CAPITOLO III DISTRUZIONE

I sospetti possono ben tremare; ma tanto più i ribelli dichiarati: – le Città girondine del Mezzodì! L'Esercito Rivoluzionario è partito sotto il comando dell'autore drammatico Ronsin; forte di seimila uomini, «in berretto rosso e farsetto tricolore, pantaloni e giacchetta di felpa scura, con enormi mustacchi e sciabola enorme, – in carmagnole complète»; recando seco ghigliottine portatili. Il Rappresentante Carrier s'è recato a Nantes pei confini dell'ardente Vendée, che Rossignol ha addirittura messa in fiamme; Carrier giudicherà i prigionieri che voi farete, e i loro complici, Realisti o Girondini; la sua ghigliottina marcia sempre, va toujours, con la sua «Compagnia di Marat dai berretti di lana». Sono ghigliottinati piccoli fanciulli e adulti. Per rapida che sia la macchina, non basta; il Carnefice e i suoi garzoni sono estenuati dal soverchio lavoro; dichiarando che i muscoli umani non ne possono più. Onde bisogna esperimentare la fucilazione; e forse in seguito metodi ancor più spaventevoli.

In Brest, per lo stesso scopo, Jean Bon Saint-André è alla testa d'un Esercito di Berretti Rossi. A Bordeaux comanda Tallien col suo Isabeau e i suoi paggi. Guadet, Cussy, Salles e tanti altri cadono. La Picca sanguinosa e il sanguinoso Berretto hanno il supremo dominio; mentre la Ghigliottina conia monete. Tallien dalla capigliatura ispida di volpe, abile Editore un tempo, attualmente ancor giovane, è divenuto feroce, potente; un Plutone sulla Terra, che possiede le chiavi del Tartaro. Si nota intanto che certa Señorita Cabarrus, o se volete Señora, maritata e non ancora vedova Dame de Fontenay, una bella bruna figliuola d'un Cabarrus Mercante Spagnuolo, – ha raddolcito il rosso cipiglio; perorando per sè e pei suoi amici; e riuscendovi. Le chiavi del Tartaro o qualunque specie di potere sono qualche cosa per una donna; il fosco Plutone stesso non è insensibile all'amore. Novella Proserpina, ella è rapita da quel tristo e rosso Dite; e si dice che raddolcisse alcun poco il suo cuore di pietra.

Maignet, a Orange nel Sud; Lebon, a Arras nel Nord, meravigliano il mondo. Il Tribunale Popolare Giacobino col suo Rappresentante Nazionale, sorge qua e là, forse proprio dove il Tribunale Popolare Girondino aveva funzionato; ovunque è necessario. Fouché, Maignet, Barras, Fréron nettano i Dipartimenti Meridionali, come mietitori, con la falce della Ghigliottina. Molti sono i lavoratori, abbondante è la messe. A centinaia, a migliaia sono falciate le vite degli uomini; sono gettate come tizzi nella vampa.

Marsiglia è presa e messa sotto la legge marziale: mirate, a Marsiglia, qual sudicia spiga dalla barba rossa stanno tagliando; – un grosso Uomo, vogliamo dire, dalla faccia a chiazze color di rame, dalla barba folta somigliante una stoppia, d'un colore di terracotta! Per Nemesi e le Fatali Sorelle, egli è Jourdan Coupe-têtes! Han colto lui in quei distretti sottoposti alla legge marziale; anche lui col loro «rasoio nazionale» rasoir national, sarà d'un tratto rasato. E giù alla sua volta la testa del Carnefice Jourdan, – giù come quelle di Deshutte e di Varigny, che egli mandò sulle picche nella Insurrezione delle Donne! Non lo si vedrà più questo Portento di rame andare in giro per le città del Sud; non lo si vedrà più giudicare con la pipa e la zozza nella Torre di Ghiaccio d'Avignone. La Terra che tutto nasconde, ha ricevuto lui, quell'ammasso carnoso dalla barba di terracotta: che ci sia dato non vederne mai più uno simile! – Si nomina Jourdan, e delle altre centinaia non si parla. Purtroppo essi, come fasci confusi, giacciono ammassati dinanzi a noi, contati a carrettate; eppure non uno di quegli individui, non una festuca di quei fasci fu privo d'una Vita e d'una Storia; e non fu reciso senza dolore, proprio come un Imperatore che muore!

