CAPITOLO III QUIBERON

Ma, a dir vero, quella lunga capigliatura ondeggiante a forma di coda della Jeunesse Dorée in costume semi-militare, non rivela, inconsciamente, un'altra tendenza ancora più importante? La Repubblica che aborre la sua Ghigliottina, ama il suo Esercito.

E con ragione; perchè, non c'è che dire, se il saper combattere è una specie di onore, quando si combatte opportunamente; e pel comune degli uomini poi è anche il primo degli onori; in questo caso si combatte più che mai bene e opportunamente. Questi Figli della Repubblica sorsero, con un furore da dementi, per liberarla dalla Schiavitù e dall'ossessione Cimmeria. E non vi sono riusciti? A traverso le Alpi Marittime, a traverso le gole dei Pirenei, a traverso i Paesi Bassi, al Nord, lungo la vallata del Reno, Cimmeria è respinta lontana dalla sacra Terra nativa. Violenti come il fuoco, hanno innalzato il suo Tricolore in faccia a tutti i suoi nemici; – sulle alture a picco, sulle batterie dei cannoni, esso ha sventolato vittorioso, ha avuto fremiti di collera. Questa Repubblica ha «un milione e centomila combattenti in armi», e a un dato momento ne ebbe, o si suppone che ne avesse, «un milione e settecentomila». Come un cerchio di folgori essi la cingono dall'una all'altra spiaggia, lanciando ondate di ça-ira e scariche di moschetti. La Coalizione Cimmeria di Despoti indietreggia, colpita da stupore e da uno strano sbalordimento.

Tale è il fuoco che hanno in loro questi Gaelici Repubblicani; – fiammeggianti; cui non v'è Coalizione che possa resistere! Non lo Scudo con quattro gradi di nobiltà; ma dei ci-devants Sergenti, che avevano strappato il Generalato dalla gola del cannone, un Pichegru, un Jourdan, un Hoche, li comandano. Essi hanno pane, essi hanno ferro; «e col pane e col ferro si può arrivare in Cina». – Vedete i soldati di Pichegru, in questo duro inverno, ridotti tutti cenciosi per la miseria; «con le scarpe di corde e i mantelli di stuoie, invadono l'Olanda, come un esercito di demoni, e passano traversando i ghiacci che fanno da ponti a tutte le acque; con alte grida di trionfo, di vittoria in vittoria! Delle navi nel Texel son prese dagli Ussari a cavallo; York è fuggito; è fuggito lo Stadtholder, felice di rifugiarsi in Inghilterra e di lasciare che l'Olanda fraternizzi. Un tal Gaelico fuoco, diciamo noi, divampa in questo popolo simile all'incendio delle erbe e dei boschi secchi; cui nessun mortale può opporre resistenza – pel momento.

E proprio così brucerà e correrà, distruggendo tutto; e da Cadice ad Archangel, il furioso Sanculottismo, disciplinato ormai alla militare, condotto da qualche «Soldato armato della Democrazia» (per esempio da quel monosillabico Ufficiale d'Artiglieria), porrà crudelmente il piede sul collo dei suoi nemici; e i suoi evviva e le loro grida riempiranno il mondo! – Inconsiderati che siete, o Re coalizzati, voi avete acceso un tal fuoco, e voi medesimi mancate di fuoco; i vostri combattenti sono animati solo dai Sergenti istruttori, dai precetti della caserma e dal suono del tamburo! Frattanto, s'è cominciato e non finirà: non finirà prima che siano passati venti anni. Per tanto tempo questo Gaelico fuoco, attraversando i suoi successivi mutamenti di colore e di carattere fiammeggerà sulla faccia dell'Europa e affliggerà e scotterà tutti gli uomini; – finchè provocherà tutti gli uomini, accenderà un'altra specie di fuoco, il fuoco che chiameremo Teutonico; e sarà ingoiato, per così dire, in un giorno. Poichè v'è un fuoco paragonabile alle fiamme dei boschi secchi e dell'erba, che divampa d'un subito levando alte le fiamme; e un altro fuoco che può assomigliarsi a quello del carbone o dell'antracite, difficile ad accendersi, ma che una volta acceso non c'è cosa che possa spegnerlo. Il rapido fuoco Gaelico, – lo notiamo non solo in Pichegru, ma in un numero infinito di uomini come Voltaire, Racine, Laplace; poichè un uomo, anche se combatte; o canta o pensa, resterà sempre la stessa unità di uomo, – è ammirevole per arrostire le uova in ogni senso concepibile. Mentre la Teutonica antracite, come vediamo nei Lutero, nei Leibnitz, negli Shakespeare, è preferibile per liquefare i metalli. Felice la nostra Europa che possiede tutti e due i generi!

