IMMAGINAZIONE DEL GIOVANE

Il giovane istruito da’ libri o dagli uomini e dai discorsi, prima della propria esperienza, non solo si lusinga sempre e inevitabilmente che il mondo e la vita per esso lui debbano esser composti d’eccezioni di regola, cioè la vita di felicità e di piaceri, il mondo di virtù, di sentimenti, di entusiasmo; ma più veramente egli si persuade, se non altro, implicitamente e senza confessarlo pure a se stesso, che quel che gli è detto e predicato, cioè l’infelicità, le disgrazie della vita, della virtù, della sensibilità, i vizi, la scellerataggine, la freddezza, l’egoismo degli uomini, la loro noncuranza degli altri, l’odio e invidia de’ pregi e virtù altrui, disprezzo delle passioni grandi e de’ sentimenti vivi, nobili, teneri ec. sieno tutte eccezioni, e casi, e la regola sia tutto l’opposto, cioè quell’idea ch’egli si forma della vita e degli uomini naturalmente, e indipendentemente dall’istruzione, quella che forma il suo proprio carattere, ed è l’oggetto delle sue inclinazioni e desiderii, e speranze, l’opera e il pascolo della sua immaginazione.

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