Condizioni mutate.

Ma come cambiate appaiono le circostanze della lotta, da un anno a questa parte! Io chiudevo la mia ultima lettera, incerto di fronte a quello che poteva essere l'avvenire del modernismo. Avrebbe la chiesa tollerato l'intensa propaganda d'idee che i suoi rappresentanti, più o meno nascostamente, andavano facendo, e avrebbe così permesso che il nuovo atteggiamento religioso s'insinuasse nella collettività dei fedeli e sostituisse l’antico, favorendo, forse inconsapevolmente, il passaggio dal vecchio al nuovo cattolicismo? pure avrebbe arrestato violentemente l'opera di mal celata penetrazione e avrebbe cercato di soffocare le embrionali volontà di rinnovamento, pretendendo di conservare immutato il patrimonio della sua teodicea e della sua disciplina medioevali? Un anno fa, io non avevo ancora, a mio parere, i dati necessari per scegliere nell'alternativa. Personalmente inclinato a ritenere che il passaggio dal vecchio mondo religioso non si sarebbe potuto realizzare senza scosse e resistenze furibonde, ero colpito però dalla certezza che molti miei amici mostravano circa la possibilità di veder guadagnare adagio adagio posizioni autorevoli nella gerarchia a uomini capaci di comprendere la fatalità del movimento e la necessità di fare ad esso buon viso. Ogni illusione di questo genere è scomparsa per sempre. E le previsioni non possono essere più dubbie. Due volte la chiesa di Roma ha parlato autorevolmente, e due volte, quanti, preoccupati dei suoi destini in seno alla società contemporanea, avevamo sognato un ringiovanimento delle sue energie e dei suoi metodi, abbiamo piegato le nostre fronti, sotto il peso dell'umiliazione e del disinganno. La chiesa di Roma ha respinto da sè brutalmente tutti coloro che pure bramosi del solo suo bene avevano sognato una difesa della sua opera nel mondo meno ostica all'anima contemporanea, meno refrattaria alle conclusioni inappellabili della nostra scienza critica e dei nostri metodi filosofici. Come le madri spartane, la chiesa ammonisce i suoi figli che partono alla conquista dello spirito moderno, additando la scolastica, come uno scudo, e ripetendo: con questo o su questo. Ed essa intende: o voi, con me, difenderete le idee che io ho assorbito nel medio evo e che sono diventate una cosa sola col mio pensiero, o voi cadrete con queste idee, non preoccupandovi di riguadagnare con mezzi nuovi e attraverso vie originali la perduta egemonia spirituale. Ma in questa maniera la chiesa sembra di aver dimenticato che nelle realtà spirituali combatte meglio e più valorosamente, non chi si ostina nella difesa assurda di posizioni strategicamente insignificanti, bensì chi sa assimilare il meglio dei propri avversari, guadagnare le loro posizioni più avanzate, ristabilendo l'armonia là dove il dissidio sembrava più irrimediabile.

Frattanto bisogna riconoscere che le posizioni sono state prese da una parte e dall'altra, dal Vaticano e dai modernisti, con uguale chiarezza. Il Vaticano ha dichiarato inaccettabile ogni tentativo di conciliazione fra il vecchio formulario dommatico che la tradizione medioevale gli ha trasmesso, e i modernisti, dal canto loro, hanno dichiarato di tenere in non cale l'anatema pontificio, e bramosi di salvare ad ogni costo e assicurare la vitalità dello spirito cristiano, hanno continuato tranquillamente il loro lavoro. Il divorzio è implicitamente dichiarato ed insanabile: la separazione pubblica è questione di anni, se non di mesi. Consapevoli di lavorare per un'opera colossale, i modernisti cercano di evitare ogni rottura precipitosa. Il cristianesimo, essi dicono, impiegò tre secoli per guadagnare il trono e la legislazione imperiale. Per quanto i nostri metodi di propaganda, la rapidità degli scambi e delle comunicazioni, rendano oggi il cammino di un'idea infinitamente più intenso, non si può pretendere che l'atteggiamento religioso che è alla base del modernismo si diffonda trionfalmente in tre anni.

Nelle città e nelle campagne italiche; in piccoli cenacoli e in riunioni segrete: nelle parrocchie disperse e nelle canoniche cadenti, oggi sono disperse a decine, a centinaia le anime in cui lo spirito di speranza e di carità, schivo di ogni intransigenza dommatica, rinasce con fervore inatteso e spezza le barriere fittizie dell'autoritarismo cattolico. Chi narrerà i sogni di queste anime, aspettanti nel silenzio la redenzione d'Israele? Chi raccoglierà le loro confidenze e i loro fremiti dell'attesa?

Amici vicini e lontani, rallegratevi: il giorno del Signore è vicino. Un vostro fratello vi annuncia prossimo il giorno in cui l'eredità del Cristo, empiamente dilapidata, passerà dalle mani del sospettoso Vaticano, nelle vostre e voi, organizzati in una chiesa in cui si espanderà una nuova e più vera fioritura di cattolicismo, la raccoglierete per farne rifluire i tesori di bontà e di consolazione su quel nuovo mondo sociale che si avanza trionfatore con un programma di più alta, più piena giustizia.

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