Scena tredicesima

Brighella e detti.

BRIGH. Eccellenza, l’è qua la siora donna Elvira, che desidera reverirla.

LUIG. Vi è nessun cavaliere con lei? (a Brighella)

BRIGH. Eccellenza sì. Gh’è el signor...

LUIG. Ecco qui. Tutte hanno il cavaliere che le serve ed io non l’ho. Conte, tocca a voi.

BRIGH. La senta, Eccellenza: con la siora donna Elvira no gh’è miga nissun, se la m’intende. Gh’è sior don Filiberto, so consorte.

LUIG. Vedete? I mariti delle altre vanno colle loro mogli; mio marito con me non viene mai; par che non mi possa vedere.

SIG. (Ora per invidia le viene volontà anche di suo marito). (da sé)

BRIGH. Sior don Filiberto l’è partido, e la siora donna Elvira l’è restada sola, e la desidera udienza da V. E.

LUIG. Dille che passi.

BRIGH. Manco mal. (La servitù de donna Elvira dirà che mi gh’ho poca creanza). (da sé, parte)

CON. Signora, con vostra buona licenza, vi levo l’incomodo.

LUIG. Perché volete privarmi delle vostre grazie?

CON. Il signor Governatore mi aspetta.

LUIG. Non so se l’attenzione che avete per lui, l’avrete per me.

CON. So la stima che devo a ciascheduno di voi. All’onore di riverirvi. (in atto di partire)

LUIG. Conte, l’appartamento di mio marito resta di qua. Di là si va nella camera d’Isabella.

CON. Ecco la dama che arriva. Non anderò né di qua, né di là. (parte per la porta di mezzo)

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