SCENA XV.

AGNESE ed ANNA dalla destra. Detti.

Faust. (sulla soglia della porta in fondo). ― Che finchè non mi ha pagato, questa è più casa mia che sua!

Carlo. ― Questo è troppo!

[107] Faust.― La rivedrò, signor cavaliere, ma meno orgoglioso!... (esce dal fondo)

Carlo. ― Vigliacco! ― Ieri operaio, oggi si vale della fortuna per schiacciare i suoi compagni di lavoro!

Anna. ― Basta, basta! Se rimanessi ancora un minuto, sarei troppo colpevole. Agnese, preparati subito a partire con me.

Carlo. ― Mia moglie? Ah questo poi no!

Anna. ― Dopo di averla condannata a fare una vita indegna, la vuoi anche uccidere con coteste scenate?

Carlo. ― Egisto, portala via, portala via!

Egisto. ― Ma se ha ragione! Che è una vita questa?

Carlo. ― Perchè non vai anche tu? Perchè ci sei venuto?

Egisto. ― Perchè speravo che le prime lezioni ti giovassero.

Carlo. ― No, che non è così. Tu sei venuto qui con lei per farmi quella guerra muta, continua, implacabile, che è l'ostacolo più doloroso che io abbia incontrato nella mia vita; perchè la vostra cortesia viene dalle labbra e non dal cuore; perchè voi non sentite entusiasmo per nessuna cosa, per quanto possa esser bella e generosa; perchè in te, come in lei, tutto si riassume in una parola: egoismo; ma il peggio degli egoismi, l'egoismo gretto, beffardo, pedante!

Egisto. ― Pedante? Andiamo via subito, o mi coglie un accidente!

Anna. ― Sicuro che andiamo... Su, Agnese.

Agnese. ― Carlo, per nostro figlio, se non per me, cedi!

Carlo. ― No, no e no; non cederò che morto!

Anna. ― Cederà quando non sarà più in tempo, come suo padre!

Carlo. ― E sarò anch'io vittima del lavoro, ma non avrò ceduto!

Anna. ― Ma che vittima del lavoro, vittima del fallimento, della disperazione...

Agnese. ― Non è vero! non è vero!

Anna (seguitando). ― Me lo disse lui spirando!

Carlo. ― Mio padre! (cade sopra una sedia singhiozzando)

Agnese. ― Crudeli!

[108] Egisto.― Sì, ma lo ha voluto.

Anna (ad Agnese, mentre trae con sè Egisto, sottovoce). ― O in questo istante, o mai più.

Egisto. ― (Un'altra di queste scene, e altro che pedante... sono addirittura morto!) (esce con Anna dalla destra)

Carlo. ― Mio padre! Mio padre!

Agnese. ― Non fare così, Carlo, te ne scongiuro!

Carlo. ― No, non resisterò a questo colpo! Il modello della mia vita, la memoria più soave ed illibata, ad una sola parola spariscono nell'orrore di un delitto!

Agnese. ― Carlo, calmati... Vedi, io temo che il tuo carattere istesso ti faccia ingiusto... Tu non sai per quali strette passò il suo, prima di cedere...

Carlo. ― Suicida mio padre!

Agnese. ― Perdonami; ma tu non lo devi giudicare, povero vecchio! Non sai se gli ostacoli con cui ha dovuto lottare non erano anche più grandi di quelli che tu combatti!

Carlo. ― Ma suicida, lui! Tutto il mio coraggio si sente disarmato: sparito il faro, a che lottare colla tempesta!

Agnese. ― Come? Tu che sai dov'è il male, tu che puoi rimediarvi, ti avvilisci e stai per cedere atterrito? Ma ciò sarebbe dar ragione ai pusillanimi ed a quelli che odiano, e torto a quelli che amano! Sarebbe la condanna spietata di tuo padre che amò forse morire, non per viltà di chi fugge, oh no! egli non sarebbe stato tuo padre! ma per lasciare a te, giovine, coraggioso, intelligente, quel còmpito che era divenuto troppo superiore alle forze di un povero vecchio spossato e senza conforti di famiglia... Sai che cosa diceva a mia madre nella sua ora suprema? Non dirlo a Carlo; egli forse non mi comprenderebbe e non avrebbe più fede! E tu saresti ingiusto colla sua memoria?... No, Carlo, non sia mai così! Coraggio! Avanti sempre!

Carlo. ― Agnese, tu non mi hai mai parlato in questo modo...

Agnese. ― È vero; ma io ti ho visto soffrire ed ho sentito che per me era un dovere ed una consolazione lasciar parlare il cuore, e l'ho lasciato parlare...

Carlo. ― Dunque, se io non mi dessi per vinto, tu non mi abbandoneresti?

[109] Agnese.― Abbandonarti? Ma se non mi sono mai sentita tanto felice d'esserti moglie come in questo momento!

Carlo. ― Ah! grazie, Agnese, grazie di queste tue parole che ridestano tutto il mio valore! Se Faustini vuole opprimermi, se i parenti mi negano soccorso, ebbene, mi salveranno i miei lavoranti!

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