Capitolo primo.Sordi fremiti.

È una mesta sera. Il cielo è sereno, ma la serenità non è negli animi… Parigi è cupo… a guardarlo fa paura. Lo diresti un vulcano nel cui seno si sente ribollire la lava… Quei fremiti sono poca cosa – parole sussurrate a bassa voce – radunanze segrete tradite da un lume che si vede tremolare dalle chiuse persiane d'una casa che diresti deserta. Sono crocchi che si formano qua e là, sono voci di tradimenti – minaccie di vendetta!... Impazienze frenate a stento. I cittadini armati stanno di guardia ai cannoni di cui è munita la cinta, paurosi di lasciarseli togliere… o negli animi si agita un sinistro presentimento che dice – tutto non è finito.

L'Assemblea Nazionale

Il 12 febbraio si radunò la nuova Assemblea Nazionale in Bordeaux nel teatro della commedia.

La bella città che si specchia nella Garonna, e pare superba della operosità del suo commercio, della bellezza delle sue contrade, della sua vita infine, era così gremita di gente che o non si trovavano alloggi, o si avevano a prezzi favolosi.

La piazza della Commedia era fino da mezzodì piena di spettatori che vi si erano recati per veder passare i rappresentanti.

Alcuni picchetti ed un cordone di guardia nazionale posti davanti al teatro, permettevano ai deputati il libero accesso alla sala.

La maggior parte degli eletti sono perfettamente sconosciuti alla popolazione. – Sulla piazza si additano con qualche interesse, Thiers, Arago!... ed alcuni altri ancora – si cerca con avido sguardo uno sopra tutti: Gambetta.

Tutte le preoccupazioni si fermano su questi tre personaggi. – La folla però non è che fredda.

I deputati vi stavano alquanto a disagio. Essi occupano tutta la platea e le loggie del contorno, per cui la circolazione ne resta difficile. Molti di essi hanno fatto inchiodare le loro carte sulle seggiole, ma i migliori posti, come sempre, sono per i primi arrivati.

La loggia di proscenio del pianterreno a sinistra è assegnata ai redattori del resoconto ufficiale. Quella di destra è occupata dagli stenografi. Ai giornalisti sono destinati una cinquantina di posti nella grande loggia della prima galleria.

La seconda galleria ed il loggione sono riservate al pubblico.

Nel grande ridotto è stata disposta un'immensa tavola rotonda, coperta da un tappeto verde.

Nel mezzo vi è la seggiola del presidente che sarà occupata provvisoriamente dal decano d'età.

Le due scale che conducono al ridotto sono salite e discese da deputati che non si conoscono tra di loro e che si incontrano salutandosi appena.

Quelli che appartengono alle vecchie assemblee formano un gruppo; essi hanno presa immediatamente conoscenza dei luoghi, vanno alla questura, chiamano gli uscieri per nome e danno con confidenza i loro soprabiti agli inservienti. I nuovi eletti si mostrano invece più timidi e forse un po' imbarazzati.

La seduta è aperta a tre ore.

Circa trecento deputati stanno nel foyer del Grand-Téatre. Fra i deputati notansi i membri del Governo di Parigi con Favre, e i generali Chanzy, D'Aurelles de Paladines, l'ammiraglio Fourichon, Thiers, Baze, già questore nell'Assemblea del 1848, e Paul de Rémusat. Due membri della Delegazione di Bordeaux e Gambetta mancano.

Duecentocinquanta o trecento deputati si radunano nella sala dell'Assemblea.

Vi entra Rochefort. Porta una camicia rossa e prende posto sul penultimo banco della montagna.

Dopo breve discussione viene costituito il seggio della presidenza, quand'anche l'Assemblea non sia ancora in numero, e ciò perchè si crede necessario far sapere tosto al paese che l'Assemblea è legalmente costituita.

Rimane perciò presidente il decano d'età signor Benoit-d'Azy e segretari i signori Duchatel, de Castellane, Ebraly e Paul de Rémusat.

Per la gravità della circostanza il presidente propone di dichiarare che l'Assemblea è costituita. La proposta è adottata all'unanimità.

Benoit d'Azy, che occupò come presidente per età, il seggio della presidenza fino alla definitiva costituzione degli uffici, ha 75 anni, ed è un legittimista ultramontano che combattè nelle varie fasi della sua vita politica con ugual forza contro l'Orleanismo, la repubblica e l'impero. Sotto la sua presidenza venne tenuta la famosa seduta dei deputati nella Mairie del decimo circondario il 3 dicembre 1851.

Fu egli quello che proclamò in quel giorno fatale la destituzione del presidente Luigi Bonaparte, ed egli è di nuovo colui che inaugura la prima assemblea repubblicana dopo la caduta dell'impero. Che egli poi dovesse fungere da presidente per età in questa sessione, si spiega dalla circostanza che la maggioranza dei deputati non era ancora giunta in Bordeaux. Fra questi trovavansi alcuni deputati più vecchi di lui p. e., il generale Changarnier che ha 80 anni.

Così costituita fino dalla prima seduta l'assemblea, alle quattro ore i deputati uscivano dal teatro e passavano di nuovo tra la folla, la quale serbò il medesimo contegno come al loro arrivo.

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