Scena XVI

Dalancour e Madama.

Dalancour:        (vedendo sua moglie) Ecco mia moglie.

Madama:        Ah! siete qui, marito mio? Vi cercava per tutto.

Dalancour:        Stava per partire.

Madama:        Ho incontrato adesso quel satiro... egli strillava, strillava come va.

Dalancour:        Parlate voi di mio zio?

Madama:        Sì. Ho veduto un raggio di sole, sono andata a passeggiare nel giardino, e ve l'ho incontrato. Egli batteva i piedi, parlava da solo, e ad alta voce... Ditemi una cosa: ha egli in casa qualche servitore ammogliato?

Dalancour:        Sì.

Madama:        Certamente conviene che sia così; egli parlava molto male del marito e della moglie… ma male, ve ne assicuro…

Dalancour:        (da sè) (Io m'immagino bene di chi parlasse.)

Madama:        Egli è un uomo insopportabile.

Dalancour:        Eppure converrebbe avere per lui qualche riguardo.

Madama:        Può egli lagnarsi di me? Gli ho io mancato in nulla? Io rispetto la sua età, la sua qualità di zio. Se talvolta scherzo sopra di lui, il fo a quattr'occhi con voi, e voi me lo perdonate. Del resto, ho per esso tutti i riguardi possibili:        ma, ditemi sinceramente, ne ha egli per voi, ne ha per me? Egli ci tratta con un'asprezza grandissima, ci odia quanto più può; ma sopratutto il suo disprezzo per me è giunto agli eccessi. Fa d'uopo nondimeno l'accarezzarlo, il fargli la corte?

Dalancour:        (imbarazzato) Ma... quando anche gli facessimo la corte... è nostro zio... Inoltre noi potremmo forse aver bisogno di lui.

Madama:        Bisogno di lui! Noi? Come? Non abbiamo noi del nostro quanto basta per vivere con decoro? Voi non fate disordini. Io sono ragionevole... Per me non vi chiedo di più di ciò che avete fatto fin ora... Continuiamo con la medesima moderazione, e non avremo bisogno di nessuno.

Dalancour:        (con un'aria appassionata) Continuiamo con la medesima moderazione...

Madama:        Ma sì; io non ho vanità; io non vi domando nulla d'avvantaggio.

Dalancour:        (da sè) (Sfortunato che io sono!)

Madama:        Ma voi mi sembrate inquieto, pensoso: avete qualche cosa?... voi non siete tranquillo.

Dalancour:        V'ingannate. Non ho nulla.

Madama:        Perdonatemi, io vi conosco: se avete qualche travaglio, perchè volete nascondermelo?

Dalancour:        (sempre più imbarazzato) Quella che mi dà da pensare, è mia sorella. Eccovi spiegato il tutto.

Madama:        Vostra sorella! Ma perchè mai? Ella è la miglior ragazza del mondo; io l'amo teneramente. Uditemi. Se voi voleste fidarvi di me, potreste sollevarvi da questo pensiero, e render lei nello stesso tempo felice.

Dalancour:        Come?

Madama:        Voi volete metterla in un ritiro; ed io so da buona fonte, che ella non sarebbe contenta.

Dalancour:        (un poco inquieto) Alla sua età, deve dir forse, voglio, e non voglio?

Madama:        No; ella è saggia abbastanza per piegarsi ai voleri dei suoi parenti. Ma perchè non la maritate?

Dalancour:        È ancora troppo giovane.

Madama:        Buono! Ero io più avanzata in età quando mi sono ammogliata con voi?

Dalancour:        (vivamente) Ebbene, dovrò andare a cercarle un marito di porta in porta?

Madama:        Ascoltatemi, ascoltatemi, marito mio; non vi inquietate, vi, prego. Se mal non m'appongo, io, credo d'essermi accorta che Valerio l'ama, e ch'essa pure è innamorata di lui.

Dalancour:        (a parte) (Cielo! quanto mi tocca soffrire!)

Madama:        Voi lo conoscete:        v'avrebbe egli per Angelica un partito migliore di questo?

Dalancour:        (sempre più imbrogliato) Vedremo... Ne parleremo...

Madama:        Fatemi questo piacere, ve lo chiedo in grazia. Lasciate a me la cura di maneggiar quest'affare; avrei tutta l'ambizione di riuscirvi...

Dalancour:        (in un sommo imbarazzo) Madama...

Madama:        Che c'è?

Dalancour:        Non si può.

Madama:        No? E perchè?

Dalancour:        (sempre più imbarazzato) Mio zio v'acconsentirebbe?

Madama:        Ma, diamine! Voglio bene che non si manchi con lui ai nostri doveri, ma il fratello d'Angelica siete voi. La dote è fra le vostre mani; il più ed il meno dipende soltanto da voi. Permettete ch'io mi assicuri delle loro inclinazioni, e sopra l'articolo dell'interesse a un dipresso l'aggiusterò io.

Dalancour:        (vivamente) No. Se mi amate, guardatevene bene.

Madama:        Sarebbe che voi non vorreste maritar vostra sorella?

Dalancour:        Tutto al contrario.

Madama:        Sarebbe che...

Dalancour:        (vuol partire) Mi conviene partire... Ne parleremo al mio ritorno.

Madama:        Vi dispiace che ci voglia entrar io?

Dalancour:        Niente affatto.

Madama:        Uditemi: sarebbe forse per la dote?

Dalancour:        Non so nulla. (parte)

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