RUTLANDO, e DETTI.
CARLO.
E che? Rutlando,
Tu riedi dal conflitto?
RUTLANDO.
O re, ti chiamo
In testimonio, e voi Conti, che in questo
[63]
Vil giorno il brando io non cavai: ferisca
Oggi chi vuol: gregge atterrito e sperso,
Io non l'inseguo.
CARLO.
E non trovasti alcuno
Che mostrasse la fronte?
RUTLANDO.
Incontro io vidi
Un drappello venirmi, ed alla testa
Più duchi avea: sopra lor corsi; e quelli
Calar tosto i vessilli, e fecer segni
Di pace, e amici si gridaro. - Amici?
Noi l'eravam più assai, quando alle Chiuse
Ci scontravam. - Chiesero il re; le spalle
Lor volsi; or li vedrai. No: s'io sapea
A qual nemico si venia, per certo
Mosso di Francia non sarei.
CARLO.
T'accheta,
Prode tra' prodi miei. Bello è d'un regno,
Sia comunque, l'acquisto; in lungo, il vedi,
Non andrà questo; e non temer che manchi
Da far: Sassonia non è vinta ancora.
(entra il Conte spedito da CARLO).
CONTE.
(a CARLO)
Eccardo è in campo, e verso noi s'avanza;
Ei procede in battaglia: i Longobardi,
Tra il nostro campo e il suo, sfilati, in folla,
Sfuggono a destra ed a sinistra: il piano,
Che da lui ci divide, or or fia sgombro.
CARLO.
Esser dovea così.
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CONTE.
Vidi un drappello,
Che s'arrendette ai nostri; e a questa volta
Venia correndo.
UN ALTRO CONTE.
È qui.
CARLO.
Svarto, son quelli
Che m'annunziasti?
SVARTO.
Il son. - Compagni!