SCENA XXII

Arlecchino, poi Marionette, ch'esce di casa.

Arl. (resta attonito colla carta in mano, guardando dietro a Monsieur.)

Mar. Monsieur Arlecchino, che fate voi?

Arl. Stava pensando alla generosità d'un Francese.

Mar. Di Monsieur Le Blau?

Arl. Giusto de quello.

Mar. Vi ha forse regalato?

Arl. E come!

Mar. Sentite voi che volete essere un servitor parigino, imparate le buone usanze di quel paese. Quando il servitore dell'amante guadagna qualche mancia, deve farne parte colla cameriera della sua bella. Perché poi la cameriera è quella che fa che le cose passino bene e che tutti godano.

Arl. Evviva Marionette, meriti una recognizione senza misura.

Mar. Certo ch'io ho molto giovato al tuo padrone.

Arl. Vo pensando che posso darti per un'opera così bene eseguita.

Mar. Dieci scudi non pagherebbero i buoni uffici che ho fatti per lui.

Arl. Dieci scudi? Meriti un premio illimitato, una recognizione estraordinaria. Ma ecco, ecco ch'io già m'accingo a premiarti in una maniera corrispondente al tuo merito. Para la mano. Eccoti un pezzo di questa carta, ch'èla cosa più preziosa di questo mondo.(straccia un pezzo di foglio, glielo dà, e parte)

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