Agli Otto di Pratica in Firenze
Magnifici et excelsi Domini mihi observandissimi. Fin il maggio passato io scrissi a Vostre eccelse Signorie quello ch'io avevo fatto e potuto far con ragione nella causa che Bartolomeo di messer Jacopo da Barga ha con alcuni di questa ducale provincia, che esso dice che con la paga si fuggirono da lui a Buon Convento, e pienamente feci a Vostre Signorie (s'elle ebbero la mia lettera) intendere che avendo l'una parte e l'altra a paragone, avevo trovato quello che anco replicherò di novo, acciò che quelle non abbino di me questa mala openione, che a persona del mondo io volessi mancare di ragione, e tanto meno ne vorrei mancare alli sudditi suoi, che oltra che Vostre eccelse Signorie ho in riverenza, per rispetto della buona amicizia ch'io so essere tra il mio ill.mo signore Duca e cotesta eccelsa Repubblica, anche io particolarmente e per antiqua conversazione ch'i' ho [58] avuta in Fiorenza e per una naturale inclinazione son molto affezionato a cotesto Stato e desideroso di ubbidire li comandamenti suoi. Vostre Signorie dunque intenderanno di novo, che la cosa sta in questo modo: che Bartolomeo mandò a levare alcuni di questa provincia, che in tutto furon sette, e diè loro certi pochi denari, promettendoli come fussino a Castel Fiorentino, avrebbono il supplemento della paga; e essi dubitando di non essere menati a vento, gli protestaro, che non avendo quivi li lor denari, se ne voleano poter ritornare con quelli pochi denari che avevon presi; e così non niega uno, che Bartolomeo mandò quì, essere vero: come furono a Castelfiorentino, non v'era chi dèsse denari, e questi nostri voleano ritornarsi; ma pur pregandoli Bartolomeo, furon contenti d'andare a Poggibonici; ma protestando di novo, se quivi non avean la paga, se ne ritornerebbono a casa; da Poggibonici, con simili preghi e promesse, furono tratti a Siena. Non essendo anco a Siena chi lor dèsse denari, se ne volsono ritornare; pur Bartolomeo pregando e promettendo e dando loro anche qualche quattrino, fece tanto che restaro: e venendo il campo a Siena, furo in su le mura, e feron la lor fazione; e da Siena poi, senza dar lor la paga, con simili preghi e promesse furon tratti fino a Buon Convento; dove non avendo anco la paga, nè speranza di averla, e per la più parte dissolvendosi il campo, se ne vennero con molti altri, e se ne portaron quelli pochi denari che avevan preso; che in sette compagni furon circa dieci o dodici ducati. Questo ch'io [59] scrivo a Vostre eccelse Signorie fu confirmato da una parte e dall'altra in mia presenza esser vero. Ma perchè la professione mia non è d'arme, non mi confidando di sapere giudicare in questa causa, chiamai, con un dottore che abbiamo qui assai ben dotto, molti uomini da bene, c'hanno fatto il mestiero del soldo; li quali disseno, che a quel dì che arrivaro a Castelfiorentino doveva cominciare il servizio di questi fanti, e poi compensare chi era più, o li dì ch'avean servito o la rata delli denari che avevan presi. Questa determinazione non piacque a chi era venuto per Bartolomeo, e si partiron; e hanno fatto querela a Vostre eccelse Signorie come io non gli voglia far ragione. Quelle intendono il caso, e perchè son prudentissime, e hanno costì copia di soldati e persone che intendono meglio l'uso dell'arme, che non fo io, nè questi qui meco, con li quali io mi posso consigliare; supplico Vostre eccelse Signorie che giudichino questa causa, e che mi avvisino quello che vogliono ch'io faccia, ch'io sono per condennare e assolvere questi miei, secondo il giudicio di quelle: e quando Bartolomeo dicessi che la cosa stessi altrimente, io manderò a star seco al paragone uno di questi fanti, che chiariranno le menti di Vostre Signorie; in bona grazia de le quali mi raccomando sempre.
Castelnovi, 24 septembris 1522.
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