della donna e degli uomini.
Il Viveur.
preoccupato, alla donna.
Mi ero dimenticato di un particolare assai grave. Le scimmie sono disperatamente vegetariane.
Il Professore e la Donna.
Ah! già, è vero!
Guenone.
che ha udito.
Però.....
La Donna.
Dite pure.....
Guenone.
Ecco. Ci dovremo abituare... Sarà un po’ duro al principio, ma... uno scoiattolo... un pappagallo..... un colibrì..... potremmo avvezzarci a catturarli per servire la vostra mensa carnivora..... Qui noi ci nutriamo di quello che dà l’albero.... È veramente troppo semplice... Abbiamo, è vero, più di mille varietà di frutta... però sempre frutta... Capisco perfettamente...
Il Viveur.
No... no... Qui bisogna organizzare una cucina con tutte le regole: altrimenti non si va avanti neanche otto giorni...
Guenone.
Capisco... capisco...
alle scimmie.
Ebbene... chi di voi si sente l’animo di uccidere un piccolo scoiattolo?
grande silenzio tra le scimmie.
Guenone.
scusandosi.
Sa... bisogna aver pazienza. Non sono abituate, e l’idea del sangue le agghiaccia... Però...
Il Viveur.
Ecco, un momento: Lei parla di scoiattoli... Non si potrebbero avere degli agnellini, dei piccoli vitelli...
Guenone.
Agnellini...
Il Viveur.
Una specie di capra...
Guenone.
vivamente.
Sì! Ci sono, per le balze dell’isola, dei vecchi caproni... Ma voi li trovate mangiabili? Sopportate il loro cattivo odore?
Il Viveur.
Oh sì... l’odore va benissimo...
Guenone.
fa un cenno per dire: «allora tanto meglio!» Indi a Dolcina che singhiozza.
Taci, Dolcina. È inutile piangere.
Dolcina.
con voce di pianto.
I poveri caproni... con la loro bella barba...
Guenone.
agli uomini.
Bisogna compatirle... l’idea del sangue le agghiaccia...
Il Professore di morale.
stizzito.
Ma volete sì o no essere come noi?
Tutte le scimmie
Sì!
Il Professore di morale.
Allora c’è una questione più urgente, cari miei: la questione dei vestiti! Pretendete forse che io insegni la morale a delle creature nude?
le scimmie si guardano stupite.
Ah gia! Dovete sapere che appena s’insinuò nel primo uomo l’idea della morale, egli ebbe vergogna della sua nudità. E si vestì. Perciò vergognatevi, e poi vestitevi; e poi v’insegnerò la morale. Rubare, lo so... non è piacevole! Nè io ve lo consiglio... Ma potrei anche dire, che, rubando per la morale, il furto ha mille probabilità di essere moralissimo...
volgendo intorno lo sguardo accigliato.
Un saccheggio di notte... Chi ha parlato di saccheggio? Ah! credevo! Ebbene, forse che io vi consiglio di saccheggiare di notte tutto un magazzino senza che nessuno veda? Io non ve lo consiglio affatto. Tanto è vero che, se lo faceste per vostro conto, non vorrei saperlo mai! Siamo intesi? Il sèguito alla prossima lezione.
vocìo, approvazioni, segni di assentimento.
Dolcina.
alla donna.
Come sei bella! E pensare che volevano sostenere che questi campioni di bellezza discendessero da noi! Dalle scimmie! Come gli uomini in questo hanno mancato di fantasia!
Il Professore di morale.
seriamente, al viveur.
Questa loro opinione ha una grande importanza scientifica.
alle scimmie.
Bisogna sùbito informare l’Europa. E bisogna che una donna... Voi!
con enfasi.
...la donna storica che per prima si è trovata a contatto dei Pitecàntropi, solennemente ringrazi, a nome della femminilità umana!
La Donna.
con enfasi, a sua volta, imitando il Professore.
Sì, lo farò!
Grande attesa. Una pausa.
