Scena VI

Madama sola.

Io tremo. (legge) Signore, tutto è perduto. I creditori non hanno voluto sottoscrivere. La sentenza fu confermata. Vi s'intimerà quanto prima. State bene in guardia, perchè il vostro arresto è ordinato... Che lessi!... Che intesi!... Mio marito... indebitato... in pericolo di perdere la libertà!... Ma come mai è possibile!... Egli non giuoca. Egli non ha cattive pratiche. Egli non è amante d'un lusso eccedente... Per colpa sua... Sarebbe dunque per colpa mia?... Oh Dio! qual infausto raggio m'illumina! I rimproveri di Angelica, l'odio del signor Geronte, il disprezzo ch'egli dimostra di giorno in giorno contro di me... Mi si squarcia la benda dinanzi agli occhi. Io vedo il fallo di mio marito, vedo il mio. Il suo troppo amor l'ha sedotto, la mia inesperienza m'ha abbagliato. Dalancour è colpevole, ed io lo sono forse al par di lui... Ma qual rimedio a questa situazione crudele? Suo zio solo... sì... suo zio potrebbe rimediarvi... Ma Dalancour sarebbe egli in istato in questi momenti d'abbattimento e di dolore?... Ah! s'io ne fui la cagione... sebbene involontaria... perchè non andrò io medesima?... sì... quand'anche dovessi gettarmi a' suoi piedi... Ma... con quel carattere aspro, intrattabile, potrà io lusingarmi di piegarlo?... Andrò io ad espormi ai suoi sgarbi?... Ah! che importa? e che sono tutte le umiliazioni in confronto allo stato orribile di mio marito?... sì, vi corro; questa sola idea dee darmi coraggio. (ella vuole andare nel l'appartamento di Geronte)

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