La caduta della Bastiglia si può dire che aveva scossa tutta la Francia nelle più profonde basi della sua esistenza. Il rumore di queste meraviglie vola dappertutto con la naturale celerità del rumore, con un effetto creduto fin soprannaturale, prodotto dai complotti. Furono forse d'Orléans o Laclos, oppure Mirabeau (non certo sovraccarico di quattrini a quel tempo) che mandarono Corrieri a cavallo fuori di Parigi, coll'ordine di galoppare «su tutti i raggi», per tutte le vie maestre, verso tutti i punti della Francia? È un miracolo che nessun individuo dotato di penetrazione vorrà mettere in dubbio.
Già in moltissime città s'erano formati Comitati Elettorali, per rimpiangere Necker con arringhe e con deliberazioni. In più d'una città, come Rennes, Caen, Lyon, un popolo in fermento manifestava di solito il suo rimpianto coi pezzi di mattoni e coi fucili. Ma ora ad ogni Città estrema della Francia arrivano in questi giorni di terrore «uomini», come sogliono gli uomini arrivare, e per lo più «a cavallo»; giacchè il Rumore spesso viaggia a cavallo. Questi uomini dichiarano, con aspetto allarmato, che i Briganti stanno per venire, che sono a un passo; poi, riprendono il galoppo per disbrigare gli altri loro affari, e avvenga quel che avvenga! Udito ciò, l'intera popolazione di quella città corre ad armarsi per la difesa. Una petizione viene subito inoltrata all'Assemblea Nazionale; in tale pericolo, nel terrore del pericolo, il permesso di organizzarsi non può essere negato: così la popolazione armata diviene dappertutto un'arruolata Guardia Nazionale. Cavalca il Rumore, andando di galoppo, lungo tutti i raggi, movendo da Parigi, per questo scopo: in pochi giorni, alcuni dicono in non molte ore, tutta la Francia, fino agli estremi confini, è irta di baionette. Caso singolare, eppure innegabile, – vi sia oppure no del miracoloso. Ma come un liquido chimico che, quantunque raffreddato fino all'estremo punto voluto per la congelazione o assai più in là, resta tuttavia allo stato liquido, e poi al più leggero urto, alla più lieve scossa, d'un tratto si tramuta interamente in ghiaccio; così la Francia, che ha subìto lo stesso trattamento chimico per lunghi mesi, anzi per anni, fino a ridursi sotto zero, scossa ormai dalla caduta della Bastiglia, istantaneamente si congela; riducendosi una massa cristallizzata di tagliente acciaio! Guai a chi la tocca!
In Parigi un Comitato Elettorale con un nuovo Maire e un nuovo Generale si dà un gran da fare perchè i lavoratori belligeranti ripiglino i loro mestieri. Forti Dame del Mercato (Dames de la Halle) fanno arringhe di congratulazione e donano dei «mazzi di fiori all'Altare di Santa Genoveffa». Gli uomini non arruolati depositano le armi – per altro non così prontamente come poteva desiderarsi, e ricevono «nove franchi». Col Te Deum, con le Visite Reali, con la Rivoluzione sancita si ha un tempo alcionico, d'uno splendore quasi soprannaturale; l'uragano è dissipato.
Nondimeno, come è naturale, le onde ancora infuriano, e nel cavo delle rocce risuona il loro mormorio. Non siamo che al 22 del mese, appena una settimana dacchè è caduta la Bastiglia e d'un tratto si viene a sapere che il vecchio Foulon è vivo; anzi ch'egli è qui, e di buon mattino percorre le strade di Parigi: lo sfruttatore, il complottatore, colui il quale voleva che il popolo mangiasse erba, e fu sempre fin dall'inizio un bugiardo! – È proprio così. Il finto «funerale sontuoso» (di qualche domestico morto), il nascondiglio di Vitry verso Fontainebleau, a nulla valsero per quel disgraziato vecchio. Qualche domestico o dipendente, poichè nessuno ama Foulon, lo ha tradito al villaggio. Dei villani spietati di Vitry lo scovano, gli piombano addosso come segugi infernali: via per l'occidente, vecchio infame; a Parigi, per esser giudicato all'Hôtel-de-Ville! Il suo vecchio capo, reso canuto da settantaquattro anni di vita, è scoperto; hanno attaccato un emblematico fascio di erba alla sua schiena; gli han messa al collo una ghirlanda di ortiche e di cardi: in questo modo, tirato con le corde, spinto innanzi con bestemmie e minacce, egli deve procedere trascinando le sue vecchie membra: un vecchio degno più che altro mai di pietà, eppure di tutti i vecchi il meno compatito.
