Introduzione

Il grande desiderio che moltissimi mostrano di conoscere gli strumenti sismici, ossia destinati allo studio del terremoto, desiderio ravvivato in alto grado in occasione della recente catastrofe delle Calabrie, mi ha indotto a dare in queste pagine un’idea di siffatti strumenti e del loro modo di funzionare. Naturalmente io mi limiterò ai tipi principali e generalmente ideati e costruiti in Italia, perchè, se si volesse tener conto di tutti, occorrerebbe un grosso volume per illustrarli. Mi sforzerò inoltre di trattare l’argomento, in verità un po’ scabroso, nella forma più popolare che mi sarà possibile, affinchè la descrizione dei varî strumenti sia accessibile anche ai meno iniziati in materia scientifica.

Ritengo poi che sia opera molto utile il diffondere un po’ di luce sopra gli strumenti sismici, e sui dati, almeno fino ad oggi, che se ne possono effettivamente ricavare; perchè in generale si suole pretendere da questi strumenti, circondati come sono da una specie di mistero, assai più di quello che si possa. Ciò spiega i falsi giudizî che anche persone abbastanza istruite si formano di tali strumenti, ai quali si vuole ad ogni costo attribuire la virtù di predire i terremoti! Arriva una disastrosa, od anche semplicemente una fortissima scossa, ed ecco che le popolazioni spaventate vogliono sapere in che stato si trovano gli strumenti sismici e che cosa lascian presagire per l’avvenire. E si vede allora l’esempio curioso, per non dir altro, di sindaci che si rivolgono telegraficamente ai principali Osservatorî del Regno, scongiurandoli di voler rispondere se altre scosse verranno!

Però mi affretto a dire che un po’ di colpa, in ciò che riguarda la diffusione di queste false credenze, ricade anche su taluni uomini di scienza che con troppa leggerezza lasciarono credere nel passato che dalle indicazioni degli strumenti si potessero prevedere i terremoti. E così si videro alcuni che, a guisa delle antiche sibille, si compiacevano, e forse talora in buona fede, a dare responsi, che redatti in termini oscuri e più o meno scientifici, finivano quasi sempre per far presa sulle persone, anche d’una certa cultura, ma non iniziati alla vera scienza. Ed a questo proposito io rammento benissimo la profonda impressione che fece su me, allora semplice studente d’Università, la lettura d’un articolo di giornale, dove si parlava del microfono sismico, come d’un nuovo e meraviglioso strumento, col quale si sarebbe stati in grado di scrutare i rumori originati nelle viscere della terra, e di riuscire perfino ad ascoltare a centinaia di chilometri di distanza i ribollimenti delle lave profonde del Vesuvio! Chi avrebbe detto che io stesso avrei finito per dovermi occupare in modo speciale di strumenti sismici e convincermi del limitatissimo valore delle indicazioni fornite da quell’apparecchio (vedi a pag. 42).

Ma, dirà taluno, se gli strumenti sono impotenti a prevedere le scosse, a che scopo farli funzionare e spendere con essi tempo e danaro? La risposta è semplicissima. Per ora essi servono a studiare un terremoto quando avviene, e cioè a determinare l’ora precisa in cui esso comincia e quella delle varie fasi successive, la loro durata, il genere di movimento (se orizzontale, verticale, o ondulatorio, cioè a guisa delle onde del mare) la direzione e l’ampiezza del medesimo e molte altre particolarità. I fenomeni sismici sono ancora molto oscuri, ed a rischiararli alquanto hanno certamente giovato gli studî dell’ultimo trentennio; ma la strada ancora da percorrere è immensa, prima che si possa sapere qualche cosa di preciso sulla loro natura. Qual’è la causa de’ terremoti? a che profondità sono generati? quale legge regola la loro ricorrenza in una data regione? Ecco altrettante domande cui oggi è assolutamente impossibile rispondere.

Ed è realmente umiliante per l’uomo – lui che con il suo spirito eminentemente indagatore e con la sua tenacia a tutta prova ha saputo trionfare di tanti ostacoli e risolvere tanti e ardui problemi, che sarebbero parsi d’impossibile soluzione ai nostri antenati; lui che ha saputo fare conquiste strabilianti nell’universo che lo circonda, fino a studiare i movimenti delle stelle che si trovano a miliardi di chilometri dalla terra ed a riconoscerne gli elementi costitutivi – è umiliante, ripeto, il dover confessare che nulla, assolutamente nulla, egli sa di sicuro di ciò che esiste al di là d’un paio di chilometri al di sotto del suolo su cui cammina. Che più? Egli non è riuscito neppure ad esplorare l’intera superficie del piccolo pianeta, da esso abitato e che costituisce tutto il suo regno! Avuto riguardo al raggio del globo che è poco più di 6000 km. ed alla massima profondità di circa 2 chilometri dei pozzi di miniere finora scavati, si vede che noi conosciamo tutto al più, e solo per eccezione in qualche punto, le rocce traversate in senso verticale per del raggio terrestre; vale a dire una vera inezia, in quanto che ciò equivarrebbe ad aver scalfito d’appena un millimetro la superficie d’un globo che avesse tre metri di raggio!

