Il CONTE alla finestra dell'osteria, e LIMONCINO [poi GIANNINA].
CONTE Ho sentito la voce di Limoncino. Ehi quel giovane. (forte)
LIMONCINO Signore. (si volta)
CONTE Portateci due buoni caffè.
LIMONCINO Per chi, illustrissimo?
CONTE Per me.
LIMONCINO Tutti due per lei?
CONTE Uno per me, ed uno per il Barone del Cedro.
LIMONCINO Sarà servita.
CONTE Subito, e fatto a posta. (entra)
LIMONCINO (Ora che so che vi è il Barone che paga, glieli porterò). (s'incammina)
GIANNINA (di casa, senza la rocca) Ehi Limoncino.
LIMONCINO Anche voi volete seccarmi con questo nome di Limoncino?
GIANNINA Via via non andate in collera. Non vi ho detto né rava, né zucca, né cocomero, né melenzana.
LIMONCINO Ne avete ancora?
GIANNINA Venite qui, ditemi: il signor Evaristo e ancor là?
LIMONCINO Dove là?
GIANNINA Da voi.
LIMONCINO Da noi?
GIANNINA Sì da voi. (si scalda un poco)
LIMONCINO La bottega è lì, se ci fosse lo vedreste.
GIANNINA Puh! nel giardino.
LIMONCINO Puh! non so niente. (via, ed entra in bottega)
GIANNINA Pezzo d'animalaccio! Se avessi la rocca gliela scavezzerei sul collo. E poi dicono ch'io son cattiva. Tutti mi strapazzano; tutti mi maltrattano. Quelle signore di là, questa sguaiata di qua, Moracchio, Coronato, Crespino… Uh maledetti quanti che siete.