SCENA DECIMA

CONTE e BARONE dallo speciale, per andar al
palazzino, e dette.

CONTE Andiamo, andiamo.

BARONE Ci verrò per forza.

GELTRUDA Impertinente! (a Giannina; poi entra e chiude la porta nell'atto che si presentano il Conte ed il Barone, non veduti da lei)

GIANNINA (arrabbiata s'allontana e smania)

CONTE (resta senza parlare, guardando la porta)

BARONE Come ci chiude la porta in faccia?

CONTE In faccia? Non è possibile.

BARONE Non è possibile? Non è possibile quel ch'è di fatto?

GIANNINA A me un affronto? (da sé, passeggiando e fremendo)

CONTE Andiamo a battere, a vedere, a sentire. (al Barone)

BARONE No, fermatevi, non ne vo' saper altro. Non voglio espormi a novelli insulti. Mi son servito di voi male a proposito. V'hanno deriso voi, ed hanno posto in ridicolo me per cagion vostra.

CONTE Che maniera di parlare è codesta? (si scalda)

BARONE E ne voglio soddisfazione.

CONTE Da chi?

BARONE Da voi.

CONTE Come?

BARONE Colla spada alla mano.

CONTE Colla spada? Sono vent'anni che sono in questo villaggio, e che non adopero più la spada.

BARONE Colla pistola dunque.

CONTE Sì, colle pistole. Anderò a prendere le mie pistole. (vuol partire)

BARONE No, fermatevi. Eccone due. Una per voi e una per me. (le tira di saccoccia)

GIANNINA Pistole? Ehi gente. Aiuto, pistole. Si ammazzano. (corre in casa)

CONTE (imbarazzato)

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