Meno di tutte le altre città può sfuggire Lione. Lione, che noi vedemmo sotto uno spaventevole chiarore solare, quella notte autunnale quando scoppiò la Polveriera, evidentemente volgeva a una triste fine. Inevitabile: che cosa possono fare il valore disperato e Précy, se Dubois-Crancé, sordo come il Destino, terribile come la Condanna, cattura le loro «ridotte di sacchi di cotone»; circuendole sempre più da presso con la sua lava d'Artiglieria? Mai, quel ci-devant D'Autichamp arriverà; mai si avrà un qualche aiuto da Blankenberg. I Giacobini di Lione erano nascosti nelle grotte; la Municipalità Girondina diveniva sempre più livida tra la fame, il tradimento e le fiamme. Précy brandì la spada e circa millecinquecento con lui; egli montò in sella per aprirsi la via della Svizzera. Essi combatterono con veemenza, e con veemenza furono combattuti e vinti; non delle centinaia ma appena delle unità di loro poterono vedere la Svizzera. Il 9 Ottobre, Lione si arrende a discrezione; essa è divenuta una città dannata. L'Abbé Lamourette, ora Vescovo Lamourette, già legislatore, quello dell'antico Baiser-L'Amourette o Bacio di Dalila, è qui preso e mandato a Parigi per essere ghigliottinato; «egli si fece il segno della croce», dicono, quando Tinville gli comunicò la sua sentenza di morte, e morì da eloquente Vescovo Costituzionale. Guai adesso a tutti i Vescovi, Preti, Aristocratici e Federalisti che si trovano a Lione! I mani di Chalier debbono essere calmati; la Repubblica, furiosa di un furore di Pitonessa, ha denudato il suo braccio destro. Mirate! Il Rappresentante Fouché, Fouché di Nantes, un nome che diverrà ben noto, con una compagnia di Patrioti si reca debitamente ad esumare il corpo di Chalier. Un Asino vestito delle insegne sacerdotali, con la mitra in testa, che trascina i libri della Messa, dicono alcuni proprio la Bibbia, alla sua coda, attraversa le vie di Lione, scortato da una moltitudine di Patrioti fra un clangore d'inferno: diretti alla tomba del Martire Chalier. Il corpo è tirato fuori e bruciato; le ceneri sono riunite in un'urna; per essere venerate dal Patriottismo di Parigi. I Libri Sacri fecero parte del funebre rogo, e le loro ceneri furono sparse al vento, fra grida di «Vengeance! Vengeance!» – che, scrive Fouché, saranno soddisfatte.

Lione è infatti una Città che dev'essere abolita; non più Lione sarà chiamata d'ora innanzi, ma «Commune Affranchie, Comune Riscattato»: anche il suo nome dovrà perire. Dev'essere rasa al suolo questa che un tempo fu una grande Città, se il Giacobinismo profetizza bene; poi una Colonna sarà eretta sulle rovine con questa Iscrizione: «Lione, si ribellò alla Repubblica; Lione non è più». Fouché, Couthon, Collot, Rappresentanti della Convenzione, si succedono l'uno all'altro: vi è lavoro pel Carnefice; lavoro pel martello, ma non per edificare. A cominciare dalle Case degli Aristocratici, che sono condannate. Il Paralitico Couthon, portato su una sedia, batte sul muro con un emblematico martello, dicendo: «La Loi te frappe, La Legge ti colpisce»; muratori con picconi e leve intraprendono la demolizione. E che strepito delle case che crollano, che desolante rovina fra nugoli di polvere portati dal vento invernale! Se Lione fosse stata di fragile struttura, sarebbe tutta svanita in quelle settimane e la profezia dei Giacobini si sarebbe compiuta. Ma le Città non si fanno di spuma di sapone; Lione è costruita in pietra. Onde, quantunque si fosse ribellata alla Repubblica, esiste ancora oggidì.

Nè i Girondini di Lione hanno un sol collo, che si possa recidere d'un sol colpo. Il Tribunale Rivoluzionario, la Commissione Militare, ghigliottinando, fucilando, fanno quanto possono; i rigagnoli della Place des Terreaux sono rossi; cadaveri mutilati galleggiano sul Rodano. Collot d'Herbois, dicono, era stato fischiato sul palcoscenico a Lione; ma con quali sibili, con quale fischietto mondiale o roca Tartarea Tromba lo fischierete ora, nel suo nuovo carattere di Rappresentante della Convenzione, – non è a ripetersi! Duecentonove uomini sono trascinati al Fiume per essere fucilati in massa, col moschetto e col cannone, nella Promenade des Brotteaux. È la seconda di queste scene; nella prima ne perirono una settantina. I cadaveri dei primi furono gettati nel Rodano, ma il Rodano ne rigettò sulla spiaggia alcuni; onde questi altri della seconda spedizione saranno sepolti sulla terra. La loro unica e lunga fossa è scavata; essi stanno in piedi, allineati presso il rialto di terreno umido; i più giovani cantano la Marsigliese. Le Guardie Nazionali Giacobine fanno fuoco; ma sono costrette a ripeterlo più volte e a far uso della baionetta e della spada, poichè, sebbene i condannati cadano tutti, non tutti muoiono; – e si ha così un macello troppo orribile a descriversi; al punto che gli stessi Nazionali, nel far fuoco, volgono altrove il viso. Collot, strappando il moschetto ad una di quelle Guardie Nazionali e spianandolo con l'aria più impassibile, dice; «È così che un Repubblicano deve far fuoco».

