CONTE e BARONE dallo speciale, per andar al
palazzino, e dette.
CONTE Andiamo, andiamo.
BARONE Ci verrò per forza.
GELTRUDA Impertinente! (a Giannina; poi entra e chiude la porta nell'atto che si presentano il Conte ed il Barone, non veduti da lei)
GIANNINA (arrabbiata s'allontana e smania)
CONTE (resta senza parlare, guardando la porta)
BARONE Come ci chiude la porta in faccia?
CONTE In faccia? Non è possibile.
BARONE Non è possibile? Non è possibile quel ch'è di fatto?
GIANNINA A me un affronto? (da sé, passeggiando e fremendo)
CONTE Andiamo a battere, a vedere, a sentire. (al Barone)
BARONE No, fermatevi, non ne vo' saper altro. Non voglio espormi a novelli insulti. Mi son servito di voi male a proposito. V'hanno deriso voi, ed hanno posto in ridicolo me per cagion vostra.
CONTE Che maniera di parlare è codesta? (si scalda)
BARONE E ne voglio soddisfazione.
CONTE Da chi?
BARONE Da voi.
CONTE Come?
BARONE Colla spada alla mano.
CONTE Colla spada? Sono vent'anni che sono in questo villaggio, e che non adopero più la spada.
BARONE Colla pistola dunque.
CONTE Sì, colle pistole. Anderò a prendere le mie pistole. (vuol partire)
BARONE No, fermatevi. Eccone due. Una per voi e una per me. (le tira di saccoccia)
GIANNINA Pistole? Ehi gente. Aiuto, pistole. Si ammazzano. (corre in casa)
CONTE (imbarazzato)