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Poi che gittar mi vidi i prieghi invano,

né mi sperare altronde altro soccorso,

e che più sempre cupido e villano

a me venìa, come famelico orso;

io mi difesi con piedi e con mano,

ed adopra'vi sin a l'ugne e il morso:

pela'gli il mento, e gli graffiai la pelle,

con stridi che n'andavano alle stelle.

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