Scena quinta

Il paggio e detto.

PAGG. Un’altra persona vuol udienza dal padrone.

SIG. E chi è?

PAGG. La signora donna Aspasia.

SIG. (Viene costei ora a disturbare gli affari miei. Se il padrone la riceve, s’incanta e non mi abbada più). (da sé) Fate una cosa, paggino, ditele che S.E. ha un poco da fare, e che aspetti.

PAGG. Sarà servita.

SIG. Via, andate.

PAGG. Non mi dona nulla?

SIG. Ogni volta vi ho da regalare?

PAGG. Se per l’ambasciata d’un uomo vecchio mi ha dato due carlini, per l’ambasciata d’una bella giovine mi dovrebbe dare uno zecchino.

SIG. Bravo, paggino, bravo. Siete grazioso, spiritoso. Vi farete, vi farete.

PAGG. A portar ambasciate, e a prender regali, s’impara presto. (parte)

SIG. Prima che passi donna Aspasia, voglio discorrere col padrone, e fargli fare tre o quattro cose che mi premono infinitamente, poi voglio vedere io donna Aspasia avanti di lui, per avvertirla d’alcune cose. Già ella è del mio carattere, e facilmente fra di noi c’intendiamo. (va per andar dal Governatore, e l’incontra)

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