SCENA SECONDA

Mirandolina, poi il Servitore del Cavaliere.

MIRANDOLINA: Povero sciocco! Mi ha da servire a suo marcio dispetto. Mi par di ridere a far che gli uomini facciano a modo mio. E quel caro signor Cavaliere, ch'era tanto nemico delle donne? Ora, se volessi, sarei padrona di fargli fare qualunque bestialità.

SERVITORE: Signora Mirandolina.

MIRANDOLINA: Che c'è, amico?

SERVITORE: Il mio padrone la riverisce, e manda a vedere come sta!

MIRANDOLINA: Ditegli che sto benissimo.

SERVITORE: Dice così, che beva un poco di questo spirito di melissa, che le farà assai bene. (Le dà una boccetta d'oro.)

MIRANDOLINA: È d'oro questa boccetta?

SERVITORE: Sì signora, d'oro, lo so di sicuro.

MIRANDOLINA: Perché non mi ha dato lo spirito di melissa, quando mi è venuto quell'orribile svenimento?

SERVITORE: Allora questa boccetta egli non l'aveva.

MIRANDOLINA: Ed ora come l'ha avuta?

SERVITORE: Sentite. In confidenza. Mi ha mandato ora a chiamar un orefice, l'ha comprata, e l'ha pagata dodici zecchini; e poi mi ha mandato dallo speziale e comprar lo spirito.

MIRANDOLINA: Ah, ah,ah. (Ride.)

SERVITORE: Ridete?

MIRANDOLINA: Rido, perché mi manda il medicamento, dopo che son guarita del male.

SERVITORE: Sarà buono per un'altra volta.

MIRANDOLINA: Via, ne beverò un poco per preservativo. (Beve.) Tenete, ringraziatelo. (Gli vuol dar la boccetta.)

SERVITORE: Oh! la boccetta è vostra.

MIRANDOLINA: Come mia?

SERVITORE: Sì. Il padrone l'ha comprata a posta.

MIRANDOLINA: A posta per me?

SERVITORE: Per voi; ma zitto.

MIRANDOLINA: Portategli la sua boccetta, e ditegli che lo ringrazio.

SERVITORE: Eh via.

MIRANDOLINA: Vi dico che gliela portiate, che non la voglio.

SERVITORE: Gli volete fare quest'affronto?

MIRANDOLINA: Meno ciarle. Fate il vostro dovere. Tenete.

SERVITORE: Non occorr'altro. Gliela porterò. (Oh che donna! Ricusa dodici zecchini! Una simile non l'ho più ritrovata, e durerò fatica a trovarla). (Da sé, parte.)

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