Scena ultima

Il cameriere della locanda e detti.

CAMERIERE Signora spia, non venga più a far desinari alla nostra locanda. (entra nella locanda)

LEANDRO Signor protettore, tra voi e me in confidenza, far la spia è azion da briccone. (entra nella locanda)

PLACIDA Altro che castagne secche! Signor soffione. (parte dalla finestra)

LISAURA Alla berlina, alla berlina! (parte dalla finestra)

VITTORIA O che caro Don Marzio! Quei dieci zecchini che prestasti a mio marito, saranno stati una paga di esploratore. (parte dalla finestra)

EUGENIO Riverisco il signor confidente. (Parte dalla finestra)

TRAPPOLA Io fo riverenza al signor referendario. (entra in bottega)

DON MARZIO Sono stordito, sono avvilito, non so in qual mondo mi sia. Spione a me? A me spione? Per avere svelato accidentalmente il reo costume di Pandolfo, sarò imputato di spione? Io non conosceva il birro, non prevedeva l'inganno, non sono reo di quest'infame delitto. Eppur tutti m'insultano, tutti mi vilipendono, niuno mi vuole, ognuno mi scaccia. Ah sì, hanno ragione, la mia lingua, o presto o tardi, mi doveva condurre a qualche gran precipizio. Ella mi ha acquistato l'infamia, che è il peggiore de' mali. Qui non serve il giustificarmi. Ho perduto il credito e non lo riacquisto mai più. Anderò via di questa città; partirò a mio dispetto; e per causa della mia trista lingua mi priverò d'un paese, in cui tutti vivono bene, tutti godono la libertà, la pace, il divertimento, quando sanno essere prudenti, cauti ed onorati.

- FINE -

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