Scena ventiduesima

Camerieri con altra portata vengono dalla locanda, ed entrano nella solita bottega, e detti.

RIDOLFO E chi paga? Il gonzo.

EUGENIO (a Vittoria come sopra) Signora maschera, se non vuol venire, non importa. Qui abbiamo qualche cosa meglio di lei.

VITTORIA Oimè! Mi sento male. Non posso più!

RIDOLFO (a Vittoria) Signora maschera, si sente male?

VITTORIA (si leva la maschera) Ah Ridolfo, ajutatemi per carità.

RIDOLFO Ella è qui?

VITTORIA Son io pur troppo!

RIDOLFO Beva un poco di rosolio.

VITTORIA No, datemi dell'acqua.

RIDOLFO Eh no acqua; vuol esser rosolio. Quando gli spiriti sono oppressi, vi vuol qualche cosa che li metta in moto. Favorisca, venga dentro.

VITTORIA Voglio andar su da quel cane; voglio ammazzarmi sugli occhi suoi.

RIDOLFO Per amor del cielo, venga qui, s'acqueti.

EUGENIO (bevendo) E viva quella bella giovinotta. Cari quegli occhi.

VITTORIA Lo sentite il briccone? Lo sentite? Lasciatemi andare.

RIDOLFO (la trattiene) Non sarà mai vero che io la lasci precipitare.

VITTORIA Non posso più. Aiuto, ch'io muoRo. (cade svenuta)

RIDOLFO Ora sto bene! (la va aiutando, e sostenendo alla meglio)

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