Il fuligginoso Saint-Antoine e ogni strada vanno ad ingrossare la folla quando egli passa; – al punto che l'Aula dell'Hôtel-de-Ville, e la stessa Place de Grève difficilmente potranno contenere la sua scorta. Foulon deve non solo essere regolarmente giudicato, ma giudicato sul posto, senza alcun indugio. Eleggete sette giudici, o voi Municipali, o se vi piace settantasette; nominateli voi medesimi, o li nomineremo noi: ma egli sia giudicato senz'altro. La rettorica elettorale, l'eloquenza del Maire Bailly sono sprecate per ore ed ore nello spiegare la bellezza dei differimenti che accorda la legge. Differimenti e sempre differimenti! Bada, o Maire del Popolo, il mattino s'è dileguato nel meriggio, ed egli resta ancora non giudicato! – Lafayette, mandato a chiamare in gran fretta, arriva ed esprime il suo parere: Questo Foulon, persona ben nota, è reo quasi senza dubbio; ma non potrebbe avere dei complici? Non si potrebbe abilmente cavargli di bocca la verità – nella prigione dell'Abbadia? Questo è un nuovo lume! Il Sanculottismo batte le mani; – e Foulon (nel suo contento, quasi che il Destino lo avesse voluto) batte anch'egli le mani. – «Vedete! essi sono d'accordo!» grida il nero Sanculottismo, invaso dalla furia del sospetto. – «Amici», disse una persona decentemente vestita, facendosi avanti, «a che giudicare quest'uomo? Non bastano gli ultimi trent'anni a giudicarlo?» Con urli selvaggi, il Sanculottismo lo afferra con le sue cento mani, ed è portato come dal turbine a traverso la Place de Grève, fino alla «Lanterne», il lampione che si trovava all'angolo della Rue de la Vannerie; mentre egli amaramente implora che gli si risparmî la vita – implorando al deserto. Con la terza corda (poichè, dopo essersene rotte due, quella voce tremante ancora implora) si giunse alfine ad impiccarlo! Il suo corpo è trascinato per le strade, la sua testa è portata in cima ad una picca, e la sua bocca è piena d'erba: tutto ciò fra suoni che paiono infernali, d'una gente che mangia erba.
Di certo, se la Vendetta è una «specie di Giustizia», è una «selvaggia Giustizia»! O folle Sanculottismo, ti sei tu sollevato, nel tuo tenebroso furore, nella sordidezza dei tuoi cenci, inaspettatamente, come un Encelado sepolto vivo, di sotto la sua Trinacria? Coloro i quali volevano che tu mangiassi erba sono omai ridotti a mangiarla a quel modo? Dopo tante generazioni che si sono lamentate in silenzio è venuto alfine il tuo turno? – A questi rivolgimenti dell'abisso, a queste inversioni spaventevoli, istantanee, del centro di gravità, sono soggetti tutti i Solecismi umani, senza saperlo; e più son falsi e più son alti, più vi sono soggetti!
Ad accrescere l'orrore del Maire Bailly e dei suoi Municipali, si sparge la voce che anche Berthier è stato arrestato e che viene a quella volta da Compiègne. Berthier, Intendente (cioè Esattore delle imposte) di Parigi, sicofante e tiranno, incettatore di grano, organizzatore dei Campi contro il Popolo; è accusato di molte cose: eppoi non è egli genero di Foulon, e non basta questo a renderlo reo di tutto? Per giunta in quei momenti in cui il Sanculottismo ha il sangue alla testa! I Municipali inorriditi mandano uno dei loro per iscortarlo con le Guardie Nazionali a cavallo.
Al cader del giorno, il disgraziato Berthier, mostrandosi ancora coraggioso nel volto, giunge alla Barriera, in carrozza aperta, col Municipale accanto; lo seguono cinquecento uomini a cavallo, con le spade sguainate; una buona quantità di persone inermi a piedi: tutto ciò non senza rumore! Vengono tenuti alti intorno a lui dei manifesti su cui si legge il suo atto d'accusa formulato dal Sanculottismo, come esso suole, con illegale brevità, «a grandi lettere». Parigi è venuta fuori ad incontrarlo: si son messi a batter le mani, le finestre si sono spalancate al suo passaggio; la gente lo ha accolto danzando, cantando inni di trionfo; a modo di Furie. In ultimo gli vanno incontro con la testa di Foulon infilata ad una picca. A tal vista, il «suo sguardo potea divenir vitreo», poteva sentirsi mancare! – Eppure, sia qual si voglia la sua coscienza, i suoi nervi sono di ferro. All'Hôtel-deVille si rifiuta di rispondere. Egli dice di aver ubbidito ad ordini superiori; hanno essi le sue carte, e possono giudicarlo e decidere: quanto a lui, non avendo chiuso occhio per due notti, chiede, prima di ogni altra cosa, di poter dormire. Sonno di piombo, o miserabile Berthier! Le Guardie si alzano insieme a lui, movendo verso l'Abbadia; senonchè, appena giunti alla porta dell'Hôtel-de-Ville, sono violentemente separati, come da un vortice di braccia in furore; e Berthier è spinto con impeto verso la Lanterna. Egli dà di piglio ad un moschetto, e con quello picchia e colpisce, difendendosi come un leone furioso, finchè è buttato a terra, poi calpestato, poi impiccato, poi fatto a brani; anche la sua testa, e poi di più il suo cuore, in cima ad una picca, volano per la Città.