Questa è la seconda Fucilata, e fortunatamente l'ultima: si finisce col trovare la cosa troppo orrida; inopportuna anche. I condannati condotti in quel luogo erano Duecentonove, uno ne fuggì in capo al Ponte; eppure, nel contare i cadaveri se ne trovano Duecentodieci. Spiegaci questo enimma, o Collot! Ma dopo un lungo congetturare si sovvennero che due individui, qui sul suolo di Brotteaux, cercarono di uscire dalle file, protestando in preda alla più grande disperazione che essi non erano condannati, ma Commissari di Polizia: ma furono respinti, non prestandosi loro fede, e fucilati insieme agli altri! Tale è la vendetta d'una Repubblica arrabbiata. Certamente questa, secondo una frase di Barrère, è Giustizia «sotto forme rudi, sous des formes acerbes». Ma la Repubblica, come dice Fouché, «deve giungere alla Libertà passando sui cadaveri». O, come dice ancora Barrère: «Non vi sono che i morti che non tornano addietro, Il n'y a que les morts qui ne reviennent pas». Il Terrore aleggia dapertutto: «La Ghigliottina non va male».

Ma prima di lasciare queste regioni Meridionali, su cui la Storia può gettare solo qualche occhiata di lontano, essa vorrà fermarsi per un momento per guardare intensamente un punto solo; l'Assedio di Tolone. Molte batterie, molto bombardamento; s'infocano le palle nelle fornaci e nelle fattorie, mentre l'artiglieria serve bene o male, e si attaccano i Valichi d'Ollioules e il forte Malbosquet; ma poco s'è ricavato finora. Abbiamo avuto qui il Generale Cartaux, un ex-pittore salito in grado nei torbidi di Marsiglia; il Generale Doppet, un ex-medico, salito in grado nei torbidi del Piemonte, che sotto Crancé prese Lione, ma non potè prendere Tolone. Finalmente abbiamo il Generale Dugommier, un allievo di Washington. Non sono mancati i Représentants della Convenzione: Barras, Saliceti, Robespierre il giovane; – v'è anche uno Chef de Brigade d'Artiglieria, d'estrema diligenza, che spesso si schiaccia un sonnellino fra i cannoni: giovane di piccola statura, taciturno, di colore olivastro, che non ci è sconosciuto, di nome Bonaparte; uno dei migliori ufficiali d'Artiglieria, fra quanti mai ne incontrammo. Eppure Tolone non è stata presa. È il quarto mese ormai: il mese di Dicembre in istile schiavo, Brinaio o Frimaire nel nuovo stile: ancora la maledetta Bandiera rossa e bleu sventola ivi. Essi sono bene approvvigionati dalla parte del Mare, hanno prese tutte le alture, abbattendo il bosco e fortificandosi; come il coniglio, hanno costruita la loro tana nelle rocce.

Senonchè, Brinaio non è ancora divenuto Nevoso o Nivose, quando è convocato un Consiglio di Guerra; le Istruzioni sono già arrivate dal Governo e dal Salut Public. Carnot, nel Salut Public, ci ha mandato un piano d'assedio, che è criticato in una maniera e in un'altra dal Generale Dugommier e dal Commissario Saliceti; e le critiche e i piani erano svariati, allorchè quel giovane Ufficiale di artiglieria si arrischia a parlare; quello stesso che vedemmo sonnecchiare fra i cannoni, che è emerso parecchie volte in questa storia, – di nome Napoleone Bonaparte. La sua umile opinione, che s'è formata guardando col cannocchiale, è che un certo Fort d'Eguillette può esser preso incontanente come per un salto di leone; e quando esso fosse nostro, il vero cuore di Tolone potrebbe essere colpito; le Linee Inglesi sarebbero per così dire volte all'interno e Hood e i nostri Naturali Nemici dovrebbero il dì seguente o mettersi in mare o vedersi ridotti in cenere. I Commissari inarcano le ciglia in segno di diniego; chi è questo giovane signore che ha più cervello di tutti noi? Peraltro, il bravo veterano Dugommier crede che l'idea sia degna di considerazione; interroga il giovane; finisce col convincersi, e pensa che si debba tentare: Proviamo!

