Capitolo IV. Combattimenti di Bezzeca — 21 luglio.

Il nemico gonfio de' suoi primi successi — venne avanti, con un'intrepidezza, alla quale erimo poco assuefatti — e successivamente cacciò da tutta la valle di Conzei, i nostri — Invano si era collocato una batteria da 8, in avanti di Bezzeca, che lo fulminò per un pezzo — Invano i capi, e gli ufficiali nostri, alla testa dei volontari — pagando di persona, si precipitarono alla carica per arrestarlo — Invano! Sino a Bezzeca, tutte le posizioni nostre, furono guadagnate dal nemico — ed egli, non solo occupò quel villagio — ma si spinse avanti dallo stesso, e portò un distaccamento sulla destra nostra — ad Ostro della val di Ledro — ad attaccarci di fianco -

Io ero partito all'alba da Storo in carozza — essendo fresca ancora la mia ferita del 3 Giugno — e dalle notizie avute — non mi aspettavo a trovar la mia gente impegnata in sì fiero combattimento — Avevo però — lasciando Storo — dato [383] ordine di marciare avanti alla mia direzione — per le 3 p. m. al 7º reggimento — ed al 1º bersaglieri -

Giunto nelle vicinanze di Bezzeca, il cannone e le fucilate — mi avvisarono della pugna impegnata — Feci chiamare il generale Haug per averne contesa — e dai raguagli, vidi che si trattava di un affare serio -

Ambi convenimmo di far occupare le alture di Sinistra, coi battaglioni del 9º reggimento che cominciavano ad arrivare — E ben ci valsero, poichè la salvazione prima della giornata, furono quelle posizioni — occupate dai prodi di quel reggimento — e lo dico con vero orgoglio: capitanati da mio figlio Menotti — I due battaglioni del 9º eran comandati da Cossovich e Vigo Pelizzari — ambi dei Mille, e ben degni d'esserlo -

Nel centro e sulla destra nostra, i volontari venivano indietro — e lo stesso la batteria suddetta, facendo fuoco in ritirata e comportandosi valorosamente -

Un cannone di cotesta batteria, ebbe tutti i cavalli morti, e i serventi morti o feriti — meno uno — Questo prode, dopo d'aver mandato l'ultimo projetto al nemico, montò a cavallo del suo pezzo, con tanto sangue feddo — come se si fosse trovato su d'un campo di manovre -

In quel mentre, il maggiore Dogliotti mi avvisò tenere indietro una batteria fresca — Avanti! io gridai; e quella brava gente — in pochi minuti — giungeva al galoppo — obliquava a destra, collocava i suoi sei pezzi, sopra un terreno, gentilmente elevato — e fulminava il nemico, con tiri tali, che più sembravano fuoco di moschetteria — anzichè di cannone — tale era la lor celerità -

De' sei pezzi in ritirata se ne agiunsero tre alla batteria fresca — ciocchè formò un insieme di 9 bocche a fuoco formidabili -

Tutti gli ufficiali del mio quartier generale, e quanti mi capitavano a portata della voce — ebbero da me incarico, di ragranellar gente, e spingerla avanti — Canzio, Ricciotti, Cariolatti, Damiani, Ravini, ed altri, si precipitarono alla testa di un nucleo di valorosi — e coadiuvati dall'intrepido 9º sulla sinistra — fugarono il nemico già scosso dal fulminar della nostra artiglieria — oltre Bezzeca ed i villagi attigui -

Il nemico non resse più e si diede, ad una ritirata completta, abandonando tutte le posizioni acquistate, sino ben in su nella valle di Conzei, e per i monti da levante -

[384]

Cotesto combattimento del 21 Agosto, il più serio e micidiale di tutta la campagna, ci costò un gran numero di morti e feriti. Tra i primi, cadeva l'eroico collonnello Chiassi, alla testa del suo reggimento — Furon feriti: i prodi maggiori Pessina, Tanara, Martinelli — i capitani Bezzi, Pastore, Antongina — e tanti altri dei migliori -

