Furit aestus

Un falco stride nel color di perla:

tutto il cielo si squarcia come un velo.

O brivido su i mari taciturni,

o soffio, indizio del súbito nembo!

O sangue mio come i mari d’estate!

La forza annoda tutte le radici:

sotto la terra sta, nascosta e immensa.

La pietra brilla piú d’ogni altra inerzia.

La luce copre abissi di silenzio,

simile ad occhio immobile che celi

moltitudini folli di desiri.

L’Ignoto viene a me, l’Ignoto attendo!

Quel che mi fu da presso, ecco, è lontano.

Quel che vivo mi parve, ecco, ora è spento.

T’amo, o tagliente pietra che su l’erta

brilli pronta a ferire il nudo piede.

Mia dira sete, tu mi sei piú cara

che tutte le dolci acque dei ruscelli.

Abita nella mia selvaggia pace

la febbre come dentro le paludi.

Pieno di grida è il riposato petto.

L’ora è giunta, o mia Mèsse, l’ora è giunta!

Terribile nel cuore del meriggio

pesa, o Mèsse, la tua maturità.

(Circa metà agosto 1902)

Share on Twitter Share on Facebook