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Vittorio Alfieri — Vita
Vittorio Alfieri
Vita
Parte seconda
Parte seconda
Continuazione della quarta epoca
PROEMIETTO
Finita interamente la prima mandata delle stampe, mi do a tradurre Virgilio e Terenzio; e con qual fine il facessi.
Quarto viaggio in Inghilterra e in Olanda. Ritorno a Parigi dove ci fissiamo davvero, costrettivi dalle dure circostanze.
Fuga di Parigi, donde per le Fiandre e tutta la Germania tornati in Italia ci fissiamo in Firenze.
A poco a poco mi vo rimettendo allo studio. Finisco le traduzioni. Ricomincio a scrivere qualche coserella di mio, trovo casa piacentissima in Firenze; e mi do al recitare.
La curiosità e la vergogna mi spingono a leggere Omero, ed i tragici greci nelle traduzioni letterali. Proseguimento tepido delle satire, ed altre cosarelle.
Per qual ragione, in qual modo, e con quale scopo mi risolvessi finalmente a studiare da radice seriamente da me stesso la lingua greca.
Frutto da non aspettarsi dallo studio serotino della lingua greca: io scrivo (spergiuro per l'ultima volta ad Apollo) l'Alceste seconda.
Misogallofinito. Rime chiuse colla Teleutodia. L'Abeleridotto; cosí le due Alcesti, e l'Ammonimento. Distribuzione ebdomadaria di studi. Preparato cosí, e munito delle lapidi sepolcrali, aspetto l'invasion dei francesi, che segue nel marzo '99.
Occupazioni in villa. Uscita dei francesi. Ritorno nostro in Firenze. Lettere del Colli. Dolore mio nell'udire la ristampa prepararsi in Parigi delle mie opere di Kehl, non mai pubblicate.
Seconda invasione. Insistenza noiosa del general letterato. Pace tal quale, per cui mi scemano d'alquanto le angustie. Sei commedie ideate ad un parto.
Stendo un anno dopo averle ideate la prosa delle sei commedie; ed un altr'anno dopo le verseggio; l'una e l'altra di queste due fatiche con gravissimo scapito della salute. Rivedo l'abate di Caluso in Firenze.
Intenzioni mie su tutta questa seconda mandata di opere inedite. Stanco, esaurito, pongo qui fine ad ogni nuova impresa; atto piú a disfare, che a fare, spontaneamente esco dall'epoca quarta virile, ed in età di anni cinquantaquattro e mezzo mi do per vecchio, dopo ventotto anni di quasi continuo inventare, verseggiare, tradurre, e studiare – Invanito poi bambinescamente dell'avere quasi che spuntata la difficoltà del greco, invento l'ordine di Omero, e me ne creo αὐτοχεῑρ cavaliero.