Orribile cosa in Paesi che hanno conosciuta una giustizia uguale; ma non così anormale in Paesi che non l'hanno mai conosciuta. «Le sang qui coule, est-il donc si pur?» domanda Barnave; volendo intendere che la forca, quantunque con metodo irregolare, non fa gran male. – E tu stesso, o Lettore, quando svolti quell'angolo della Rue de la Vannerie e discerni ancora quella medesima mensola di vecchio ferro, dall'aspetto sinistro, non puoi a meno di riflettere su tante cose. Essa ancora è là «attaccata sulla bottega d'un droghiere» o altrove; avente «un busto di Luigi XIV nella nicchia al disotto», che ora non è più nella nicchia – e ancora manda la sua luce scialba d'olio di pesce; e ha visto mondi in ruina, e non dice nulla.
Ma, all'occhio del Patriottismo illuminato, che era mai quella nube tenebrosa che, ratta, veniva plasmandosi nella vivida luce del tempo alcionico? Nuvola nera come l'Erebo, che fa presagire un'elettricità latente senza limiti. Il Maire Bailly, il Generale Lafayette, indignati, si dimettono; – e bisogna farli tornare con le lusinghe. La nuvola scompare come fanno le nuvole del temporale. Ritorna il tempo alcionico, quantunque d'aspetto più bigio e d'un carattere che evidentemente è sempre meno soprannaturale.
Dopo tutto e qualunque sia stato l'urto, la Bastiglia sarà cancellata dalla nostra Terra, e con essa il Feudalismo, e il Dispotismo; ed è a sperare anche la Scelleratezza generale e quanto v'è d'inumano nei rapporti tra fratello e fratello. Ma purtroppo la Scelleratezza e l'Inumanità non sono così facili a sparire! Quanto alla Bastiglia, essa va crollando di giorno in giorno, di mese in mese; i suoi massi di pietra e i suoi ciottoli sono buttati giù di continuo per ordine espresso dei nostri Municipali. I curiosi gironzano a frotte per le sue caverne e guardano stupiti gli scheletri che si sono trovati murati, le oubliettes, le gabbie di ferro, mostruosi blocchi di pietra con le catene e i catenacci. Un giorno scorgiamo Mirabeau che si aggira in quel luogo insieme al Ginevrino Dumont. Gli operai e gli osservatori gli fanno largo con riverenza, spargendo versi e fiori sul suo sentiero, e, fra gli applausi, riempiono la sua carrozza di carte della Bastiglia e di varie curiosità.
Abili Editori compilano i libri degli Archivi della Bastiglia; almeno da quel tanto che ne rimane, non distrutto dal fuoco. La chiave di quel Covo di Ladri passerà l'Atlantico e si poserà sulla tavola nella sala di Washington. Il grande orologio cammina adesso nell'appartamento privato di un Orologiaio patriota, e non più misura ore di sola mestizia. La Bastiglia è svanita, svanita per così dire; il corpo, o le pietre connesse insieme, resta sospeso, in una metamorfosi benigna pei secoli a venire, sulle acque della Senna come Pont Louis Seize ; l’anima di essa vive, forse ancora più a lungo nella memoria degli uomini.
Fino a questo punto, o augusti Senatori, voi ci avete condotti coi vostri giuramenti del Jeu de paume, con la vostra inerzia, con i vostri impeti, nonchè con la vostra sagacia e pertinacia. «E pensate ancora, signori», come i Petizionarî giustamente notavano, «voi che eravate i nostri salvatori, aveste voi medesimi bisogno di salvatori» cioè dei bravi Bastiglieri; degli operai di Parigi, per la più parte in disastrose condizioni pecuniarie. Si aprono sottoscrizioni, si formano liste più accurate di quelle di Elie; si fanno arringhe, si forma un corpo di Eroi della Bastiglia, quasi completo – paragonabile agli Argonauti, sperando di durarla come quelli; ma in poco più di un anno il turbine dalle cose li divise e furono distrutti. I più alti superlativi raggiunti dall'uomo, sono seguiti da altri più alti ancora, fin che degenerano in comparativi e in positivi! Nell'assedio della Bastiglia, a confronto della quale nella bilancia storica la più parte degli assedî, compreso quello della città di Troia, sono festuche, riscontriamo che fra uccisi e feriti mortalmente, dalla parte degli assedianti sono poco più di ottanta persone; e dalla parte degli assediati, dopo tutto quell'abbruciamento di paglia, quelle pompe di fuoco, e quel diluvio di moschetteria, un solo povero Invalido colpito e trovato irrigidito (roidemort) sui bastioni! La fortezza della Bastiglia, come la città di Gerico, fu rovesciata da un suono miracoloso.