Carlo eElena
Elena – (entrando) Mi cercavi?
Carlo – Sì, ma sarei venuto io da te... Dimmi: è vero?
Elena – Non domandarmi nulla.
Carlo – (insistendo) È vero che nell’ora più grave della mia vita, nella più dura battaglia, perdo il conforto della tua carezza, del tuo amore?
Elena – (scoppiando in pianto) Carlo, Carlo... il mio amore?
Carlo – È vero che dovrò andare per il mondo solo?
Elena – Carlo, non domandarmi più nulla; io sono come pazza...
Carlo – Perchè, perchè tacere? Se forse non parleremo mai più... Dimmi: è vero? Rispondimi dunque. Puoi essere sicura di me; puoi essere sicura che tutte le tue parole, tutte, saranno accolte dal mio cuore come un bene che la fortuna offre, o come una sentenza che bisogna subire con rassegnazione... Elena... Tu sei ora tutto il mio mondo... Ma se per vincere questa battaglia sarà necessario rinunciare anche a te... Elena... Ma non è possibile! Dimmi che non è possibile! Dimmi che hai mentito!
Elena – (tra i singhiozzi) Io voglio vivere!
Carlo – (ha un soprassalto) Vivere? Vivere, hai detto? E che vuol dire? Come puoi pensare a questa orribile cosa, che io, pur nel travaglio doloroso della mia inquietudine, dimentichi te, il tuo amore, la tua vita? Elena... come puoi pensare pensare a ciò? Ma dovunque io sia e comunque io viva, tu sarai con me, regina e padrona e consolatrice, dovunque io sia, vi sarà la mia casa, la tua casa, comunque io viva porterò entro di me, intatto, nel mio cuore ancora saldo, il mio amore... la tua vita... Dunque?
Elena – (come timorosa di dover discutere) Sì, è vero... è giusto... perdonami...
Carlo – No... tu non credi, tu non vedi... Guardami in faccia, Elena. No, non così lacrimosamente. Tu non hai nulla da temere da me. Sono ancora, sempre, il tuo Carlo, il tuo compagno, che ti ama più di ogni cosa al mondo... puoi dirmi tutto... Hai detto «voglio vivere»... (prendendola per le braccia amorosamente). Che cosa hai voluto dire? Sentiamo, sentiamo... Mi vuoi bene, tu? Mi vuoi sempre bene, tu?
Elena – (con trasporto) Oh, tanto!
Carlo – E perchè mi vuoi bene? Ricordi? Te lo domandavo sempre una volta: «Perchè mi vuoi bene?» E tu mi rispondevi: «perchè sei tu». Mi vuoi bene come allora? Allora eri una bambina... quanti anni, quanti anni, quanto cammino, e non desideravi che di appoggiare la tua testolina spensierata qui, sulla mia spalla, per sognare, dicevi. La tua vita, il tuo amore era questo: semplice, puro... Ricordi?
Elena – Ricordo, Carlo... Non ho mai dimenticato come eri allora...
Carlo– (confortandosi) Sono molto cambiato... Molto tempo è passato su di me... Se penso al mio amore di allora sorrido...
Elena – Perchè?
Carlo – Chi sa? Una cosa piccola, mi sembra oggi, un trastullo di bimbi... un modo per rendere più interessante il gioco fatale della vita... (facendosi grave) Oggi, oggi no... è la vita, tutta quanta la vita... il rifugio... Elena... bisogna partire, capisci, bisogna andar via insieme...
Elena – L’esilio, perchè?
Carlo – Perchè siamo stati traditi... il pensiero ci ha traditi... Le speranze... le convinzioni... le nostre costruzioni. Tutto è caduto! Come vuoi che io rimanga fra queste rovine... come vuoi che io continui questo lavoro degli uomini, disperati manovali agli ordini di un male che domina?
Elena – (alzandosi energicamente) Carlo... io non comprendo tutto ciò... Una sola cosa ho compreso di quanto mi hai detto, questa: «Molto tempo è passato su di me». Questo ho capito... Ho capito anche perchè dici di amarmi oggi in un modo diverso da quel giorno... È un errore. Tu non mi ami.
