Scena I.

Palazzo Reale in Verona.

ADELCHI, GISELBERTO DUCA DI VERONA.

GISELBERTO.

Costretto, o re, dell'oste intera io vengo

A nunziarti il voler: duchi e soldati

Chiedon le resa. A tutti è noto, e indarno

Celar si volle, che Pavia le porte

Al Franco aprì; che il vincitor s'affretta

Sopra Verona; e che pur troppo ei tragge

Captivo il re. Co' figli suoi Gerberga

Già incontro a Carlo uscì, dell'aspro sire

Più ancor fidando nel perdon, che in una

Impotente amistà. Verona attrita

Dal lungo assedio, di guerrier, di scorte

Scema, non forte assai contra il nemico

Che già la stringe, non potrà la foga

Dei sorvegnenti sostener; nè quelli

Che l'han difesa fino ad or, se pochi

Ne traggi, o re, vogliono al rischio starsi

Di pugna impari, e di spietato assalto.

Fin che del fare e del soffrir concesso

Era un frutto sperar, fenno e soffriro:

Quanto il dover, quanto l'onor chiedea,

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Il diero: ai mali che non han più scopo

Chiedono il fine.

ADELCHI.

Esci: la mia risposta

Tra poco avrai.

(GISELBERTO parte).

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