Balzac

La fisiologia, questa scienza degli esseri viventi, fu trasportata nel campo dei costumi e delle passioni umane da Balzac. Nessun sentimento, nessun pregiudizio, nessuna età sfuggì alla sua analisi: egli fece la vivisezione umana.

Se si volessero esaminare le sue opere, non basterebbe un volume in-folio. Pochi filosofi al pari di lui hanno sì profondamente scrutato il cuore dell’uomo. La donna specialmente, questo essere fragile e misterioso, questo fiore dai mille colori, rinvenne in lui il suo naturalista, il suo poeta.

Ma quanto gli costarono queste osservazioni che sembrano gettate là con noncuranza, e contengono tante verità che nessuno aveva osato di scrivere prima di lui!

Quando si recò a Parigi era bello, pieno di vita e di salute. Senza stancarsi, studiava assiduamente; gli occhi suoi corruscavano di letizia ed un gajo sorriso sempre gl’infiorava le labbra. In casa insegnava per ispasso il latino alle sorelle, o trastullavasi a riordinare i libri che andava acquistando co’ suoi risparmi.

Cominciò fino da giovane a raccogliere quella preziosa suppellettile di libri che orgogliosamente additava agli amici negli ultimi anni di sua vita «e che egli avrebbe lasciato in dono alla sua città natale, dice il bibliofilo Jacob, se questa città non avesse fatto mostra d’indifferenza, e di disprezzo verso di lui.»

I creditori furono il costante tormento della sua vita. Annojato dalle loro domande, Balzac cadeva talvolta in profonda tristezza.

Quasi ogni sera pranzava da sua sorella Laura, stabilita a Parigi collo sposo e due figliuole.

— Suvvia, gazzelle mie, (così chiamava le nipoti) disse un dì entrando, datemi un foglio di carta ed una matita... presto!

Gli fu recato quanto chiedeva. Passò quasi un’ora, non già a scrivere qualche scena di romanzo, ma a schierare in colonna cifre e sommarle.

— Cinquantanovemila franchi! mormorò; sono debitore di 59 mila franchi! non mi resta più che spaccarmi le cervella o gittarmi nella Senna!

— Ed il romanzo che hai incominciato per me non lo terminerai? gli diceva piangendo sua nipote Sofia.

— Angelo mio!... infatti, ho torto di perdermi così di coraggio. Lavorerò per te e forse mi sorriderà la fortuna. Bando alle tristi idee! Termino il tuo romanzo, lo vendo per 10 mila franchi; gli editori mi fanno nuove offerte... A meraviglia! Pago in due anni tutti i miei creditori: divento ricco, pari di Francia! Benone! Frattanto andiamo a pranzo.

Spesso trastullavasi colle sue nipoti per intiere giornate, come faceva Enrico IV coi suoi figli. Quando sua sorella lo rimproverava di perdere momenti così preziosi, esclamava:

— Taci, Petrarca! (le dava per ischerzo questo nome perchè la aveva nome Laura). È necessario che la mia testa si sollevi, altrimenti diventerei tutto cervello.

La moltitudine e la confusione delle sue correzioni rendevano così difficile il lavoro dei compositori di stamperia, che negli accordi che essi stipulavano col proprietario dello stabilimento, ponevano per clausola di non essere costretti a fare ogni giorno più di due ore di Balzac.

— Badate, gli diceva lo stampatore, che sarete alla fine dei conti aggravato da 1800 o 2000 lire di spesa.

— Che m’importa? rispondeva Balzac; fate pure.

Le correzioni di alcuni libri sorpassarono di 300 o 400 franchi il prezzo pagatogli dall’editore. Gli era difficile con tale sistema pagare i debiti.

L’editore Floussiaux di Parigi pubblicò una edizione delle sue opere che comprende 90 romanzi, o novelle, formanti 120 volumi circa in-8°, Un paziente suo ammiratore fece il calcolo che tutti i personaggi posti in scena da Balzac toccano la cifra di 5009.

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