CIV

Agli Otto di Pratica di Firenze

Magnifici ed eccelsi Signori miei osservandissimi. Non sono ancora due anni ch'un ribaldo detto Giovanni di Pier Madalena, d'una terra di questa ducale provincia detta San Donnino, fece ammazzare il conte Giovanni suo signore e di quel luogo, il [186] quale era da lui riconosciuto in feudo dall'illustrissimo Duca mio; ma la cosa non si è scoperta fin al presente, ch'esso di nuovo accompagnato da alcuni ribaldi ha morto un giovenetto e la madre insieme, figliuolo e moglie del detto conte Giovanni, e totalmente ha estinto quella progenie; e appresso ha saccheggiato la casa, e statovi dentro molti giorni, ed esibitosi come erede: poi finalmente avendomi il mio Ill.mo Signore mandato il braccio di parecchi fanti da poter castigare lui e gli altri delinquenti, si è levato e, secondo che mi è riferito, si è ridotto ad Ugliano giurisdizione di Fivizzano, dominio di Vostre Signorie: e perchè le convenzioni tra il mio Ill.mo Signore e Vostre Signorie sono, che li banditi de l'uno non possano stare nel dominio de l'altro; prego quelle che sieno contente di commettere al suo magnifico commissario di Fivizzano che faccia pigliare questo ribaldo, e preso che sia, avvisarmi, ch'io lo manderò a tôrre, o che per qualche altro modo operi ch'io l'abbia ne le mani, acciò che tanto e sì enorme delitto non resti impunito; ch'io similmente ad ogni requisizione sua e d'ogn'altro officiale di Vostre Signorie serò pronto a far il medesimo e cosa di maggior importanza di questa, quando me ne sia solamente accennato. E in buona grazia di Vostre Signorie mi raccomando sempre.

Castelnovi, 24 septembris 1523.

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