SCENA II.

ADELCHI, DESIDERIO.

(ANFRIDO si ritira)

DESIDERIO.

Figlio, a te, rege qual son io, m'è tolto

Esser largo d'onor: farti più grande

Nessun mortale il può; ma un premio io tengo

Caro alla tua pietà, la gioia e l'alte

Lodi d'un padre. Salvator d'un regno,

La tua gloria or comincia: altro più largo

E agevol campo le si schiude. I dubbi,

Ed i timor, che a' miei disegni un giorno

Tu frapponevi, ecco, gli ha sciolti il tuo

Braccio; ogni scusa il tuo valor ti fura.

Dissipator di Francia! io ti saluto

Conquistator di Roma: al nobil serto

Che non intero mai passò sul capo

Di venti re, tu di tua man porrai

L'ultima fronda, e la più bella.

ADELCHI.

A quale

Tu vogli impresa, il tuo guerriero, o padre,

Ubbidiente seguiratti.

DESIDERIO.

E a tanto

Acquisto, o figlio, ubbidienza sola

Spinger ti può?

ADELCHI.

Questa è in mia mano; e intera

L'avrai, fin ch'io respiro.

[58]

DESIDERIO.

Ubbidiresti

Biasmando?

ADELCHI.

Ubbidirei.

DESIDERIO.

Gloria e tormento

Della canizie mia, braccio del padre

Nella battaglia, e ne' consigli inciampo!

Sempre così, sempre fia d'uopo a forza

Traggerti alla vittoria?

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