II.

Sotto il portico, a un lato della chiesa francescana, era la cella del Santo e della Pietà.

La Madonna, assisa su di un masso, reggeva il capo al divin figliuolo e piangeva: giaceva, morto, il Signore; livido e sanguinante. E, separato, di contro, San Francesco con la faccia benigna volta a coloro che sopravvenivano, tendeva la destra accennando al sacrificio e con un mesto sorriso significava ai visitatori giudiziosi:

— Guardate e pregate, fratelli!

I visitatori guardavano e talvolta pregavano. E poichè le statue erano colorate al vivo, alte come persone vere e umane nel sacro aspetto, e l'ombra inclusa nel portico e l'interna penombra della stanza accrescevano il senso del dramma arcano, qualche cuore rimaneva preso e compunto. Alle preghiere seguivano le offerte.

Raccogliendo queste a intervalli, fra' Pasquale, portinaio e sagrestano, lasciava tuttavia alcuni soldi in terra a esempio e invito ad altra elemosina; e così la carità del Signor morto e di San Francesco rendeva abbastanza bene.

Or avvenne che lo scemo si destò un giorno dal solito riposo mentre due monellacci osservavano dentro la cella, e dicevano tra loro:

— A un'asta impegolata in cima, i soldi s'attaccherebbero.

— E i frati? E fra' Pasquale?

— Hai ragione. Meglio starne alla larga, da quell'accidente!

Temevano il bastone dei frati, non il sacrilegio, i gaglioffi! E se n'andarono. Lo scemo, però, aveva capito. Canaglie, che idea! Rubare a San Francesco! i soldini di San Francesco! — E stette là, immoto, come immersa l'anima in un pensiero profondo. Pensava con faticosa connessione d'idee:

— Elemosine. — A chi vanno? Chi se le gode?

— Soldini e... bicchierini: soldini e pane.

Poi Mattucco guardò alla statua del santo quasi si aspettasse di vederla turbata. Ma no: non aveva perduta l'abituale bonomia: anzi sembrava che il dolce sorriso s'effondesse vieppiù dagli occhi per le guancie.

San Francesco parve dire — e Mattucco disse infatti per lui:

— Son da compatire anche i bricconi, se i frati non fan le cose giuste! Fra' Pasquale non aiuta chi n'ha più bisogno.

— È vero — aggiunse Mattucco da parte sua. — A me non mi dà mai un soldo.

— Prendine — gli disse San Francesco. — Adesso hai imparato come si fa.

— Prenderne? E l'inferno?

San Francesco sorrideva sempre. — Non ci son io a farti perdonare; io, San Franceschino?

Ma lo scemo non era ancora persuaso. Dimandò:

— E fra' Pasquale? Se mi arriva addosso quell'accidente?

— Non c'è qui il Signore con la Madonna a proteggerti, a difenderti dalle bastonate?... Pater Ave e Gloria.

Allora Mattucco recitò le orazioni. E si avviava, persuaso, per andar a cercare l'asta e la pece.

Ricordandosi però di quanto avveniva tra gli uomini, in paese, tornò indietro a stringere il patto, a prender garanzia.

— D'accordo? Siam d'accordo, San Franceschino mio? Sì? proprio davvero?

— D'accordo!

— Parola?

— Parola di galantuomo!

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