Prefazione

Il Positivismo è diventato, nella seconda metà del secolo XIX, quel che fu il materialismo nel secolo XVIII, una filosofia, in altri termini, la quale, mentre raccoglie il consenso della maggior parte delle persone colte, aduna in sè i requisiti che si richiedono per risolvere i conflitti sociali.

Una volta le religioni erano tutto, le filosofie niente, se non in quanto umilmente e scrupolosamente ne ripetevano e, dirò così, ne conservavano i dettati.

Oggi l’éra delle religioni rivelate sembra chiusa, almeno per le persone colte. Non potendosi più aspettare la salute dal soprasensibile gli intelletti hanno compreso la necessità di chiederla alla natura stessa, ai fatti. Nacque così il positivismo che è la Filosofia dei fatti, in antitesi alla metafisica tradizionale, che è la Filosofia delle astrazioni. Com’è noto, i positivisti lasciano impregiudicata la questione del sovrannaturale; frattanto domandano alle leggi della vita, ch’essi studiano nei multiformi suoi processi, il segreto della vita stessa, e quindi anche in rapporto al ristretto mondo umano, la risoluzione delle antinomìe in cui spesso è dibattuto.

Purtroppo così il metodo come le dottrine del positivismo sono poco note al popolo, e in particolare alle classi operaje, le quali, d’altra parte poco preparate, mal si adatterebbero a digerire in tutto il loro monumentale volume le opere dei maestri del positivismo: i Comte, i Littré, i Mill, gli Spencer, ecc.

Nelle sessantaquattro paginette di questo fascicolo io ho tentato di volgarizzare – ben s’intende, nella forma più chiara e nella misura più esatta che mi fu possibile – sia il metodo positivista, sia alcune fra le principalissime dottrine che, in materia di Religione e di Morale (le due per avventura le quali più da vicino interessano il nostro essere intellettuale) insegnano i capi-scuola della Filosofia Positiva. Mi sorride la speranza di poter così infondere qua e là in qualcuno il desiderio di approfondir meglio per proprio conto, o sulle opere originali, ovvero su estratti ed esposizioni più ampie, una materia ch’io non solo stimo degnissima di meditazione, ma importantissima per lo stesso progresso sociale.

Aroldi.

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