SCENA QUARTA

Leonardo, poi Vittoria.

LEONARDO:        È un buon uomo, amoroso, fedele; dice che farà, se credesse di far col suo. Ma m'immagino già che quel che ora è suo, una volta sarà stato mio. Frattanto vo' rimettere in ordine il mio baule.

VITTORIA:        Orsù, signor fratello, vengo a dirvi liberamente che da questa stagione in Livorno non ci sono mai stata, e non ci voglio stare, e voglio andare in campagna. Ci va la signora Giacinta, ci vanno tutti, e ci voglio andar ancor io. (Con caldo.)

LEONARDO:        E che bisogno c'è che mi venite ora a parlare con questo caldo?

VITTORIA:        Mi scaldo, perché ho ragione di riscaldarmi, e andrò in campagna con mia cugina Lugrezia e con suo marito.

LEONARDO:        E perché non volete venire con me?

VITTORIA:        Quando?

LEONARDO:        Oggi.

VITTORIA:        Dove?

LEONARDO:        A Montenero.

VITTORIA:        Voi?

LEONARDO:        Io.

VITTORIA:        Oh!

LEONARDO:        Sì, da galantuomo.

VITTORIA:        Mi burlate?

LEONARDO:        Dico davvero.

VITTORIA:        Davvero, davvero?

LEONARDO:        Non vedete ch'io fo il baule?

VITTORIA:        Oh! fratello mio, come è stata?

LEONARDO:        Vi dirò: sappiate che il signor Fulgenzio...

VITTORIA:        Sì, sì, mi racconterete poi. Presto, donne, dove siete? Donne, le scatole, la biancheria, le scuffie, gli abiti, il mio mariage. (Parte.)

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