SCENA DECIMA

Costanza e Ferdinando, poi Vittoria.

COSTANZA:        Ma, caro signor Ferdinando...

FERDINANDO:        Ma, cara signora Costanza, chi si può tenere, si tenga.

VITTORIA:        Serva sua, signora Costanza. Perdoni se ho tardato a fare il mio debito.

COSTANZA:        Cosa dice mai? In ogni tempo mi fa onore; mi favorisce. La prego d'accomodarsi. (Siedono.)

FERDINANDO:        (Che dite eh? In che gala si è messa?). (Sedendo, piano a Vittoria.)

VITTORIA:        (Tutto cattivo; non si sa nemmeno vestire). (A Ferdinando.)

COSTANZA:        (Oh, che ti venga la rabbia! Ha ilmariage alla moda). (Si guardano sott'occhio, e non parlano.)

FERDINANDO:        (Si sono ammutolite, non parlano). E così, signore, che cosa dicono di questo tempo?

VITTORIA:        Eh! per la stagione che corre, non c'è male.

COSTANZA:        (Ora capisco, perché è venuta da me: per farsi vedere il bell'abito. Ma non le vo' dar piacere, non le vo' dir niente).

FERDINANDO:        È molto magnifica la signora Vittoria, è vestita veramente di gusto.

VITTORIA:        È una galanteria; è un abitino alla moda.

COSTANZA:        Starà molto in campagna la signora Vittoria?

VITTORIA:        Fino che durerà la villeggiatura.

FERDINANDO:        Mi piace infinitamente la distribuzion dei colori.

VITTORIA:        In questa sorta d'abiti tutto consiste nell'armonia de' colori.

COSTANZA:        (L'armonia de' colori!). (Caricandola.)

FERDINANDO:        Questo vuol dire essere di buon gusto.

COSTANZA:        Questa mattina, m'immagino, sarà anch'ella invitata dalla signora Giacinta.

VITTORIA:        Sì, signora. Ci va ella pure?

COSTANZA:        Oh! non vuole?

VITTORIA:        Va a piedi, se è lecito, o va in isterzo?

COSTANZA:        Oh! vado a piedi. Io lo sterzo non l'ho, ché non sono sì ricca; ma quando anche l'avessi, per quattro passi mi parerebbe un'affettazione.

VITTORIA:        Eh! non si fa per questo, si fa per la proprietà.

COSTANZA:        Se vogliamo parlare di proprietà...

FERDINANDO:        Saremo in molti, io credo, questa mattina.

VITTORIA:        Per me, ci sia chi ci vuol essere, non mi voglio mettere in soggezione. Mi sono vestita così in abito di confidenza.

FERDINANDO:        Ma questo, signora, è un abito con cui può presentarsi in qualunque luogo.

COSTANZA:        (Ma che maladetto ciarlone!).

FERDINANDO:        Che dic'ella, signora Costanza? Non è questo un vestito magnifico, e di buon gusto?

COSTANZA:        Vossignoria non sa che interrompere quand'uno parla. A che ora fa conto d'andare dalla signora Giacinta? (A Vittoria.)

VITTORIA:        (Oh! si vede che quest'abito la fa delirare). Dirò, signora, ho da fare ancora due visite, e poi passerò dalla signora Giacinta. Se sarà presto, si farà una partita.

COSTANZA:        Oh! sì, per giocare poi, in quella casa si gioca a tutte le ore. Pazienza che giocassero a piccioli giochi, ma c'è quel maladettissimo faraone, che ha da essere la rovina di qualcheduno.

FERDINANDO:        Io non so che finora sia accaduto alcuno di questi malanni.

VITTORIA:        Quest'anno, per dirla, ho perduto anch'io quanto basta, e poi ho fatto delle spesette. Mi piace andar ben vestita. Ogni stagione mi piace farmi qualche cosa di nuovo. Tutti hanno la loro passione. Io ho quella del vestir bene, e di vestir alla moda. Ecco qui, quest'anno è uscita la moda delmariage, e sono stata io delle prime.

COSTANZA:        (Fa propriamente venire il vomito. Non si può soffrire).

FERDINANDO:        La pulizia certamente è quella che fa distinguere le persone.

VITTORIA:        Che dice, signora Costanza, ella che è di buon gusto, le piace quest'abito?

COSTANZA:        Signora, io non voleva dir niente, perché sono una donna sincera, e non mi piace adulare, e dall'altra parte sprezzare la roba degli altri non è buona creanza; ma se deggio dirle la verità, non mi piace niente.

VITTORIA:        Non le piace?

COSTANZA:        Non so che dire, sarò di cattivo gusto, ma non mi piace.

FERDINANDO:        Cospetto! Questa è una cosa grande. Ma che ci trova, che non le piace?

COSTANZA:        Ma che cosa ci trova di bello, di maraviglioso, il signor lodatore? È altro che un abito di seta schietto, guarnito a più colori, come si guarniscono le livree? Con sua buona grazia, non mi piace, e mi pare che non meriti tanti elogi.

FERDINANDO:        Eh! i gusti sono diversi.

VITTORIA:        Per altro, signora Costanza, io non sono venuta mai a disprezzare i suoi abiti. (Si alzano.)

COSTANZA:        Né io, mi perdoni...

FERDINANDO:        Io vedo che la signora Vittoria ha volontà di partire. Se comanda, la servirò io.

VITTORIA:        Mi farà piacere.

COSTANZA:        Ella è padrona di servirsi come comanda.

VITTORIA:        Serva umilissima.

COSTANZA:        Serva divota.

FERDINANDO:        Il mio rispetto alla signora Costanza.

VITTORIA:        (Merito peggio, non ci doveva venire. Povera, superba e ignorante). (Parte.)

FERDINANDO:        (Bel soggetto per una cantata per musica! L'ambizione e l'invidia). (Parte.)

COSTANZA:        Gran signora! Gran principessa! Piena di debiti e di vanità, senza fondamento. (Parte.)

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