Scena VII

Arlecchino con un foglio in mano, avuto dal Francese, poi Don Alvaro.

Arl. Stavolta pol esser che arriva a far la me fortuna: a bon cont, el Frances me vestirà, e sperarìa de avanzar l'abit, se l'è galantomo come i altri Franzesi, che ho cognossù. No vorave scordarme el complimento, che ho da far a siora Rosaura. El tornerò a lezer, per cazzarmelo ben in te la memoria. (apre il foglio e vedendo venire lo Spagnuolo, lo serra e lo ripone)

Alv. Galantuomo.

Arl. (guarda intorno, non credendo parli con lui) Con chi parlelo?

Alv. Amico, parlo con te.

Arl. La ringrazio de la bona opinion.

Alv. Dimmi, conosci donna Rosaura, cognata di don Pantalone?

Arl. Signor sì, la conosco. (Diavolo tutti intorno a custìa!)

Alv. Tu avrai l'onore di presentarle in mio nome un tesoro.

Arl. Un tesoro. Una bagatella! Lo presentarò; ma la se recorda che ogni premio vol la so fadiga.

Al. Prendi, portale questo foglio, e sarai largamente rimunerato.

Arl. Elo questo el tesoro?

Alv. Sì questo è un tesoro inestimabile.

Arl. Cara éla, la perdona la curiosità, coss'èlo mo' sto tesoro?

Alv. Questo è l'albero del mio casato.

Arl. (se ne ride) (L'è un tesoro compagno de la zoggia del Franzese).

Alv. Lo darai a donna Rosaura, e le dirai così: Gran Dama, specchiatevi nei gloriosi antenati di Don Alvaro vostro sposo, e consolatevi che avrete l'onore di passare fra l'eroine spagnuole.

Arl. La senta, el tesoro lo porterò, ma tutte ste parole è impossibile che mi le diga. Se la vol che me arecorda, bisogna che la le scriva.

Alv. Sì, lo farò; vieni alla mia camera, e se mi porti una lieta risposta, assicùrati che vi sarà un piccolo tesoretto ancora per te.

Arl. No vorave che el piccolo tesoretto fusse qualche piccolo alberetto. (Ma co ste do incombenze pero de far una buona zornada).

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