Le carrube

Settembre, son mature le carrube.

Or tu pel caldo mare di Cilicia

conduci dalla riva cipriota

la sàica a scafo tondo e a vele quadre.

Bonaccia, e nel saffiro non è nube.

Germa con sue maggiori quattro vele,

garbo o schirazzo, legni levantini

carichi di baccelli dolci e bruni

conduci verso l’isola dei Sardi.

E vien teco un odor di tetro miele.

La siliqua, che ingrassa la muletta

dall’ambio lene e in carestía disfama

la plebe dalla bianca dentatura,

lustra come i capelli tuoi castagni

mentre stai su la coffa alla vedetta.

Certo, d’olio di sésamo son unte

quelle tue ciocche in forma di corimbi.

Certo, ritrovi or tu nel gran dolciore

del Mar Cilicio l’obliato carme

che alla Cipride piacque in Amatunte.

Settembre, teco esser voremmo ovunque!

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