Petrarch on the Conspiracy of Marino Faliero.[485]
"Al giovane doge Andrea Dandolo succedette un vecchio, il quale tardi si pose al timone della repubblica, ma sempre prima di quel, che facea d' uopo a lui ed alia patria: egli è Marino Faliero, personaggio a me noto per antica dimestichezza. Falsa era l' opinione intorno a lui, giacchè egli si mostrò fornito più di coraggio, che di senno. Non pago della prima dignità, entrò con sinistro piede nel pubblico Palazzo: imperciocchè questo doge dei Veneti, magistrato sacro in tutti i secoli, che dagli antichi fu sempre venerato qual nume in quella città, l' altr'jeri fu decollato nel vestibolo dell' istesso Palazzo. Discorrerei fin dal principio le cause di un tale evento, se cosi vario, ed ambiguo non ne fosse il grido: nessuno però lo scusa, tutti affermano, che egli abbia voluto cangiar qualche cosa nell' ordine della repubblica a lui tramandato dai maggiori. Che desiderava egli di più? Io son d' avviso, che egli abbia ottenuto ciò, che non si concedette a nessun altro: mentre adempiva gli uffici di legato presso il Pontefice, e sulle rive del Rodano trattava la pace, che io prima di lui avevo indarno tentato di conchiudere, gli fu conferito l' onore del ducato, che nè chiedeva, nè s' aspettava. Tornato in patria, pensò a quello, cui nessuno non pose mente giammai, e soffrì quello, che a niuno accadde mai di soffrire: giacchè in quel luogo celeberrimo, e chiarissimo, e bellissimo infra tutti quelli, che io vidi, ove i suoi antenati avevano ricevuti grandissimi onori in mezzo alle pompe trionfali, ivi egli fu trascinato in modo servile, e spogliato delle insegne ducali, perdette la testa, e macchiò col proprio sangue le soglie del tempio, l' atrio del Palazzo, e le scale marmoree endute spesse volte illustri o dalle solenni festività, o dalle ostili spoglie. Ho notato il luogo, ora noto il tempo: è l' anno del Natale di Cristo, 1355, fu il giorno diciotto aprile si alto è il grido sparso, che se alcuno esaminerà la disciplina, e le costumanze di quella città, e quanto mutamento di cose venga minacciato dalla morte di un solo uomo (quantunque molti altri, come narrano, essendo complici, o subirono l' istesso supplicio, o lo aspettano) si accorgerà, che nulla di più grande avvenne ai nostri tempi nella Italia. Tu forse qui attendi il mio giudizio: assolvo il popolo, se credere si dee alia fama, benchè abbia potuto e castigate più mitemente, e con maggior dolcezza vendicare il suo dolore: ma non cosi facilmente, si modera un' ira giusta insieme, e grande in un numeroso popolo principalmente, nel quale il precipitoso, ed instabile volgo aguzza gli stimoli dell' iracondia con rapidi, e sconsigliati clamori. Compatisco, e nell' istesso tempo mi adiro con quell' infelice uomo, il quale adorno di un' insolito onore, non so, che cosa si volesse negli estremi anni della sua vita: la calamità di lui diviene sempre più grave, perchè dalla sentenza contra di esso promulgata apparirà, che egli fu non solo misero, ma insano, e demente, e che con vane arti si usurpò per tanti anni una falsa fama di sapienza. Ammonisco i dogi, i quali gli succederanno, che questo e un' esempio posto innanzi ai loro occhi, quale specchio, nel quale veggano d' essere non signori, ma duci, anzi nemmeno duci, ma onorati servi della Repubblica. Tu sta sano; e giacchè fluttuano le pubbliche cose, sforziamoci di governar modestissimamente i privati nostri affari."—Viaggi di Francesco Petrarca, descritti dal Professore Ambrogio Levati, Milano, 1820, iv. 323-325.
The above Italian translation from the Latin epistles of Petrarch proves—1stly, That Marino Faliero was a personal friend of Petrarch's; "antica dimestichezza," old intimacy, is the phrase of the poet. 2dly, That Petrarch thought that he had more courage than conduct, "più di coraggio che di senno." 3dly, That there was some jealousy on the part of Petrarch; for he says that Marino Faliero was treating of the peace which he himself had "vainly attempted to conclude." 4thly, That the honour of the Dukedom was conferred upon him, which he neither sought nor expected, "che nè chiedeva, nè aspettava," and which had never been granted to any other in like circumstances, "ciò che non si concedette a nessun altro," a proof of the high esteem in which he must have been held. 5thly, That he had a reputation for wisdom, only forfeited by the last enterprise of his life, "si usurpò per tanti anni una falsa fama di sapienza."—"He had usurped for so many years a false fame of wisdom," rather a difficult task, I should think. People are generally found out before eighty years of age, at least in a republic.—From these, and the other historical notes which I have collected, it may be inferred, that Marino Faliero possessed many of the qualities, but not the success of a hero; and that his passions were too violent. The paltry and ignorant account of Dr. Moore falls to the ground. Petrarch says, "that there had been no greater event in his times" (our times literally), "nostri tempi," in Italy. He also differs from the historian in saying that Faliero was "on the banks of the Rhone," instead of at Rome, when elected; the other accounts say, that the deputation of the Venetian senate met him at Ravenna. How this may have been, it is not for me to decide, and is of no great importance. Had the man succeeded, he would have changed the face of Venice, and perhaps of Italy. As it is, what are they both?