Il volto bronzeo e taciturno, ora che le cose sono pronte, ha assunta un'aria di maggiore austerità, reprimendo un fuoco interiore più che mai intenso. Laggiù, tu lo vedi, è il forte d'Eguillette; un salto di leone disperato, ma pur possibile; oggi sarà tentato! – È tentato: è trovato buono. Con stratagemmi e coraggio, nascondendosi tra i burroni, immergendosi ferocemente nella tempesta di fuoco, il Forte d'Eguillette è preso, è conquistato: al diradarsi del fumo, vediamo il Tricolore ondeggiare su di esso: il giovane dal bronzeo viso aveva ragione. Il giorno seguente, Hood, trovando che l'interno delle sue linee era esposto, le sue difese all'interno scoperte, si prepara ad imbarcarsi. Prendendo a bordo quei Realisti che vogliono andar con lui, egli leva l'ancora: il 19 Dicembre 1793 Tolone torna ad appartenere alla Repubblica.

È finito il cannoneggiamento a Tolone; ora si può cominciare a ghigliottinare e fucilare. Orrori civili, veramente; ma almeno quella infamia d'una dominazione inglese è stata purgata. Che vi siano ora universali Feste Civiche per tutta la Francia: così nel suo rapporto dice Barrère o il Pittore David; e che la Convenzione assista in corpo. Inoltre si dice che quegl'infami Inglesi (più curanti dei loro interessi che dei nostri) posero il fuoco ai nostri magazzini, arsenali, navi da guerra nel Porto di Tolone, prima di levar l'ancora; a una ventina di eccellenti navi da guerra, le sole che avevamo attualmente! Eppure essi non vi riuscirono, quantunque le fiamme si espandessero in lungo e in largo; non più di due bastimenti furono bruciati; gli stessi galeotti correvano con le secchie per ispegnere. Queste stesse superbe Navi, come l'Orient e le altre, debbono trasportare quello stesso Giovane in Egitto prima: non ancora esse possono essere ridotte in cenere, o trasformate in Ninfe marine; non ancora far l'ufficio di razzi, o nave l'Orient; nè divenir preda dell'Inghilterra, – prima che il tempo giunga!

E così per tutta la Francia v'è Civica Festa ed alta marca: e Tolone assiste alla fucilazione, al cannoneggiamento in massa, come vi assistette Lione, e «la morte è vomitata a grandi fiotti, vomie à grands flots»; e dodicimila Muratori sono requisiti nei paesi circonvicini, per radere Tolone dalla faccia della Terra. Poichè bisogna che sia rasa, dice Barrère nel suo rapporto; tutta, tranne gli stabilimenti navali nazionali; e sarà chiamata d'ora innanzi, non Tolone, ma Porto della Montagna. Ed ora dobbiamo lasciarla fra le nere nubi della morte; – sperando solo che Tolone sia anche fabbricata di pietra, e che forse neppure i Dodicimila Muratori possano buttarla giù, fin che non sia passato il parossismo.

Ma si comincia ad esser nauseati «della morte vomitata a grandi fiotti». Non odi tu, o Lettore (poichè il rumore giunge a traverso i secoli), nel silenzio delle notti di Dicembre e Gennaio, sulla città di Nantes, – rumori confusi come di fucileria e tumulto, che pare di rabbia e di lamenti misti all'incessante mormorio delle acque della Loira? La Città di Nantes è immersa nel sonno; ma il Représentant Carrier non dorme, non dorme la Compagnia di Marat dai berretti di lana. Perchè leva l'ancora quella navicella dal fondo piatto, quella gabarre, verso le undici della notte, con Novanta Preti sotto i boccaporti? Essi vanno a Belle Isle? Nel mezzo della corrente della Loira, a un segnale dato, la gabarre è sprofondata; e scompare con tutto il suo carico. «La sentenza di deportazione», scrive Carrier, «fu eseguita verticalmente». I Novanta Preti, col loro feretro-gabarre, giacciono nel fondo! Questa è la prima delle Noyades, che noi possiamo chiamare Annegamenti, di Carrier; che sono divenuti famosi per sempre.

A Nantes si ghigliottinava, finchè il Carnefice non cadeva stanco: poi cominciava la fucilazione nel Plain di Saint-Mauve; sono fucilati i bambini e le donne coi bambini al petto: tra donne e fanciulli circa centoventi e poi cinquecento, tanto è infiammata la Vendée; fin che gli stessi Giacobini ne furono nauseati, e tutti, tranne la Compagnia di Marat, gridarono: Basta! Ecco perchè noi abbiamo adesso gli annegamenti e nella notte del 24 Brinaio dell'anno 2 che corrisponde al 14 Dicembre 1793, abbiamo una seconda Noyade «di Centotrentotto persone».