Ma sia quel che si voglia, è chiaro che la Repubblica trionfa. Nella primavera di quest'anno la Città di Magonza si vede di nuovo assediata, di nuovo cambierà padrone: non disse Merlin il Thionvillese, «dalla barba ispida e dallo sguardo selvaggio», che non era per l'ultima volta che lo vedevano colà? L'Elettore di Magonza fa circolare fra i Potentati suoi fratelli quest'opportuna domanda: Non sarebbe consigliabile di trattare la Pace? Sì! risponde più d'un Elettore dal fondo del suo cuore. Ma, d'altra parte, l'Austria esita, e finalmente ricusa, essendo sorretta da Pitt. Quanto a Pitt, verso chiunque esita, egli sospende il suo Habeas corpus, sospende i suoi pagamenti e resta inflessibile, – malgrado i rovesci esteri, malgrado gli ostacoli domestici, le Convenzioni Nazionali Scozzesi, gli Amici del Popolo inglese, che egli è obbligato di condannare, di impiccare e magari di vedere assolti con giubilo: Uomo inflessibile per quanto macilento. Sua Maestà di Spagna, come avevamo predetto, fa la Pace; così Sua Maestà di Prussia; e vi è già un Trattato di Basilea. Trattato cogli Anarchici neri e Regicidi! Ohimè, che fare? Voi non potete impiccarla quest'Anarchia; è come impiccar voi stessi: bisogna che veniate a trattative con essa.

Il Generale Roche è del pari riuscito a pacificare la Vandea. Il matricolato Rossignol e le sue «Colonne Infernali» si sono dileguate: con la fermezza e la giustizia, con la sagacia e l'abilità, il Generale Hoche ha ottenuto questo. Servendosi di «Colonne Mobili» non infernali; accerchiando il Paese; perdonando chi si sottometteva, abbattendo la resistenza: tutta la Rivolta, membro per membro, è ridotta alla sommessione. La Rochejacquelin, ultimo dei nostri Nobili, cade in battaglia; lo stesso Soffiet viene a patti; Georges Cadoudal ritorna in Bretagna, fra i suoi Chouans: la spaventevole cancrena della Vandea sembra veramente estirpata. Essa è costata, secondo calcoli in cifra rotonda, la vita a centomila esseri umani, con le noyades, gl'incendi, le colonne infernali, che sfidano l'aritmetica. Tale è la Guerra della Vandea.

Dopo pochi mesi, la guerra scoppia di nuovo, ma per l'ultima volta; – suscitata da Pitt, dal nostro Ci-devant Puisaye del Calvados e da altri. Nel mese di Luglio del 1795 i Bastimenti Inglesi saranno ancorati nella baia di Quiberon. Sbarcheranno ivi cavallereschi Ci-devants, volontari Prigionieri di guerra – entusiasti di disertare; Armi da fuoco, Proclami, casse d'abiti, Realisti e danaro. Anche i Repubblicani prendono di repente le armi e marciano per un'imboscata sulla spiaggia presso Quiberon, a mezzanotte; prendono d'assalto il forte Penthièvre; il tuonare della guerra si mescola al ruggito notturno del mare; e la luce mattinale illumina cose raramente illuminate; gli sbarcati, spinti indietro nelle loro barche o tra i flutti divoratori, si sommergono gemendo; – insomma al Ci-devant Puisaye è totalmente fallita l'impresa, qui come nel Calvados, allorchè partì dal Castello di Vernon senza scarpe.

Anche questa volta n'è andata di mezzo la vita di tanti bravi uomini, tra cui il mondo intero rimpiange il bravo Figlio di Sombreuil. Disgraziata famiglia! il padre e il figlio più giovane andarono alla ghigliottina; l'eroica figlia languisce ridotta alla miseria, e nasconde i propri mali alla Storia; il figlio maggiore perisce qui, fucilato dal Tribunale militare come Emigrato; nè lo stesso Hoche può salvarlo. Se tutte le guerre, quelle civili e le altre, sono dei malintesi, che dev'esser mai una giusta interpretazione!

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