SCENA V.

RUTLANDO, e DETTI.

CARLO.

E che? Rutlando,

Tu riedi dal conflitto?

RUTLANDO.

O re, ti chiamo

In testimonio, e voi Conti, che in questo

[63]

Vil giorno il brando io non cavai: ferisca

Oggi chi vuol: gregge atterrito e sperso,

Io non l'inseguo.

CARLO.

E non trovasti alcuno

Che mostrasse la fronte?

RUTLANDO.

Incontro io vidi

Un drappello venirmi, ed alla testa

Più duchi avea: sopra lor corsi; e quelli

Calar tosto i vessilli, e fecer segni

Di pace, e amici si gridaro. - Amici?

Noi l'eravam più assai, quando alle Chiuse

Ci scontravam. - Chiesero il re; le spalle

Lor volsi; or li vedrai. No: s'io sapea

A qual nemico si venia, per certo

Mosso di Francia non sarei.

CARLO.

T'accheta,

Prode tra' prodi miei. Bello è d'un regno,

Sia comunque, l'acquisto; in lungo, il vedi,

Non andrà questo; e non temer che manchi

Da far: Sassonia non è vinta ancora.

(entra il Conte spedito da CARLO).

CONTE.

(a CARLO)

Eccardo è in campo, e verso noi s'avanza;

Ei procede in battaglia: i Longobardi,

Tra il nostro campo e il suo, sfilati, in folla,

Sfuggono a destra ed a sinistra: il piano,

Che da lui ci divide, or or fia sgombro.

CARLO.

Esser dovea così.

[64]

CONTE.

Vidi un drappello,

Che s'arrendette ai nostri; e a questa volta

Venia correndo.

UN ALTRO CONTE.

È qui.

CARLO.

Svarto, son quelli

Che m'annunziasti?

SVARTO.

Il son. - Compagni!

Share on Twitter Share on Facebook