SCENA TREDICESIMA

Donna Livia ed Eleonora .

LIV. (Eppure mi muove ancora a pietà). (da sé)

ELEON. Infelice Guglielmo! Oimè! per mia cagione ti sarai tu medesimo precipitato? Ma qualunque sia il tuo destino, teco mi avrai a parte. Ti seguirò per tutto... (in atto di partire)

LIV. Fermatevi. Tralasciate di piangere e ritiratevi in quella stanza.

ELEON. No, signora, non lo sperate. Voglio seguitare il mio sposo.

LIV. Se amate Guglielmo, se avete premura del di lui bene, non partite di qui per ora.

ELEON. Oh cielo! Che volete voi far di me?

LIV. Una donna onorata non può che procurar di giovarvi.

ELEON. Perché licenziar di casa vostra Guglielmo?

LIV. Perché in casa mia riunir non voglio due amanti dopo essere stati per quattro mesi disgiunti.

ELEON. Vi ritornerà egli?

LIV. Sì, forse vi tornerà.

ELEON. Abbiate compassione di noi.

LIV. Ritiratevi, e non dubitate.

ELEON. Cieli, a voi mi raccomando. (parte)

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