Don Sancio e donna Aspasia
SANC. Tutti l’hanno con quel povero segretario.
ASP. Ah pazienza! (mostra di piangere)
SANC. Che cosa avete?
ASP. Quando penso alle mie disgrazie, mi vien da piangere.
SANC. (Povera donna, mi fa pietà!) (da sé)
ASP. Bisogna pagare.
SANC. Via, pagherò.
ASP. Cento doppie non sono un soldo.
SANC. Pazienza, pagherò io.
ASP. Ma se si saprà che le date voi, povera me! Sarò la favola della città.
SANC. Non si saprà, poiché il denaro lo darò a voi.
ASP. Oimè! Mi fate respirare.
SANC. Andiamo a pranzo, e poi si farà tutto.
ASP. Voi a pranzo ci state quasi fino a sera. Vorrei mangiar con un poco di quiete. Caro il mio bel don Sancio, compatitemi se vi do quest’incomodo.
SANC. Ehi. Chi è di là?