Scena sesta

Pandolfo dalla strada e detto.

PANDOLFO Dove, dove, signor Eugenio, così riscaldato?

EUGENIO Avete veduto Ridolfo?

PANDOLFO Io no.

EUGENIO Avete fatto niente del panno?

PANDOLFO Signor sì, ho fatto.

EUGENIO Via bravo, che avete fatto?

PANDOLFO Ho ritrovato il compratore del panno; ma con che fatica! L'ho fatto vedere da più di dieci, e tutti lo stimano poco.

EUGENIO Questo compratore, quanto vuol dare?

PANDOLFO A forza di parole l'ho tirato a darmi otto lire al braccio.

EUGENIO Che diavolo dite? Otto lire il braccio? Ridolfo me ne ha fatto vendere due pezze a tredici lire.

PANDOLFO Denari subito?

EUGENIO Parte subito, e il resto con respiro.

PANDOLFO Oh che buon negozio! Col respiro! Io vi fo dare tutti i denari uno sopra l'altro. Tante braccia di panno, tanti bei ducati d'argento veneziani.

EUGENIO (da sè) (Ridolfo non si vede! Vorrei denari; son punto.)

PANDOLFO Se avessi voluto vendere il panno a credenza, l'avrei venduto anche sedici lire. Ma col denaro alla mano, al di d'oggi, quando si possono pigliare, si pigliano.

EUGENIO Ma se costa a me dieci lire.

PANDOLFO Cosa importa perder due lire al braccio nel panno, se avete i quattrini per fare i fatti vostri, e da potervi riscattare di quel che avete perduto?

EUGENIO Non si potrebbe migliorare il negozio? Darlo per il costo?

PANDOLFO Non vi è speranza di crescere un quattrinello.

EUGENIO (da sè) (Bisogna farlo per necessità.) Via, quel che s'ha da fare si faccia subito.

PANDOLFO Fatemi l'ordine per aver le due pezze di panno, e in mezz'ora vi porto qui il denaro.

EUGENIO Son qui subito. Giovani, datemi da scrivere. (I garzoni portano il tavolino col bisogno per scrivere)

PANDOLFO Scrivete al giovane che mi dia quelle due pezze di panno che ho segnate io.

EUGENIO Benissimo, per me è tutt'uno. (scrive)

PANDOLFO (da sè) (Oh che bell'abito, che mi voglio fare.)

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