SCENA TERZA

Il servitore e detto.

SERVITORE: Ringrazia V.S. illustrissima della bontà che ha d'aggradire le sue debolezze.

CAVALIERE: Bravo, signor cerimoniere, bravo.

SERVITORE: Ora sta facendo colle sue mani un altro piatto; non so dire che cosa sia.

CAVALIERE: Sta facendo?

SERVITORE: Sì signore.

CAVALIERE: Dammi da bere.

SERVITORE: La servo. (Va a prendere da bere.)

CAVALIERE: Orsù, con costei bisognerà corrispondere con generosità. È troppo compita; bisogna pagare il doppio. Trattarla bene, ma andar via presto.

(Il Servitore gli presenta da bere.)

CAVALIERE: Il Conte è andato a pranzo? (Beve.)

SERVITORE: Illustrissimo sì, in questo momento. Oggi fa trattamento. Ha due dame a tavola con lui.

CAVALIERE: Due dame? Chi sono?

SERVITORE: Sono arrivate a questa locanda poche ore sono. Non so chi sieno.

CAVALIERE: Le conosceva il Conte?

SERVITORE: Credo di no; ma appena le ha vedute, le ha invitate a pranzo seco.

CAVALIERE: Che debolezza! Appena vede due donne, subito si attacca. Ed esse accettano. E sa il cielo chi sono; ma sieno quali esser vogliono, sono donne, e tanto basta. Il Conte si rovinerà certamente. Dimmi: il Marchese è a tavola?

SERVITORE: È uscito di casa, e non si è ancora veduto.

CAVALIERE: In tavola. (Fa mutare il tondo.)

SERVITORE: La servo.

CAVALIERE: A tavola con due dame! Oh che bella compagnia! Colle loro smorfie mi farebbero passar l'appetito.

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