Ma perchè perdere una gabarre, facendola affondare con essi? Buttateli in acqua con le mani legate; fate piombar loro addosso una grandine di piombo fin che il più resistente di loro sia affogato! I dormienti dal sonno leggero di Nantes e dei Villaggi Marittimi circonvicini odono le scariche di fucileria confuse ai venti della notte, e non sanno spiegarsi che mai può essere. E in quella gabarre v'erano delle donne, che gli uomini dal Berretto Rosso denudavano: che nella loro agonia pregavano fosse lasciata loro almeno la camicia. Alle madri poi che supplicavano perchè fossero risparmiati i loro fanciulli, la Compagnia di Marat rispondeva: «Lupacchiotti che col crescere diverrebbero lupi».

A poco a poco le Noyades si compiono alla luce del giorno: uomini e donne sono legati insieme piedi e piedi, mani e mani e affondati: e questo essi chiamano Mariage Républicain, Matrimonio Repubblicano. Crudele è la pantera delle foreste, l'orsa privata dei suoi orsacchiotti: ma nell'uomo v'è un odio più crudele di tutti. Mute, libere ormai d'ogni sofferenza, corpi lividi e gonfi, le vittime rotolano confuse verso il mare portate dalla corrente della Loira; la marea le respinge indietro: nugoli di corvi oscurano il Fiume; i lupi vanno a cercar la preda nelle secche. Carrier scrive: «Quel torrent révolutionnaire! Che torrente rivoluzionario!» Poichè l'uomo è arrabbiato; e arrabbiato è il Tempo. Queste sono le Noyades di Carrier; venticinque si dice, poichè ciò che s'è compiuto nella oscurità vien fuori per diventar noto alla luce del sole, e non sarà dimenticato per secoli. – Noi ci volgeremo a un altro aspetto della Consumazione del Sanculottismo; abbandonando questo che è il più nero.

Invero gli uomini son tutti arrabbiati, e così è il Tempo. Il Rappresentante Lebon, ad Arras, immerge la sua spada nel sangue che scorre dalla Ghigliottina ed esclama: «Come mi piace questo!» Si dice che le madri, per suo ordine, debbano star vicino alla Ghigliottina mentre divora i loro figliuoli; una banda musicale è situata ivi presso; e ad ogni testa che cade intuona il suo Ça-ira . Nel Borgo di Bedouin nell'Orange, l'Albero della Libertà è stato abbattuto nella notte. Il Rappresentante Maignet viene a saperlo ad Orange, e brucia il Borgo di Bedouin fino all'ultimo canile; ghigliottina gli abitanti, o li caccia nelle grotte o sui monti. Repubblica Una e Indivisibile! Essa è il più recente parto dell'Abisso scompigliato, inorganico della Natura, quello che gli uomini chiamano Orco, Caos, Notte primitiva, e non conosce che una legge: quella della propria conservazione. Tigresse Nationale; non le toccate il mustacchio! Essa colpisce rapida; guardate la zampa che protende; – la pietà non è mai entrata nel suo cuore.

Prudhomme, quel triste e rumoroso Stampatore ed Abile Editore, e per giunta Editore Giacobino, diverrà un rinnegato, e pubblicherà grossi volumi su questa materia: I delitti della Rivoluzione, aggiungendovi innumerevoli bugie, quasi che la verità non bastasse. Quanto a noi, troviamo più edificante di sapere una buona volta che questa Repubblica, questa Tigre Nazionale è un Nuovo Parto; un Fatto di Natura in mezzo alle Formule, in una Età delle Formule; e di considerare spesso nel silenzio, come un Fatto così genuino della Natura si comporterà tra le Formule. Poichè le Formule sono in parte genuine, illusorie e ipotetiche; noi le chiameremo con linguaggio metaforico forme regolate e modellate; alcune delle quali conservano ancora corpo e vita; molte delle quali, secondo uno Scrittore Tedesco, non sono che vuote, «occhi di vetro che vi fissano con un'affettazione di vita spettrale, e nel loro interno non contengono che un accumulo immondo di scarafaggi e di ragni»! Ma il Fatto, e tutti possono osservarlo, è genuino e sincero; è il più sincero dei Fatti; terribile nella sua sincerità, terribile come la Morte. Ciò che è ugualmente sincero, può stargli di contro e affrontarlo; ma, ciò che non è tale?

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