CLXII

Ai medesimi

Magnifici ac potentes domini mei observandissimi. È accaduto a questi dì, quando la gente del Duca di Albania passorno per questa provincia, che alcuni soldati presero a Vitiana uno delli nostri, il quale andava drieto il campo per pigliare denari; che, per quanto ne ho relazione da uomini degni di fede, è giovane da bene; ma quelli soldati, o per rubarlo o per qualche suspizione che a loro nascesse, lo presero, come ho detto, e legaronlo, imputandoli che era delli banniti di questo paese, e che andava drieto al campo per fare qualche tristizia. Di poi accadde, che giungendo a Diecimo, incontrando uno suo parente detto Cristoforo di Lucca da Dessa, ed essendo da lui conosciuto, fu per opera di colui aiutato e favorito in modo che se ne fuggì. Pare che dalli prefati soldati sia stato fatto relazione a V. S., di sorte che hanno fatto pigliare il detto Cristoforo siccome uno commettitore di grandissimo fallo per avere liberato costui. Io fo fede a V. S. che questo che prima fu preso, nominato Battista di Gio. Andrea da Sassi, è di buonissima famiglia, nè da chi lo conosce è reputato se non per giovane da bene, e non ha bando nè condennazione alcuna; sì che nè quell'altro che l'ha liberato ha commesso per questo grande errore: onde io lo raccomando a V. S., e le prego che se non l'hanno ritenuto per altra causa, siano [269] contente per amore mio liberarlo: in buona grazia delle quali sempre mi raccomando.

Castelnovi, 13 ianuarii 1525.

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