SCENA QUINTA

Vittoria e Ferdinando.

FERDINANDO:        È impazzito vostro fatello? Che cosa ha egli con me? Di che può lamentarsi dei fatti miei?

VITTORIA:        Veramente pare dal vostro modo di dire, che noi non possiamo andare in campagna per mancanza del bisognevole.

FERDINANDO:        Io? Mi maraviglio. Per gli amici mi farei ammazzare: difenderei la vostra riputazione colla spada alla mano. Se ha degli affari in Livorno, chi l'obbliga a andar in villa? Se ho detto che il signor Filippo non ha interessi, che lo trattengano, m'intesi dire, perché il signor Filippo è un vecchio pazzo, che trascura gli affari suoi per tripudiare, per scialacquare; e la sua figliuola ha meno giudizio di lui, che gli fa spendere l'osso del collo in centomila corbellerie. Io stimo la prudenza del signor Leonardo, e stimo la prudenza vostra, che sa addattarsi alle congiunture; e si fa quello che si può, e che si rovinino quelli che si vogliono rovinare.

VITTORIA:        Ma siete curioso per altro. Mio fratello non resta in Livorno per il bisogno.

FERDINANDO:        Lo so; ci resta per la necessità.

VITTORIA:        Necessità di che?

FERDINANDO:        Di accudire agli affari suoi.

VITTORIA:        E la signora Giacinta credete voi che ci vada in campagna?

FERDINANDO:        Senz'altro.

VITTORIA:        Sicuro?

FERDINANDO:        Infallibilmente.

VITTORIA:        (Io ho paura che mio fratello me la voglia dare ad intendere. Che dica di non andare, e poi mi pianti, e se ne vada da sé).

FERDINANDO:        Ho veduto l'abito della signora Giacinta.

VITTORIA:        È bello?

FERDINANDO:        Bellissimo.

VITTORIA:        Più del mio?

FERDINANDO:        Più del vostro non dico; ma è bello assai; e in campagna ha da fare una figura strepitosissima.

VITTORIA:        (Ed io ho da restare col mio bell'abito a spazzar le strade in Livorno?).

FERDINANDO:        Quest'anno io credo che si farà a Montenero una bellissima villeggiatura.

VITTORIA:        Per qual ragione?

FERDINANDO:        Vi hanno da essere delle signore di più, delle spose novelle, tutte magnifiche, tutte in gala, e le donne traggono seco gli uomini, e dove vi è della gioventù, tutti corrono. Vi sarà gran gioco, gran feste di ballo. Ci divertiremo infinitamente.

VITTORIA:        (Ed io ho da stare in Livorno?).

FERDINANDO:        (Si rode, si macera. Ci ho un gusto pazzo).

VITTORIA:        (No, non ci voglio stare; Se credessi cacciarmi per forza con qualche amica).

FERDINANDO:        Signora Vittoria, a buon riverirla.

VITTORIA:        La riverisco.

FERDINANDO:        A Montenero comanda niente?

VITTORIA:        Eh! può essere che ci vediamo.

FERDINANDO:        Se verrà, ci vedremo. Se non verrà, le faremo un brindisi.

VITTORIA:        Non vi è bisogno ch'ella s'incomodi.

FERDINANDO:        Viva il bel tempo! Viva l'allegria, viva la villeggiatura! Servitore umilissimo.

VITTORIA:        La riverisco divotamente.

FERDINANDO:        (Se non va in campagna, ella crepa prima che termini questo mese). (Parte.)

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