D'APULEJO
TRADOTTO DA
AGNOLO FIRENZUOLA.
Al molto magnifico e nobilissimo Signore
LORENZO PUCCI
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Messer Agnolo Firenzuola, i l quale, come voi ben sapete, vivendo, fu uno de' più begli e de' più arguti ingegni che abbia avuto la città nostra già parecchi anni sono, scrisse di molte e molto belle cose, le quali dopo la sua immatura morte son pervenute in mano di diverse qualità d'uomini. Alcuni ve ne sono stati, che per dilettarsi di cose belle e nuove, giudicando gli scritti del Firenzuola, quel c h'erano in vero, bellissimi e ingegnosissimi, n'hanno avuto quella cura, che de' loro medesimi: e mossi non so da che spi rito, gli hanno tenuti sì cari, che per alcuna maniera di prieghi non si son mai potuti indurre a compiacerne gli amici; altri più cortesi e più gentili, siccome diversi sono i costumi degli uomini, senza aspettare nè prieghi nè richieste, n'hanno liberamente accomodato coloro che n' avevano desiderio, intendendo maggiormente, ch'essi dovevano imprimersi, e mostrarsi alla luce del mondo. Di questi uno è stato messer Girolamo Firenzuola suo fra tello, il quale quasi tutte le cose, ch'oggi si sono impresse di lui, amorevolmente ha pubblicato ; procurando in ciò con tutti i mezzi, come bene è suo ufficio, la fama e la gloria di messer Agnolo suo : e fra le molte leggiadre scritture che di lui si sono avute, una ve n'è stata, la quale dal medesimo autore fu sempre giudiziosamente molto stimata e tenuta cara. E di vero, non l'ingannava in ciò punto l'affezione delle cose proprie, chè per quello ancora che ne giudicano tutti gli altri uomini intendenti, fu la più bella e la più diligente fatica ch'egli facesse giammai. Questa è adunque la presente traduzione d' Apuleio , da lui fatta con quei debiti modi che convengono a simili imprese; cioè, benissimo intesa, e propriamente trasportata co' veri e puri e significanti vocaboli nella lingua nostra, colle figure del dire, e in somma con tutto ciò ch'a lui si richiedeva, per acquistarne onore, e per soddisfarne altrui. E be n mos trò egli d'averla approvata , poichè , quello che in nessuno altro suo componimento non avea più fatto , volse nel principio di questa sua fatica fare brevemente memoria della vita sua, la quale fu sempre virtuosa e onorata, benchè poco lieta, e infelice. Vero è, che in questa traduzione s'è trovato mancare alcune carte in diversi luoghi, nè si sa per cui difetto : le quali dallo eccellente e mio molto virtuoso e carissimo amico messer Lodovico Domenichi vi sono state supplite, per la grande affezione che la virtù sua porta al valor di lui: dove s 'è talmente adoperato, che avendo egli molta pratica delle cose del Firenzuola , l'ha così bene imitato, che lo stile dell' uno non è punto differente dall'altro : nella qual cosa grande obbligo veramente gli avrebbe l'anima di messer Agnolo, se lassù pervenisse notizia delle cose che quaggiù si fanno. Dovendosi dunque pubblicare colle stampe questa traduzione, e cercando io, che vivendo molto l'amai ed ebbi caro, e morto ancora infinitamente lo stimo e onoro, di alcuna onorata persona a cui roc comandassi la protezione di quella, vennemi subito ricordato dell'amicizia e servitù ch'egli ebbe già con esso voi e colla illustre famiglia vostra : di che egli ne ha fatto lodevole testimonio in molti luoghi de' suoi componimenti. Perchè sappiendo io, ch'egli grandemente soleva, e perchè voi il valete, e perchè egli conosceva i meriti vostri, molto onorarvi e lodarvi (il che farebbe egli oggi, se e' vivesse, assai maggiormente, per essere voi sempre ito avanzando cogli anni in cortesia e in valore), m'è paruto conveniente ch'ella s'intitoli al nome vostro; rendendomi sicuro che voi, come cosa di virtuoso e di fedele amico (che tale vi fu il F irenzuola), la gradirete molto, e l ' avrete in luogo delle vostre cose più care; onde a lui ne tornerà contento, all'opera riputazione , e a noi altri affezionati suoi piacere e diletto. Prendetela adunque con animo lieto, risguardando alla qualità del dono, ch'è per sè magnifico e grande, e per la mia af fezione verso voi, riverente e grato. E vi bacio la mano.
A' XXV di maggio MDXLIX. In Fiorenza
II vostro affezionatissimo
Lorenzo Scala.
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DELL'ASINO D'ORO