Al medesimo
Magnifico messer Giovanfrancesco mio onorando. Avendo a questi dì avuto una vostra lettera, subito [298] le diedi risposta, ancora che fosse direttiva a madonna Alessandra, con speranza di mandarla per lo messo che ci avea portata la vostra, perchè promise di venire a tôrla la mattina, ma poi non venne; sicchè la lettera restò qui più di tre giorni poichè fu fatta. Finalmente la dirizzammo a Lendenara in mano d'un Ercole Malmignato, con speranza che ve l'abbia a mandare: forse che a quest'ora l'avete avuta, e forse anco che no. Quando pur fosse andata in sinistro, mi è paruto di replicarvi questa, la quale il fattore di messer Guido a Recano mi ha promesso di mandarvela per un messo a posta. Voi dunque intenderete, se già non l'avete inteso, che quando la vostra lettera arrivò, messer Guido si era ammalato d'una febbre molto acuta; ed essendolo io andato a visitare, mi disse ch'io vi scrivessi che voi venissi subito, per dar fine a quanto era tra voi promesso. Poi, cessando la febbre ed essendo ritornato meglio in sè, disse a madonna Alessandra, che vi rescrivessi che voi non vi affrettassi di venire, ma che sarìa buono che voi mandassi qui un vostro messo, il quale quando fosse accaduto peggio a messer Guido vi potesse subito venire a darne avviso, acciocchè voi lasciando ogni cosa aveste a venire. E così ella ve lo scrisse di sua mano, ed anco vi mandò la mostra di certi capelli. Ora intenderete che messer Guido sta assai bene; e gli è fallato un termine della febbre: speriamo che non ne avrà più. Per questo non ci accade ad affrettarvi altrimente per adesso; ma aspettare le cose vostre per poter poi venire espedito. [299] Ben vi conforta madonna Alessandra, ed io similmente, che cerchiate d'espedirvi più tosto che sia possibile, e che vegnate poi, acciò non intervenisse qualch'altra cosa che vi avesse a far danno. Altro non accade. Madonna Alessandra ed io vi ci raccomandiamo. Se avrete la lettera di sua mano, avrete inteso di quella camorra, e d'altre cose ch'ella vi scrive: se non l'avrete avuta, ve lo replicheremo un'altra volta.
Ferrariae, 28 iunii 1532.
Vostro,
Lodovico Ariosto.
A Villabona.