Il nemico pure, ebbe tali perdite — che da quel giorno abbandonò ogni idea di difendere il Tirolo Italiano — e prese disposizioni di ritirata sul Tirolo Tedesco -

Il 22, io passeggiai in carozza sino a Pieve di Ledro — ove trovai il collonnello Spinazzi, con parte del suo 2º Reggimento — Si osservi che Pieve, era a un tiro di carabina da Bezzeca -

Chiesi a quel collonnello: da quanto tempo si trovava in quella posizione — e mi rispose da tre giorni — Io rimasi confuso, e dimandai: perchè non avea preso parte al combattimento del giorno antecedente — Mi disse: per mancanza di munizione — Lo lasciai — ed ordinai al generale Haug, che lo arrestasse, subito dopo aver riunito il suo reggimento -

Nel contegno del collonnello Spinazzi — pare vi fossero sintomi di demenza — poichè la condotta antecedente di quel capo per quanto sapessi — non era stato da vigliaco — poi, per codardo che possa essere un'uomo, quell'uomo — con parte d'un reggimento, che avea valorosamente combattutto, colle sue singole compagnie — non poteva rimanersi indifferente, ad un chilometro di Bezzeca, ove la pugna durò dall'alba sino alle 2 p. m. — ove il cannone avea ruggito per 9 ore — ed ove erano accanitamente impegnati dodici milla uomini da una parte e dall'altra -

Dal suo processo però, pare ch'egli non si trovasse il 21 a Pieve di Ledro — ma bensì sul monte Nota, che domina ad ostro quel paese — (ciocchè mi conferma nella mia opinione di demenza in quello sventurato ufficiale) che sul monte Nota riunì un consiglio de' suoi ufficiali, che decisero di marciare verso il campo di battaglia ove finalmente, per troppo lentezza, giunsero tardi -

Il 2º reggimento con un capo attivo poteva compiere una parte ben gloriosa in quella giornata — Esso si trovava giustamente alle spalle del nemico, quando questo occupava Bezzeca — ed impadronendosi delle alture a levante — che dominano cotesto villagio — esso, complettava un trionfo [385] che avrebbe costatto agli Austriaci, la lor artiglieria, e molti prigionieri -

Basta portarsi sul luogo, per capacitarsi della verità della mia asserzione — Al contrario quel bel reggimento, per la salvezza del quale, si combatteva a Bezzeca, con tanto spargimento di sangue, rimaneva inoperoso, senza giovarci menomamente -

Serva tale fatto, ad esempio dei giovani ufficiali — Ove il cannone rugge — e che si sa esservi i compagni impegnati — non v'è scusa che tenga — là si deve marciare — Vi mancano munizioni — ebbene — i feriti ed i cadaveri ponno provvedervele — Là si deve marciare, ripeto: almeno che non abbiate altra missione, od ordini contrari ben espressi -

Io non narrerò i combattimenti parziali — eseguiti nei monti, e ve ne furono dei ben gloriosi, a cui certamente non ho potuto assistere — Dirò soltanto che nel 21, il nemico, per mascherare il serio movimento su Bezzeca, aveva accennato con una forza rispettabile, anche su Condino — ove il prode generale Fabrizi — capo di Stato Maggiore lo respinse colla brigate Nicotera e Corte — ed alcuni pezzi di artiglieria -

Anche su Molina, verso il lago di Garda — vi furono due impegni col nemico — in varie circostanze, in cui alcune compagnie del 2º reggimento combatterono valorosamente -

Dopo il 21 — non comparì più il nemico — ed avendo spinto il colonnello Missori, colle sue guide — in avanti di Condino in esplorazione — seppi esser disoccupata tutta la valle sino ai forti di Lardaro — Lo accennare, ed operare, verso la nostra sinistra — per la valle Giudicaria — come si fece — avea per oggetto la congiunzione della collonna Cadolini — che lasciando val Camonica, si dirigeva verso noi, per le valli di Fumo, e di Daone -

Contemporaneamente ai combattimenti di Bezzeca e Condino — ne avveniva uno alla nostra sinistra — nei monti — ove il maggiore Erba — con distaccamento — credo del primo reggimento — si era sostenuto contro una forza superiore di nemici — Ciocchè prova — esser molto numerosi gli Austriaci che ci stavano di fronte -

