SCENA DICIOTTESIMA

Beatrice e Pantalone dalla locanda, e detti.

PANTALONE Cossa feu qua? (a Smeraldina).

SMERALDINA Niente, signore, venivo in traccia di voi (intimorita).

PANTALONE Cossa voleu da mi? (a Smeraldina).

SMERALDINA La padrona vi cerca (come sopra).

BEATRICE Che foglio è quello? (a Truffaldino).

TRUFFALDINO Niente, l'è una carta... (intimorito).

BEATRICE Lascia vedere (a Truffaldino).

TRUFFALDINO Signor sì (gli dà il foglio tremando).

BEATRICE Come! Questo è un viglietto che viene a me. Indegno! Sempre si aprono le mie lettere?

TRUFFALDINO Mi no so niente, signor...

BEATRICE Osservate, signor Pantalone, un viglietto della signora Clarice, in cui mi avvisa delle pazze gelosie di Silvio; e questo briccone me l'apre.

PANTALONE E ti, ti ghe tien terzo? (a Smeraldina).

SMERALDINA Io non so niente, signore.

BEATRICE Chi l'ha aperto questo viglietto?

TRUFFALDINO Mi no.

SMERALDINA Nemmen io.

PANTALONE Mo chi l'ha portà?

SMERALDINA Truffaldino lo portava al suo padrone.

TRUFFALDINO E Smeraldina l'ha portà a Truffaldin.

SMERALDINA (Chiacchierone, non ti voglio più bene).

PANTALONE Ti, pettegola desgraziada, ti ha fatto sta bell'azion? Non so chi me tegna che no te daga una man in tel muso.

SMERALDINA Le mani nel viso non me le ha date nessuno; e mi maraviglio di voi.

PANTALONE Cusì ti me rispondi? (le va da vicino).

SMERALDINA Eh, non mi pigliate. Avete degli impedimenti che non potete correre (parte correndo).

PANTALONE Desgraziada, te farò veder se posso correr; te chiaperò (parte correndo dietro a Smeraldina).

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