In tanta nostra ignoranza ben venga dunque lo studio dei terremoti, fatto col mezzo di appropriati strumenti, e sempre più perfezionati, i quali ci permettano di strappare alla natura tanti altri segreti, la cui conoscenza ci spiani la via alla scoperta delle cause e delle leggi che regolano i fenomeni sismici. È soltanto allora che si potrà forse sperare di arrivare alla predizione del flagello che troppo spesso in Italia abbatte le nostre case; predizione però che se da una parte potrebbe risparmiare vittime umane, dall’altra sarebbe affatto impotente ad impedire il deterioramento ed anche la distruzione degli edificî, quando quest’ultimi non fossero costruiti con sistemi razionali, allo scopo appunto di resistere al tremuoto.

Se però siamo ancora ben lontani dalla predizione dei terremoti, lo studio sistematico dei medesimi – intrapreso relativamente da pochi anni con i delicati strumenti, che ci proponiamo di descrivere – ha tuttavia posto in piena luce alcuni fatti di straordinaria importanza anche per altri rami dello scibile umano, quali la geologia, l’astronomia, la geodesia, la geografia e la fisica terrestre. Uno di questi fatti è che in occasione d’un violento terremoto non solo rimane scossa più o meno fortemente un’intera regione, anche a centinaia di chilometri dal centro di scuotimento; ma la vibrazione si propaga sotto forma insensibile a distanze ben maggiori, per es. di migliaia e migliaia di chilometri, e qualche volta fino agli antipodi. Si tratta dunque di urti capaci di far vibrare l’intero globo; ed i sismologi hanno buone speranze di potere, dal modo di propagarsi di queste vibrazioni, ricavare qualche indizio sulla natura dell’interno del nostro pianeta, alla stessa guisa che dal rumore di percussione sul corpo umano il medico può far la diagnosi d’una malattia.

Un altro fatto, ben assodato, è che questi movimenti vibratorî, o onde sismiche, sono di varie specie e dotati di varia velocità di propagazione. I più rapidi raggiungono e perfino sorpassano 10 km. al secondo. Quando, ad es., un forte terremoto si verifica al Giappone, le onde sismiche, dopo pochi minuti arrivano già a perturbare gli strumenti dei nostri Osservatorî italiani! Pare che le medesime si propaghino presso a poco in linea retta entro il nostro globo e qualche volta addirittura lo attraversino lungo il diametro. Sembra che un’altra specie di onde si propaghino, invece, attorno alla superficie terrestre a mo’ delle onde del mare, ma d’ampiezza di pochi centimetri, mentre la loro lunghezza può arrivare a decine di chilometri.

E la nostra maraviglia si accresce ancor più constatando che quando ci arriva una perturbazione sismica, originata a grandissima distanza, gli strumenti rimangono agitati anche per parecchie ore di seguito, il che prova che una volta che sia turbata la tranquillità del suolo, occorre molto tempo prima che sia ristabilita. Tutto ciò spiega perfettamente le anomalie prolungate riscontrate talora dagli astronomi nelle loro livelle e nelle loro osservazioni degli astri.

Ma v’ha di più. Al sopraggiunger d’un disastroso terremoto, pare che tutta la regione battuta ne resti permanentemente deformata, nel senso che alcuni suoi punti possono aver variato tanto inazimut quanto in altitudine. Ciò interessa al sommo grado il geodeta. Si tratterebbe, è vero, in generale di spostamenti di piccola entità; ma, a lungo andare e con la ripetizione d’altre scosse, si comprende come i cambiamenti possano divenire sensibilissimi. Anzi, non è improbabile che i medesimi concorrano a produrre i così detti bradisismi, cioè i movimenti lenti del suolo per i quali, col volgere dei millennî, un’intera regione può abbassarsi od innalzarsi anche di centinaia di metri e possono prodursi notevolissimi cangiamenti nella configurazione delle coste marine.

Infine, v’è chi pensa perfino che i terremoti non siano estranei alle variazioni dei poli della terra; variazioni che da pochi anni hanno richiamato l’attenzione degli astronomi e che sono oggi sistematicamente studiate mediante un accordo tra tutti gli stati civili.

Bastino questi pochi cenni per dare un’idea dell’importanza degli studî sismici, riconosciuta oggi universalmente, tanto che li vediamo coltivati al sommo grado anche presso quelle nazioni, in cui sono rari e perfino affatto sconosciuti i terremoti, al contrario di quanto avviene, purtroppo, nella nostra Italia.

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