Alla duchessa Eleonora d'Aragona d'Este in Ferrara
Illustrissima Madona mia. - Hora mai V. Ill. S. può dire che se non havesse altre facende, per lezere le mie lettere la serìa ocupata: ma le cosse che se fano a bon fine sono de haver acepte; et questo che dirò non sia affine di laudarmi, ma per alebiarla di qualche affanno. Ritrovandomi qui, e tra gli altri disordini, ho ritrovato questo Rezimento essere tanto refesso, et massime il Podestà con el Massaro; e mi come quello che non penso pure che fusse suficiente adoperare se non cosse che siano a beneficio di V. Ill. S., e parendone che queste gare, massime a questi tempi, non se convengano; me sono operato a pazificare il Podestà con il Massaro: così per mia mezanità se sono restriti insieme [cxxxvi] e purgati li animi loro e rentigrati in bona amicitia. Spero che questa serà casone anche de resetare fra questo populo molti disordini principiati, como per mie lettere l'haverà intesa. Resta che V. Ex. facia che, sia chi se voglia, demeta le arme, et proibissa ad ogni persona a fare in casa loro guarnimento. Prego V. S. de questo me creda, e piutosto a mi che a quelli che impetrano simile gracie. La farà due cosse: la se asegurarà che non potrano così quando ne havesseno voglia machinare contra il Stato, e ogni altro non harà escusa de non volere deponere l'arme, nè de far guarnimento con poter dire: perchè non mi è così licito a mi como al tale, facendo questo? Non dubito che le cosse qui pigliaranno bono eseto. E mi die e nocte, quanto sarà capace il mio debole ingegno, mai me vederò stracho a fare l'opera de vero e buon servitore. A. V. Ill. S. sempre me raccomando.
Regii, 22 nov. 1482.
Ill. et Ex. D. D. V. Servus,
Nicolaus de Ariostis comes.