Amiche mie scimmie! Sento infatti l’irresistibile necessità di ringraziarvi. Ma non come vogliono loro...
accenna agli uomini. Indi con grazia:
Ho trovato in voi tale leggerezza, tale novità d’istinto che io sono perplessa. La vostra sensibilità animale è così squisita, che io, donna esperta a cui gli nomini hanno regalato millennii di stanchezza e di rapacità, non so avvicinarmi a voi senza timidezza: direi quasi senza rossore. Io ho un rossore finto per gli uomini, ma un pudore vero per certe cose che mi toccan con purezza: immaginate una piccola creatura tra le mie braccia. Avrei lo stesso cuore che ho per voi... Mi avete commossa, infine! Amiche mie scimmie, forse io stenterò in avvenire a essere sincera, forse commetterò una cattiva azione ad avvicinarvi a me, ma una cosa è certa: che una specie di maternità che io non ho colta, una fragilità animale che non ho afferrata, una pietà di me stessa che non ho approfondita, mi avvicina e mi unisce a voi come se fossimo una umanità sola. Sì, io v’insegnerò l’amore, io v’insegnerò la stanchezza, io v’insegnerò la menzogna: ho una tale perplessità, nel farlo, che penso a una distruzione. Comunque, io sono donna: la donna è capace, pur rimanendo perplessa, di distruggere un mondo: io potrei anche avere una piccola creatura tra le mie braccia e non salvarmi mai, e rovinare tutto. Vi confesso questa mostruosità perchè in questo momento sono così sincera che mi par di essere ubriaca! Scimmie, care scimmie, amiche scimmie, e forse sorelle! io vi saluto col mio piccolo cuore di ballerina, ma ricordatevi: siete migliori di me! E la vostra semplicità, più leggera dell’aria, è un velo di garza che io guasterò, care scimmie, amiche scimmie, e forse sorelle!
Guenone.
Rispondo io per tutti.
Il Professore di morale.
È proprio l’oratore ufficiale.
Guenone.
Il vostro discorso è bello: forse poco comprensibile, ma bisogna compatirci. Amici uomini, cari uomini, e forse fratelli! Noi pensiamo con angoscia che la frutta che vi abbiamo offerta marcisce nella stessa ora in cui è colta, e perciò noi la mangiamo sull’albero. Non la fate appassire, se volete gustarne il profumo. Esso infine è il profumo di tutta l’isola, amici uomini, cari uomini, e forse fratelli!
La Donna.
Il Professore di morale.
Il Viveur.
allegramente.
È vero! È vero!
tutti fanno cerchio intorno alle frutta.
Dolcina.
alla donna.
Assaporate questa!
Guenone.
alla donna.
E quest’altra!
al Professore di morale.
Professore, una banana!
Babil.
al Viveur.
Assaggiate quest’altra!
La Donna.
assaporando.
Ah, buona, buona...
Robina.
al Professore di morale.
Vedrete che in poco tempo troverete disgustosa la vostra orribile carne cotta!
Il Professore di morale.
Lo credo, lo credo... Però...
Dolcina.
alla Donna.
Rinunziate dunque a uccidere i poveri caproni?
La Donna.
Ma sì! ma sì!
Dolcina.
E i piccoli scoiattoli?
La Donna.
ridendo.
Pure... pure! Si beve qui dentro? Sono valve di cocco? Ah! è delizioso! Che ne dite, voi, professori?
Il Viveur.
Pensiamo sempre alla cucina da organizzare...
Ma ecco: una risata terribile agghiaccia tutti. Poi si ode una voce formidabile echeggiare dietro le piante.
La voce di Alicano.
Servi! Servi! Servi!
Le scimmie hanno l’impressione fisica d’una sferzata sulla schiena e si curvano a terra: quasi si prostrano. I tre campioni umani si guardano intorno terrorizzati.
La voce di Alicano.
Io avevo fatto di voi un popolo libero! Io avevo dato tutta la mia vita per rendervi migliori degli uomini... Servi! Servi!
risata animalesca, feroce, che poi cambia ad un tratto in un singhiozzare disperato. Quella disperazione le schiaccia tutte fino a terra.
SIPARIO.