SCENA QUINDICESIMA

Il Cavaliere di dentro e detti.
Il Cavaliere batte alla porta dove era prima.

MIRANDOLINA: Picchiano. (A Fabrizio.)

FABRIZIO: Chi è che picchia? (Forte verso la porta.)

CAVALIERE: Apritemi. (Di dentro.)

MIRANDOLINA: Il Cavaliere. (A Fabrizio.)

FABRIZIO: Che cosa vuole? (S'accosta per aprirgli.)

MIRANDOLINA: Aspettate ch'io parta.

FABRIZIO: Di che avete timore?

MIRANDOLINA: Caro Fabrizio, non so, ho paura della mia onestà. (Parte.)

FABRIZIO: Non dubitate, io vi difenderò.

CAVALIERE: Apritemi, giuro al cielo. (Di dentro.)

FABRIZIO: Che comanda, signore? Che strepiti sono questi? In una locanda onorata non si fa così.

CAVALIERE: Apri questa porta. (Si sente che la sforza.)

FABRIZIO: Cospetto del diavolo! Non vorrei precipitare. Uomini, chi è di là? Non ci è nessuno?

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