Sgombra di nemici, la valle Giudicaria — la giunzione con Cadolini fu facile — e riconosciuti i forti di Lardaro — io decisi un movimento per la destra su Riva ed Arco — e [386] già si prendevano disposizioni, per rinforzare il generale Haug, incaricato di quell'ala, e di tale operazione — Ma l'ordine del 25 Agosto, di sospendere le ostilità, ci colpì al principiare di quella mossa — La campagna del 66 — è così impronta di eventi sciagurati — che non si dire: se si debba imprecare alla fatalità — o alla malevolenza di chi la dirigeva — Il fatto sta: che dopo d'aver faticato tanto, e sparso tanto sangue prezioso, per giungere a dominare le valli del Tirolo — al momento di raccogliere il frutto delle nostre fatiche — noi fummo arrestati, nella marcia nostra vittoriosa — Non si terrà tale asserzione per esagerata — quando si sappia: che il 25 Agosto — giorno in cui ci fu imposta la sospensione d'armi — non si trovavan più nemici sino a Trento — che Riva si abbandonava, gettando i cannoni della fortezza nel lago — che per due giorni, non si potè trovare il generale nemico — a cui si doveva partecipare la sospensione — che il 9º reggimento nostro, già scendeva dai monti, alle spalle dei forti di Lardaro, senza nessun ostacolo — naturalmente — giacchè tutta la guarnigione di quei forti, consisteva in meno di una compagnia — Infine, che il generale Khun comandante supremo delle forze Austriache nel Tirolo — in un'ordine del giorno, anunciava: che non potendo difendere il Tirolo Italiano si ripiegava alla difesa del Tirolo Tedesco -

In quel giorno il generale Medici, dopo i suoi brillanti fatti d'armi nella val Sugana — trovavasi a pochi chilometri da Trento — Il generale Cosenz lo seguiva colla sua divisione — e certo in due giorni — noi potevamo effetuare la nostra giunzione sulla capitale del Tirolo con 50 milla uomini — Insuperbiti dai nostri vantaggi — ed ingrossati dalle numerose bande, che già si formavano nel Cadore, Friuli ecc. — cosa non avressimo potuto tentare! Invece, io sono qui ad insudiciar carta perchè i venturi sappino delle nostre miserie. Un'ordine del comando supremo dell'esercito — intimava la ritirata, e lo sgombro del Tirolo — Io rispondevo: «Ubbidisco» parola che servì poi alle solite querimonie della Mazzineria — che come sempre: voleva ch'io proclamassi la Repubblica — marciando su Viena, o su Firenze -

In tutta la campagna del 66 — io fui molto secondato dai miei ufficiali superiori — non potendo io stesso, dovutamente assistere, ai movimenti ed operazioni di guerra — per essere obligato in carozza — Chiassi, Lombardi, [387] Castellini, e i tanti prodi caduti in quella campagna — riscattarono, col loro nobile sangue, i nostri fratelli schiavi — che l'Italia, certamente non abbandonerà più allo straniero fosse egli il diavolo! -

Anche in questa — alcune buone carabine — ci giunsero a guerra finita — e fermo il dire!

Dal Tirolo ci ritirammo a Brescia — ov'ebbe luogo il scioglimento dei volontari — e quindi il mio ritiro a Caprera -

P. S. Qui pure io devo ricordare alla gratitudine de' miei concittadini il collonnello Chambers — Inglese, che mi servì d'ajutante di campo nella campagna del 66 -

Egli al combattimento di Bezzeca, fu a mio fianco durante tutto il conflitto, con un contegno intrepido — e sarebbe stato veramente più valevole se conoscitore della lingua Italiana — considerando: esser tutti i miei ajutanti occupati in diverse missioni -

Anche la sua signora, rese segnalati servigi ai nostri feriti, con cure personali — e colle sue generose oblazioni, in tutte le epoche -

Una febbre intermittente terribile mi privò per qualche tempo della cara compagnia del collonnello Chambers -

4º periodo 1867.

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