Sismoscopî a caduta di colonnine o palle.

Il Mallet (1858) utilizzò colonnine tutte della stessa altezza e di diametro decrescente, poste verticalmente sopra un piano orizzontale ed abbastanza distanti l’una dall’altra, per non urtarsi a vicenda nel cadere. Dal diametro delle colonnine rovesciate si giudicava della forza della scossa, mentre la direzione la si deduceva dalle impronte lasciate dalle medesime sulla sabbia, di cui era stato cosparso il piano.

Nella spia sismica del Mensini (1875), una pallina di ferro in bilico, cadendo da sopra una piccola colonna, lasciava traccia della direzione di caduta e poi rotolando in basso urtava una leva, la quale poneva in moto un orologio e faceva inoltre suonare un campanello d’allarme. Questo stesso artifizio adattò assai più tardi il Pfaundler nel suo sismoscopio (pag. 50).

Il Lasaulx (1878?) nel suosismocronografo, mediante la caduta d’un corpo della forma d’un uovo, in bilico, produceva l’arresto d’un orologio a pendolo.

Il Galli preferì di far cadere un’asticina d’ottone verticale, la quale poggiava sopra un piccolo piano con una base assai ristretta e terminava in alto con un rigonfiamento a forma di palla. E siccome la colonnina era situata in mezzo ad un anello d’ottone munito internamente di 8 incavi, corrispondenti agli 8 punti cardinali, così cadendo entro uno di essi, oltre ad indicare la direzione di caduta, chiudeva un circuito elettrico, pel fatto che l’anello era isolato elettricamente dalla base dello strumento.

Il Brassart (1882) rese più completo il sismoscopio Galli nel modo che indica la fig. 17. Una asticina, sormontata dal peso P, sta in equilibrio sopra una piccola colonna che sorge dalla base. Attorno all’asticina, senza toccarla, si trova un imbuto scanalatoI fisso ad una leva orizzontale F, la quale è quasi esattamente bilicata in modo, che tenda a cadere a destra, dalla parte del contrapeso, fino al punto d’arresto z. Quando l’asticina in bilico cade entro una delle scanalature dell’imbuto, oltre ad indicare la direzione, fa traboccare la leva F a sinistra e per mezzo della punta in platino h, che batte sopra un sostegno metallico sottostante, lancia una corrente nell’elettrocalamita E e per mezzo di questa, con l’intermediario d’una levetta a, arresta un orologio a pendolino all’ora della scossa. L’arresto dell’orologio può ottenersi anche senza l’intervento dell’elettricità. A tale scopo serve il prolungamento b della leva F, il quale, all’inclinarsi a sinistra dell’imbuto, urta contro la levetta a e facendola abbassare produce l’arresto voluto dell’orologio.

Qualche anno appresso il Brassart costruì anche ilsismoscopio a verghetta, il quale è così chiamato, perchè consiste in una verghetta d’acciaio che termina in basso con una punta, destinata a stare entro un forellino fisso, mentre in alto si appoggia ad una vite mobile. Regolando quest’ultima si arriva a rendere quasi verticale la verghetta, in modo che ad un urto impresso alla base dello strumento la verghetta cade dalla parte opposta alla vite, e battendo contro un anello metallico, isolato elettricamente dalla base, chiude il circuito elettrico; oppure, se non vuolsi far uso dell’elettricità, l’anello è esso stesso mobile e, dietro la spinta della verghetta, arresta un orologio a pendolo che si trova sulla stessa base.

Però non posso lasciare questa categoria di sismoscopî senza far riflettere come i medesimi, al pari di quelli a mercurio, funzionino generalmente solo per scosse piuttosto energiche, e sono ben lungi dal raggiungere la sensibilità di quelli costruiti con pendoli dritti o rovesci, flessibili o rigidi, e tanto meno la straordinaria delicatezza di quelli a più pendoli accoppiati.

Share on Twitter Share on Facebook