Carlo – Che dici?
Elena – Se mi amassi mi terresti accanto a te e permetteresti che anch’io ti aiutassi a costruire il nostro, il nostro destino...
Carlo – Ma parla, ma parla... le tue parole saranno ascoltate con la più grande speranza... dimmi...
Elena – Anche su di me è passato molto tempo... Anch’io posso, come te, affermare di amarti oggi in modo diverso. Peggio o meglio non so... ma diverso... di quando non sognavo che d’appoggiare il capo alla tua spalla... Tu di questo non ti curi...
Carlo – Elena!
Elena – Ma domandami almeno, oppure domanda a te stesso se io potrò lasciare la mia vita, la mia casa, la mia città, le mie abitudini, tutto ciò che in sostanza giustifica la mia esistenza, senza che mi si rompa il cuore, domandati almeno se io saprò amarti, con tanta tenerezza, anche lontano di qui, in un altro mondo, come ti amo qui... ti amo tanto, sai, Carlo, t’amo tanto... con tanta dedizione, tanta fedeltà, tanta speranza!...
Carlo – (indignato) Ah, finalmente! L’hai detto! Io voglio vivere! Ora comprendo bene queste tue parole misteriose, femminee, che ti sei lasciata sfuggire fin dal principio... Non me, ami tu, ma la mia casa... le tue abitudini... Ma io, io che cosa rappresento nel tuo cuore?
Elena – Carlo, tu sei la ragione prima di tutto... Senza di te... nulla...
Carlo – Ah... parole...
Elena – E tu, perchè vuoi andare lontano, perchè vuoi partire? Per me? Io non so nulla di ciò che ti turba... Io, allora, che cosa rappresento?
Carlo – (dopo un attimo di incertezza) Tu non sai nulla... tu non sai nulla... appunto per questo... perchè non sai nulla e io so... tu mi devi obbedienza (ad un cenno dimesso di Elena) No... non ti domando nemmeno l’obbedienza... farai quello che vorrai... Se vorrai restare... resterai...
Elena – Senza di te?
Carlo – Senza di me... In questo momento tu poni sul mio cammino un altro grave ostacolo, tu apri un altro abisso, inaspettato... (crescendo) Ho dato la scalata con tutta la forza dei miei nervi, con tutto l’ardore della mia cieca fede in me stesso, alla montagna dell’ignoto. Ho faticato per notti intere, appassionatamente, a costruire in me l’edificio della verità, scavando senza posa e senza compassione nel fondo oscuro degli istinti, mi sono aperto una via nel mondo a forza di volontà e di pazienza; ho sofferto la fame e il disinganno, sono caduto dalla stanchezza e dalla disperazione, mi sono risollevato e ho combattuto ancora... tu non sai, disgraziata, cosa vuol dire trovarsi un bel giorno sbalzati indietro, da capo, da un momento all’altro, senza sapere come... Tu non sai cosa vuol dire vedere a terra in rottami inutili tutto ciò che si è fatto in trent’anni, tu non sai che cosa vuol dire potere e dubitare, potere e temere... tu non sai e ridi... Tu non sai e contro il mio dolore, contro il mio stordimento, contro la mia confusione tu getti con incosciente leggerezza gli stracci inverecondi di un amore consumato... Anche tu... anche tu... anche tu...
Elena – (col pianto in gola) Eppure, io ti amo...
Carlo – (si calma, quasi si pente di essere trasceso, fa una carezza ad Elena) Scusami... scusami... sei stanca... vero? Sei stanca? Va’ a riposare... Domani ti convincerò, ti darò fiducia... vai (aiuta la moglie ad alzarsi e a uscire. Sulla porta la bacia in fronte). A domani.
Elena – A domani...
Carlo – (solo... quasi con rabbia sorda) Domani... domani... Ma oggi? oggi... (spegne i lumi, chiude tutte le porte e con circospezione apre la porticina dello studio, accende, si guarda intorno e alle spalle. Entra, lo si vede chiuso sui libri).
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