Don Sancio , poi il conte Ercole
SANC. Queste cento doppie le donerò a donna Aspasia.
CON. Signore, appunto desiderava parlarvi.
SANC. Eccomi ad ascoltarvi.
CON. L’affare di cui dobbiamo trattare, è di qualche conseguenza.
SANC. Mi rincresce, se la cosa è difficile, che non vi sia il segretario.
CON. In questo il segretario non c’entra. Voi solo avete a decidere.
SANC. Dite pure, io solo deciderò.
CON. Sono tre mesi ch’io godo le vostre grazie in Gaeta.
SANC. Io sono il favorito da voi.
CON. Sapete quanta stima fo di voi e di tutta la vostra casa.
SANC. Effetto della vostra bontà.
CON. Sapete che vi ho supplicato concedermi in consorte la signora donna Isabella, e spero che sarete in grado di mantenermi la parola che mi avete data.
SANC. Io non soglio mancare alla mia parola.
CON. Quand’è così, posso sperare di concludere quanto prima le nozze.
SANC. A mia figlia non ne ho ancora parlato. S’ella è qui nell’appartamento di sua madre, sentirò il di lei sentimento: poiché non ho altra figlia, e desidero di compiacerla.
CON. Vi lodo infinitamente, ma spero non sarà ella alle mie nozze contraria.
SANC. Due parole mi bastano. Isabella. (alla porta)